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Venezia 2016: Giorno 4 - Spira Mirabilis, primo degli italiani in concorso
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Al suo quarto giorno, #Venezia73 offre due titoli in programma: Brimstone di Martin Koolhoven e, soprattutto, Spira mirabilis, il primo italiano diretto da Martina Parenti e Massimo D’Anolfi.

 

Classe 1969, olandese e operativo nel cinema mainstream dal 2005, Koolhoven presenta un’epopea di sopravvivenza, ambientata nelle terre selvagge del vecchio West americano. Protagonista del suo racconto di potente femminilità e resistenza contro lo spietata crudeltà in un inferno terrestre è Liz, plasmata dalla bellezza delle lande desolate, di grande cuore e coraggio, perseguitata da un vendicativo Predicatore – un diabolico fanatico, che si trasforma nella sua nemesi. Ma Liz è una sopravvissuta, non una vittima – una donna di impressionante forza, che risponde con stupefacente coraggio al desiderio di una vita migliore, che sia lei sia sua figlia meritano di vivere. Senza paura, perché la vendetta è vicina.

Come demarca Koolhoven, “ogni regista di cinema adora i Western, ma è difficile creare qualcosa di originale con un genere che vanta così tanti e grandi predecessori. Per questo motivo sono passati anni, prima che trovassi il coraggio di scriverne uno. Volevo che fosse originale e olandese, tanto quanto gli spaghetti western sono italiani. Anche se tutto è iniziato dalla mia passione per il genere, andando avanti con la sceneggiatura la storia è diventata sempre più coinvolgente e trascinante. Brimstone è un film sulla religione e sulla violenza. È la storia di una donna decisa a sopravvivere agli orrori che incontra”.


 

Diretto e scritto da Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, Spira Mirabilis è girato in diversi luoghi del mondo ed è una sinfonia visiva che fa da inno alla migliore parte degli uomini rendendo omaggio alla ricerca e alla tensione verso l'immortalità. Simbolo di perfezione e di infinito, la "spirale meravigliosa" - Spira mirabilis, come venne definita dal matematico Jakob Bernoulli - è una spirale logaritmica il cui raggio cresce ruotando e la cui curva si "avvolge" intorno al polo senza però raggiungerlo mai.

Con la direzione della fotografia dello stesso D'Anolfi e le musiche di Massimo MarianiSpira Mirabilis si compone di quattro parti più una, dedicate ai quattro elementi naturali - la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco - a cui se ne aggiunge un quinto, l'etere. La terra è rappresentata dalle statue del Duomo di Milano, sottoposte a una continua rigenerazione; l'acqua ha il suo simbolo in Shin Kubota, uno scienziato cantante giapponese che studia la Turritopsis, una piccola medusa immortale; l'aria ha la sua sintesi in Felix Rohner e Sabina Schärer, una coppia di musicisti inventori di strumenti/scultura in metallo; il fuoco è importante per Leola One Feather e Moses Brings Plenty, una donna sacra e un capo spirituale, e per la loro piccola comunità lakota da secoli resistenti a una società che li vuole annientare; l'etere, infine, è rappresentato dall'attrice Marina Vlady che, dentro un cinema fantasma, narra L'immortale di Borges.

A spiegare meglio origini e intenzioni del progetto sono gli stessi: “Venuti a conoscenza di Shin Kubota e dei suoi studi sulla medusa immortale, abbiamo subito capito che questo era il punto di partenza del nostro film: un uomo alle prese con l'immortalità.

Nei nostri precedenti lavori abbiamo indagato il rapporto fra l'uomo e le istituzioni, in Spira Mirabilis ci interessava invece realizzare un film in cui l'uomo si confrontasse con i propri limiti e le proprie aspirazioni.

Il fatto che poi l'immortalità avesse le sembianze di una piccola e meravigliosa medusa, ci ha subito convinti.

Ci siamo tuffati in un mondo di acqua e di ricerche scientifiche che ci hanno restituito immagini di straordinaria bellezza: il piccolo può diventare grandissimo, l'universale un dettaglio. Così il gioco cinematografico di lenti microscopiche ci ha consentito di osservare l'invisibile e svelare ciò che normalmente è celato.

Ma la ricerca scientifica, malgrado il meraviglioso mondo che porta con sé, non può esaurire l'eterna tensione dell'uomo verso l'immortalità. Attraverso un percorso di accumulo, suggestione, assonanze abbiamo capito che l'acqua doveva accompagnarsi con gli altri elementi della natura: terra, aria, fuoco ed etere.

Il processo di ricerca delle storie è stato semplice e naturale e ha combinato situazioni su cui riflettevamo da tempo con improvvise scoperte.

Milano, Berna, Wounded Knee, Shirahama su una cartina geografica immaginaria compongono il disegno della nostra spirale meravigliosa.

Spira Mirabilis ha una struttura narrativa che combina pensiero razionale ed emotivo e dà vita a un affresco poetico che racconta la parte migliore di noi, mostrando la responsabilità, la debolezza e la forza che gli uomini hanno nei confronti del mondo in cui nascono, crescono, vivono e di cui sono semplicemente ospiti passeggeri.

Spira Mirabilis è un film contemplativo che cerca di toccare "il cuore del cuore delle cose" in modo che da una pratica di osservazione nasca una trasfigurazione del reale, un film che vive della quotidianità dei tempi e degli spazi di chi li abita più che dell'irripetibilità degli eventi.

In Spira Mirabilis gli elementi, le storie, gli archivi sono montati tra loro assecondandone assonanze poetiche e visive. Abbiamo cercato una "scrittura" elastica, plurale, che non temesse deviazioni e brusche interruzioni, anzi che fosse in grado di allungarsi e di contrarsi per passare in modo fluido dal grande al piccolo, dal generale al particolare, dal comico al tragico, dal singolo alla comunità e viceversa.

Da questa tensione scaturisce la "spirale meravigliosa": l'umano tentativo di accettare e contemporaneamente superare i propri limiti”.

 

Queste invece le recensioni dei film visionati ieri e il diario di Maghella:

Animali notturni - Recensione di Spaggy

Frantz - Recensione di EightAndHalf

Die Einsiedler - Recensione di Alan Smithee

In Dubious Battle - Recensione di Supadany

The Bleeder - Recensione di Maghella

Guilty Men - Recensione di EightAndHalf

Le ultime cose - Recensione di Supadany

Break Up (Versione restaurata) - Recensione di EightAndHalf

 

Diario di bordo a Venezia: Giorno 3 di Maghella

 

 

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