Roan Johnson è uno dei 4 registi italiani in concorso alla 73esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia con il film “Piuma” (oltre a Giuseppe Piccioni con “Questi Giorni” e Martina Parenti e Massimo D'Anolfi con il documentario “Spira Mirabilis”). I più distratti, i lettori di passaggio o gli spettatori occasionali non si facciano ingannare dal nome straniero: Roan Johnson è nato a Londra nel 1974, ma solo per parte paterna è inglese, la metà italiana materna lo porta ben presto in Italia, in Toscana...per la precisione a Pisa dove cresce e studia fino al 1999, anno in cui si trasferisce a Roma per intraprendere gli studi presso la Scuola Nazionale di Cinema.
Questi pochi dati per chiarire subito ai più distratti che la formazione di Roan Johnson è decisamente italiana, legata profondamente alla Toscana, in particolar modo a Pisa, città che usa come set per i suoi primi lavori: il terzo episodio del film "4-4-2 il gioco più bello del mondo" (2005), “I primi della lista” (2011) e “Fino a qui tutto bene” (2014).
Ma Pisa non è solamente un ottimo set per Johnson, la cittadina toscana è la fonte principale di ispirazione per il giovane regista. “I primi della lista” racconta una storia vera capitata negli anni '70 al cantautore pisano Pino Masi. Storia che di anno in anno tra i concittadini pisani diventa una sorta di leggenda da tramandare con le dovute modifiche di abbellimento.
“I primi della lista” mi conquistò per la sua spontaneità e per quella sorta di genuinità dovuta sicuramente all'entusiasmo della prima opera, ma anche alla sicurezza di sapere già quello che si vuole dire e raccontare.
Nel secondo film i ragazzi protagonisti erano studenti universitari che provenivano da regioni differenti. Pisa in questo caso diventa una sorta di “ventre” materno accogliente e la casa che i giovani amici condividevano era una specie di “ultimo” nido prima di spiccare il volo ognuno verso le proprie strade.
Per questo terzo film “Piuma”, Johnson non abbandona l'universo giovanile e sceglie come protagonisti una coppia di adolescenti alle prese con una gravidanza inaspettata. Ma per raccontare questo ultimo film Johnson lascia la sua amata Pisa per ambientare tutto a Roma la sua città di adozione.
Questo elemento di cambiamento è di non poco valore per un regista che sa muoversi con disinvoltura nel suo ambiente famigliare, personalmente l'ho interpretato come un dato di crescita e di coraggio. Roma per Johnson non è certo una città sconosciuta, ci vive da almeno 15 anni e immagino che abbia imparato ad osservarla e ad amarla (come non si potrebbe), ma ho sempre trovato coraggioso per chi si è cimentato in un cinema molto “regionale”, abbandonare la parlata dilettale e i luoghi propri per navigare in terre più lontane.
I film di Johnson hanno giocato molto sul modo di fare toscano: ironico, sarcastico, burlone. Pisa è un “paesone” universitario, dove tutti frequentano più o meno i soliti posti e anche se non ci si conosce si ha la sensazione di “essersi già visti”. Mi chiedo quindi come saranno i giovani protagonisti romani di questa terza storia di Roan Johnson?
Sicuramente sarà Venezia e il suo prestigioso Festival a dare la giusta visibilità a questo nuovo film sperando così di vederlo distribuito in maniera dignitosa nelle sale cinematografiche dal 20 ottobre di questo anno.
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