Le storie della mitologia australiana esistono al di fuori della nostra concezione lineare del tempo, nel "Dreaming", e sono contemporaneamente nel passato, nel presente e nel futuro e proprio in un prossimo domani distopico ha luogo Cleverman. Fin dal titolo la serie rimanda a una figura dei miti aborigeni, una sorta di sciamano dotato a seconda delle versioni di capacità straordinarie e in grado di entrare in contatto con il Dreaming e le sue creature.
Poteri che hanno ispirato l'autore della serie, Ryan Griffen, a farne una sorta di supereroe mistico perché sono pressoché assenti le figure di questo tipo, amate dai ragazzi, che hanno a che fare con la cultura aborigena (sì tranquillizzino i lettori più nerd: sappiamo che la Marvel ha avuto Gateway e ora Manifold, ma entrambi non sono mai stati centrali per più di qualche sporadico episodio di serie dedicate ad altri eroi: alla DC invece c'è Captain Boomerang che è però un villain cooptato nella Suicide Squad).
Provengono dalla cultura aborigena anche gli Hairies, letteralmente “i pelosi”, che qui sono un'altra razza, però numericamente esigua e vissuta in segreto al fianco degli umani per millenni. La loro scoperta da parte dell'umanità ha luogo alcuni mesi prima dell'inizio della serie e ha avuto tragiche conseguenze. Gli hairies infatti, oltre ad avere un pelo fulvo, sono straordinariamente forti e resistenti, ma sono anche vittime di una caccia spietata e vivono rinchiusi in un ghetto detto la Zona. Per non dire di quelli che invece spariscono misteriosamente dal suddetto ghetto o dalle strade della città e finiscono come cavie di inquietanti esperimenti. Dunque il clima della serie è quello di una sorta di apartheid, dove oltretutto i politici non si fanno scrupolo di utilizzare lo spauracchio degli Hairies – che i razzisti chiamano Rug, ossia Tappeti – per guadagnare consenso.
In questo complesso scenario il Cleverman è un anziano prossimo alla morte, che lascia i suoi poteri non all'erede più coscienzioso, istruito nei miti e già con una certa leadership sulla comunità aborigena, bensì alla pecora nera della famiglia, che fa il barista ed è addirittura coinvolto nel traffico illegale dei Hairies. Come in ogni storia delle origini di un supereroe i poteri forniscono un'occasione di redenzione, ma non senza portare con sé grandi sacrifici.
Il Cleverman si trova di fronte a due ordini di problemi, da una parte quelli mistici eternamente legati al suo ruolo, come affrontare le creature soprannaturali giunte sulla Terra dal Dreaming e che lui, nel peggiore dei casi, può combattere con il "nulla nulla" ossia la tradizionale clava da guerra aborigena. Dall'altra deve però vedersela con una vera e propria distopia dove proteggere gli Hairies dagli interessi senza scrupoli di politici e corporazioni pare davvero un'impresa disperata.
La serie ha fatto molto parlare di sé perché è la prima produzione australiana ad avere un cast composto all'80% di indigeni, inoltre è stata presenta al Festival di Berlino lo scorso gennaio ed è stata trasmessa pressoché in contemporanea sull'australiana ABC (signifca Australian Broadcasting Company, non ha nulla a che fare con quella Usa né con la Disney) e sull'americana Sundance Channel.
Tra gli attori si trovano inoltre volti noti come Iain Glen, il Jorah Mormont del Trono di spade, e Frances O'Connor, recentemente vista in The Missing e al cinema in The Conjuring – Il caso Enfield. Se le idee non mancano e lo sforzo produttivo è significativo, la realizzazione (in particolare di alcune scene d'azione) lascia purtroppo ancora parecchio a desiderare, così come l'intreccio delle varie sottotrame risulta più confuso che organico. Difetti comunque che potranno però essere corretti nella già confermata seconda stagione.
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