Ero in un periodo di stanca.
Stufo di tutto.
Di belli e dannati, di scrittori fantasma, di remake non riusciti, di sesso e di morte, di musicisti dai neuroni bruciati.
Cercavo una storia vera.
Una storia che parlasse al nostro lato nascosto, alle ammissioni non fatte, ai desideri non confessati.
Non volevo un eroe dei nostri tempi, volevo un uomo vero.
Un uomo in grado di parlare al mondo, che urlando verità scomode e rivelando i suoi timori, li facesse diventare, quelli di tutti.
Inciampai in Dustin Lance Black (giovane scrittore e attivista LGBT) alla University of California Los Angeles School, mentre teneva una lezione su “omosessualità e teatro”.
Mi colpì la passione e il coraggio di esporsi, il vigore con cui illustrava il tema: i diritti degli omosessuali ad essere rappresentati, senza falsità, senza retorica, cercando di cancellare da alcuni il desiderio di essere considerati diversi per non doversi esporre, infondendo invece, con forza, la voglia di urlare al mondo: non siamo diversi, non siamo mostri, amiamo e odiamo come tutti, e come tutti vogliamo non solo esserci, ma da tutti, essere rispettati.
Lo aspettai alla fine della lezione, per scambiare due parole con lui.
Continuammo la serata assieme, in un locale, dove mi raccontò di quanto fosse rimasto impressionato dalla visione del documentario “The Times of Harvey Milk”, e di aver cominciato da allora a raccogliere tutto il materiale possibile sulla vita di questo straordinario e coraggioso uomo.
A fine serata mi portò a casa sua per mostrarmi il materiale che da tre anni aveva accumulato e le pagine che su Milk aveva scritto, scritto e scritto...
Se all’inizio la passione di Dustin mi colpì, fu folgorazione l' entusiasmo che mise nel sostenere quanto ritenesse importante, per tutta la collettività LGBT, il fatto che fosse esistito un uomo come Milk.
E continuò, dicendo che se Milk tanto aveva fatto per gli omosessuali, forse era arrivato il momento di varcare il confine del “ghetto” e renderlo pubblico al mondo intero.
E la sorpresa fu immensa, quando mi resi conto che il film era tutto lì, davanti a me, già sceneggiato nelle pagine di Dustin.
Per rendere più incisiva la storia, decisi di usare immagini di repertorio assieme al mio girato.
Terminato il montaggio, durante la proiezione, nel momento in cui la fiaccolata in onore di Milk da me girata, dissolve sulla fiaccolata vera dell’epoca, Dustin, scoppiò in lacrime.
Quando riuscì nuovamente a parlare, mi disse:
“Se Milk ha rappresentato la speranza per gli omosessuali degli anni ’70, il tuo film la amplificherà e la estenderà alle prossime generazioni.
Grazie, Gus, a nome degli omosessuali che ancora non sono nati.”
Dalle memorie assolutamente inventate, pubblicate nel libro mai esistito se non nella testa di ziacassie,
“… di come nacque il film “Milk” di Gus Van Sant
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