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The Booth at the End (prima stagione) - Recensione
di DjangoFreeman ultimo aggiornamento
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 (spoiler free)

 

The Booth at the End è una serie televisiva targata FX del 2011 creata da Christopher Kubasik, composta da due stagioni, entrambe composte a loro volta da 5 episodi che durano circa 20 minuti l'uno. La prima stagione è disponibile su Netflix.

Il protagonista è Xander Berkeley nei panni di un misterioso uomo che si siede sempre nello stesso posto di una tavola calda, nell'ultimo angolo del locale e qui riceverà delle persone che verrano da lui e se diranno la parola in codice giusta potranno parlare con lui. Queste persone hanno dei desideri che riveleranno all'uomo, lui darà loro un compito da svolgere più o meno importante in base al desiderio. Per esempio, una ragazza va da lui e gli dice che vuole diventare più bella e lui gli dice che se vuole ciò dovrà rapinare una banca, oppure un padre vuole che suo figlio guarisca dal cancro e l'uomo gli dice di uccidere una bambina e poi avremo altri personaggi, altri desideri, altri compiti. Ma non basta ciò, questi personaggi dovranno anche raccontare i dettagli delle loro vicende, dovranno raccontargli tutto ciò che riguarda il loro compito in modo dettagliato e tenerlo aggiornato, tornando sempre a visitarlo allo stesso posto. In questo consiste il patto in pratica.

 

 

Booth at the End è l'ennesima prova che non servono grandi effetti speciali e un grande budget per realizzare grandi opere, perché con budget zero, una sola ambientazione, dodici attori, Booth at the End si è dimostrata una delle serie più interessanti degli ultimi anni.

Forse è vero, ora anche nel mondo delle serie TV sta sempre più prendendo piede il fenomeno dei remake, degli adattamenti, dei sequel, dei prequel esattamente come sta accadendo al cinema. Adesso attualmente forse non siamo ancora pieni di questi prodotti, e diversi di questi prodotti sono di gran livello, penso all'acclamata Fargo, penso all' ottimo Bates Motel, penso alla divertentissima serie di Scream (un'ottima opera d'intrattenimento) ma ce ne sono anche altre come Shameless, Homeland, The Bridge, The Killing etc. Ma se penso a serie annunciate e che vedremo prossimamente come il remake di Rush Hour, il remake di Arma Letale, il remake di Le Pagine della Nostra Vita,  il remake di Willy, il Principe di Bel Air, il remake di A- Team, il prequel di Io vi Troverò, il remake de Nel  Cento del Mirino, etc. beh un po' mi viene da preoccuparmi. Certo magari si riveleranno serie interessanti (anche se per alcune ne dubito fortemente), ma comunque preferirei vedere serie più originali nel mondo delle serie TV.

 

Originali come è questa The Booth at The End, una serie a suo modo unica (anche se alcuni ci hanno visto punti di contatto con In Treatment), una serie brillante, geniale, che vi terrà incollati allo schermo per tutta la durata della stagione, e una volta finita una puntata vorrete subito vederne un'altra, non potrete farne a meno. Questo chiaramente si deve ad un fantastico script, che si rivela molto interessante per dei dialoghi brillanti, originali e mai banali o scontati, per una premessa decisamente intrigante, e per come sviluppa le vicende di questi personaggi e riesce a intrecciare le loro vicende, per come riesce a far incrociare le strade di diversi personaggi. Questi personaggi bramosi, egoisti, avidi che si spingono a cose che non avrebbero mai pensato di fare per ottenere ciò che vogliono. Ed è questo ciò che chiede la serie: "Fin dove arriveresti per ottenere quello che vuoi?". Fin dove ti spingeresti per eliminare i problemi finanziari della tua famiglia? Uccideresti una bambina innocente per far guarire tuo figlio dal cancro? Fin dove ti spingeresti per realizzare il tuo desiderio? L'uomo lo ricorda spesso, non è lui a realizzare i desideri, sono loro, sono i personaggi che lo fanno, lui non crea niente, lui non fa niente di straordinario. Loro, le persone lo fanno. Una serie quindi che ci pone delle domande importanti, che ci fa venire dubbi sulla morale, su cosa è giusto e su cosa è sbagliato realmente. Una serie sorprendente sotto questo punto di vista, che farà riflettere parecchio lo spettatore, gli farà porre dei dubbi.  Mostra fin dove si spingerebbe una persona per ottenere ciò che vuole, non è l'uomo (The Man, il protagonista) il mostro, lui nutre i mostri, come dirà giustamente ad un uomo nell'ultimo episodio della prima stagione. I feed the monsters.

Xander Berkeley interpreta il protagonista dell'opera, un uomo senza nome, forse il Diavolo, forse Dio, forse un Angelo, forse un Demone, forse un uomo qualsiasi, non si sa bene chi sia, cosa voglia, perché lo faccia, ma è proprio questo alone di mistero che lo avvolge, unito alla straordinaria performance di Berkeley, che rende questo personaggio cosi dannatamente affascinante.

Purtroppo la serie FX è, ancora, fin troppo poco conosciuta al grande pubblico, purtroppo perché è una serie che decisamente vale parecchio, che consiglio praticamente a tutti, è scritta ottimamente, è recitata ottimamente, è davvero avvincente, è geniale, è unica, fa riflettere, fa pensare, fa porre dei dubbi allo spettatore.

La prima stagione è disponibile su Netflix, e non potete assolutamente perdervela, anche se non siete grandi amanti delle serie TV, sono solo 5 episodi da venti minuti l'uno, dura praticamente quanto un film, e fidatevi che ne varrà realmente la pena.

 

Trailer doppiato in italiano:

 

 

Trailer in lingua originale:

 

 

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