(No Spoiler - sulla quinta stagione)
Con la quinta e più breve stagione si è conclusa Person of Interest di Jonathan Nolan, prodotta da J.J. Abrams che portava con sé Michael Emerson, tra gli attori più amati di Lost, in una serie CBS. Il canale americano è qui un fattore tutt'altro che secondario: CBS è produttivamente il più conservatore dei network, ha un pubblico piuttosto anziano e fedele che ama il formato dei procedural, ossia le serie che tendono a ripetere – e risolvere – la stessa situazione di puntata in puntata. È insomma la casa dei CSI , dei Criminal Minds e degli NCIS.
La serie è dunque una scommessa sia per il produttore, che aveva appena rivoluzionato la Tv con una delle narrazioni più lunghe e complesse di sempre, sia per lo sceneggiatore e ideatore, che arriva dal cinema ed è contemporaneamente ancora al lavoro sulla conclusione della trilogia di Batman del fratello.
Anche quest'ultimo non è un dato irrilevante: se la coppia di protagonisti ricorda nella dinamica un po' quella tra il solitario giustiziere di Gotham (qui Mr. Reese ha un completo al posto di un costume da pipistrello) e il suo arguto maggiordomo (qui Mr. Finch è un hacker con un piccolo problema di deambulazione), Nolan ha recentemente dichiarato in un'intervista che era proprio il formato del procedural ad affascinarlo. I film su Batman devono necessariamente avere una magniloquenza quasi operistica, che però manca di raccontare uno dei lati più cruciali del personaggio: l'uomo-pipistrello, come Mr. Reese, è un giustiziere che salva vite una alla volta, veglia sulla città e cerca di evitare che si ripetano tragedie simili a quella che ha dato vita al suo mito. Quindi Person of Interest è per certi versi un'altra faccia dei Batman di Nolan, un suo “Elseworld” - per dirla come nei fumetti DC - e un suo completamento.
Nonostante l'interesse di Nolan e Abrams a sperimentare una serie tradizionalmente procedural, quel che ha infiammato i fan e la critica è stata però la trama orizzontale, che ha iniziato a palesarsi sul finire della prima stagione con l'evoluzione dell'Intelligenza Artificiale al centro della serie: la Macchina. Da una parte l'Intelligence americana vuole sopprimere il progetto di Mr. Finch e dall'altra la hacker Root vuole invece liberare la Macchina dai freni che le ha imposto il suo creatore, perché crede che un'Intelligenza Artificiale sia come un Dio e possa essere una forza positiva per il mondo. Questo conflitto proseguirà nelle annate successive sino all'emergere di una seconda Intelligenza Artificiale, Samaritan, che rappresenta proprio quella forza incontrollabile e in grado di manipolare l'intera umanità che Finch ha sempre temuto. La quarta e soprattutto la quinta stagione sono dunque uno scontro mitologico tra queste due divinità digitali, dove gli uomini di Samaritan sono solo pedine, mentre i protagonisti della serie sviluppano un'alleanza quasi paritaria con la Macchina e anche Root lotta insieme a loro.
Si sono naturalmente visti altri personaggi in Person of Interest, ma se i detective Carter e Fusco sono legati alle storyline più semplicemente crime e hanno un ruolo spesso funzionale nel raccontare azioni e reazioni del NYPD (e di una sua frangia corrotta HR), ad essere cruciale è Shaw. Come Reese ex-assassina per conto degli Usa, è affetta da un un disturbo della personalità che la rende quasi priva di empatia e reazioni emotive. La donna entra a far parte del gruppo, sviluppa una relazione con Root dando un elemento LGTBQ alla serie e viene poi catturata dalle forze di Samaritan, fornendo una prospettiva sulle tecniche di condizionamento mentale a disposizione dell'Intelligenza Artificiale avversaria. Tecniche che ci portano all'interno della dimensione mentale di Samaritan, come un episodio notevolissimo della quarta stagione aveva invece messo in scena le capacità predittive della Macchina.
Person of Interest dunque sì un procedural, ma lo è in modo assolutamente personale e autoriale perché contiene le ossessioni e gli interessi di Nolan: la nascita di un eroe che diviene un figura mitica attraverso molte piccole azioni; e il tema alla singolarità, ossia il miracoloso e spaventoso momento in cui prende coscienza una IA, con tutto quel che ne consegue in termini prima di tutto etici. Lo strumento del controllo della Macchina è per altro squisitamente Nolaniano perché si tratta della manipolazione della memoria: Finch resetta più volte i banchi di memoria della propria IA, esattamente come si azzera ciclicamente la memoria a breve termine del protagonista di Memento.
Sulle IA Nolan dovrebbe tornerà questo autunno, di nuovo insieme ad Abrams come produttore, nella serie HBO Westworld, dove però le IA sono inserite (o almeno così era nel film omonimo) all'interno di robot e quindi hanno esperienze più umane, oltre a un'interfaccia antropomorfa che è del tutto assente in Person of Interest. Proprio in questo sta la radicalità della serie: il rifiuto di ridurre qualcosa di davvero alieno come un'intelligenza superiore e incorporea, distante da noi anche nel linguaggio, a una dimensione anche solo apparentemente umanoide. La Macchina è onnipresente come lo spazio digitale e i sistemi di sicurezza che ci circondano, ed è l'esplorazione di questa alterità ad aver reso Person of Interest grande speculazione fantascientifica e popolare, perché trasmessa su CBS. Purtroppo per tenere in vita e approfondire questa prospettiva sono stati necessari numerosi episodi con piccole e poco ispirati indagini, ma ora che la serie è arrivata a una conclusione coraggiosa e coerente possiamo dire che ne è valsa la pena.
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