Anni '80 “a bestia”!
Non so perché, anzi forse (sicuramente) sì, ma ho sempre avuto l'impressione che gli anni '80 fossero gli anni di “preparazione”, di incubazione, come se fossero solo l'anticamera a qualcosa che doveva accadere o trasformarsi. Penso che questa mia personale impressione sia dovuta al fatto che gli anni '80 coincidono con gli anni della mia adolescenza e che quindi ero io che dovevo ancora “trasformarmi” e che cambiavo vestiti, umore e pensieri ogni 5 minuti.
Fatta questa parentesi di psicologia spicciola, faccio outing (ancora), e ammetto che oltre ad avere una deviazione per Lino Banfi, parlare il “dieghese terrunciello”, ho avuto anche il mio periodo “americano”: ovvero pensavo che le sole commedie degne di essere viste fossero quelle oltreoceano.
Scoprii Tom Hanks con il film “Casa, dolce casa?” del 1986 di Richard Benjamin. In effetti il giovane Hanks era già un volto conosciuto per il pubblico televisivo grazie alla serie tv “Henry e Kip” (Hanks è Kip), e per svariate apparizioni in altre sit com. Mentre il pubblico del grande schermo l'aveva apprezzato nella commedia di Ron Howard del 1984 “Splash-Una sirena a Manhattan”.
Generalità:
Nome: Tom Jeffrey
Cognome: Hanks
Nato il 9 luglio 1956
a Concord (California)
Lavoro: attore, sceneggiatore, produttore cinematografico.
Sposato 2 volte: 1978-1987 con Samantha Lewes, dal 1988 con Rita Wilson.
Figli: 2 (Colin-1977 e Elizabeth-1982) con la prima moglie, 2 con (Chester-1990 e Truman-1995) con la seconda.
Tom Hanks ha la classica faccia del bravo ragazzo che però può mettersi nei guai per le cose più improbabili: perdere la testa per sbornie paurose, innamorarsi delle donne più assurde, parlare con i cani o diventare grande rimanendo piccolo. Io non sono mai impazzita troppo per la sua faccia, l'ho sempre trovata troppo bella per le commedie, troppo da “ragazzo della porta accanto” per i thriller, non mi convinceva, per questo non vidi subito “Splah- Una sirena a Manhattan” quando uscì e scoprii “Casa, dolce casa?” grazie ad una uscita in compagnia... e risi! Risi di cuore, iniziai così a vedere i suoi film senza troppi pregiudizi dovuti ad una sua fisicità che poco mi convinceva.
Per Hanks gli anni '80 sono gli anni delle commedie e per i film sentimentali -sempre correlate dal sorriso-. Arriva il grande successo di “Big” del 1988 di Penny Marshall, che poi è il rifacimento americano del film con Renato Pozzetto “Da grande”-1987 di Franco Amurri-, “Turner e il “casinaro””-1989 di Roger Spottiswoode, tutti film di grande successo di botteghino e che quando passano in tv fanno sempre ottimi ascolti. Sono film per la famiglia: rassicuranti, divertenti, con una morale scontata che piacciono al pubblico senza troppe pretese.
Passano gli anni '80 e Hanks rischia di rimanere imprigionato in ruoli che non sono più adatti per un uomo della sua età, e il giovane attore se ne rende conto proprio quando nel 1990 fa il grande salto partecipando ad un film di Brian De Palma: “Il falò delle vanità”, che si rivela un flop di incassi.
Una delle maggiori critiche che vengono volte al film è la scelta sbagliata del cast, Hanks non convince nella parte. Anche le due commedie che seguono non sembrano riscuotere il successo delle precedenti, il binomio “Hanks-commedia” non funziona più come negli anni precedenti, urge un rimedio, una svolta intelligente.
Tom Hanks decide di svoltare coraggiosamente nella sua carriera con un ruolo importante: Andrew Beckett in “Philadelphia” del 1993 di Jonathan Demme.
Tom Hanks che era stato il volto sorridente e spensierato nelle commedie degli anni '80, decide di incarnare il male del secolo e che -proprio negli anni '80- ha avuto il suo massimo picco di infezioni e contagio.
Parlare di AIDS negli anni '80, o addirittura confessarsi ammalato di AIDS o solo esserne sieropositivi, significava entrare in un tunnel dell'orrore in cui si veniva emarginati e isolati. Nonostante se ne parlasse molto, le notizie erano poche e poco chiare. Essere affetto dal virus dell'AIDS era sinonimo di “vita indecente”, la malattia era abbinata solo agli omosessuali, alle prostitute o alle persone dalle abitudini sessuali promiscue, il virus era visto come una sorta di “punizione divina” per una vita ambigua e viziosa. Una malattia che era anche un marchio di depravazione, morte e contagio. Ad Hollywood c'erano state vittime illustri che per anni avevano nascosto la propria natura sessuale per evitare di rimanere fuori dal giro: Rock Hudson (morto di AIDS nel 1985), Anthony Perkins (morto di AIDS nel 1992, fino all'ultimo ha cercato di tenere nascosta la natura della sua malattia), sono 2 esempi noti, per non parlare della rock star Freddy Mercury che morì di AIDS nel 1991. Morti celebri che alzarono l'attenzione su un virus fino ad allora rimasto in incubazione e che esplose negli anni che sembravano i più “spensierati” e “leggeri”.
“Philadelphia” arriva come un cazzotto nello stomaco del pubblico benpensante. Il malato di AIDS può essere anche l'insospettabile: il nostro collega, il ragazzo dalla porta accanto, l'amico di famiglia invece che il tossico per strada, il “marchettaro” alla stazione piuttosto che la prostituta da marciapiede. Nel film “Philadephia” il viso di Hanks, che avevamo imparato a conoscere nelle commedie leggere e simpatiche, diventa sempre più magro e piagato, il corpo si incurva e si deperisce via via che il film prosegue nel suo implacabile epilogo.
Tom Hanks convince nella sua mutazione, sia interpretativa che lavorativa e vince un meritato premio Oscar come miglior attore.
A dimostrare che la sua svolta non è stata una deviazione momentanea, l'anno seguente mette a segno un altro colpaccio con “Forrest Gump” di Robert Zemeckis per il quale vince un secondo premio Oscar come miglior attore, eguagliando così il mostro sacro Spencer Tracy per la vincita consecutiva di 2 statuette dorate. La via è oramai del tutto spianata per Hanks, che negli anni seguenti continua a lavorare con il suo amico Ron Howard; con Steven Spielberg gira alcune delle pellicole più spettacolari degli anni '90; sempre con Zemeckis girerà il discusso “Cast Away” che lo obbligò nuovamente a diete drastiche e poco salutari.
Fare l'elenco dei titoli di successo (e anche no) dei film con Tom Hanks ha poco senso in questo post, posso solo dire che oggi è atteso il suo ultimo di Clint Eastwood: “Sully” che si appresta ad uscire nei prossimi mesi.
In una intervista di qualche anno fa, Hanks ha dichiarato di essere affetto da diabete di tipo B. L'attore americano dice che molto probabilmente il diabete è dovuto alle cattive abitudini alimentari avute in gioventù, certo è che le diete drastiche fatte per alcuni film non devono aver aiutato: dimagrire moltissimo in poche settimane, per poi riprendere il peso forma, sottoponendo il proprio fisico a stress e regolamentazioni alimentari poco salutari, non è consigliabile mai...anche se può portare alla vincita di un Oscar.
Curiosità:
Tom Hanks e Ron Howard si conobbero sul set di Happy Days, la famosissima e mai dimenticata serie televisiva di successo negli anni '70 e '80. Tom Hanks partecipa nel 1982 ad un episodio di Happy Days e qui fa subito amicizia con Ron Howard ed Henry Winkler, i due si ricorderanno del loro giovane amico Hanks per il film “Splash-una sirena a Manatthan” (di cui Winkler è il produttore), da qui nascerà non solo una lunga collaborazione di successo, ma una bella amicizia.
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