Sono amico di una persona che un tempo veniva e scriveva qui su FilmTv.it e che ora non ci viene più. Me ne dispiaccio enormemente perché l’ho sempre ritenuto un vero faro, illuminante nella sua capacità di mostrare, nelle sue letture dei film, aspetti che non avevo capito o addirittura nemmeno colto. Vorrei tanto che tornasse. Tuttavia, pur ammirandone molto la conoscenza e la grande competenza analitica, ho sempre avuto il sospetto che le sue scelte e alcuni suoi gusti fossero vagamente “identitari”: del genere “amo un certo cinema perché l’amarlo, di riflesso, mi fa essere quel tipo di persona che ama quel certo cinema”. Ovviamente la cosa funziona bene quando “quel certo di tipo di cinema” è particolarmente di nicchia, ma anche la assai più ecumenica fantascienza - per dirne una - porta verso simili derive.
La cosa si comprende molto bene con la musica. Ho amici musicisti onnivori: gente che ama e ascolta di tutto, da Nono alla techno. Ma spesso anche tra loro ci sono dei tabù: soprattutto verso ciò che è più di successo o popolare o magari troppo ben confezionato. O anche solo troppo semplice. Poi ho anche amici musicisti che invece rifiutano certi generi o certi periodi (indipendentemente dai loro esiti: un esempio su tutti è l'odio dei jazzisti italiani per la fusion anni '80), soprattutto se amarli potrebbe farli sentire in contrasto con il pensiero generale abitato da quelli della loro tribù.
Mi pare invece spesso di vedere che, al di là poi del riconoscimento offerto post-visione, vi sia tra i cinefili - da quelli più estremi ai casi meno disperati - una buona maggioranza in cui la componente identitaria si stempera a favore di quella onnivora, bulimica e da collezionista. Perché l’ossessione collezionistica non guarda in faccia a nessuno. L'impossibile completezza enciclopedica - quella che faceva un tempo accatastare pile di orribili VHS, poi compattate in più eleganti e durevoli DVD e ora risolta in compatti blocchi di hard disk (che però iniziano a moltiplicarsi anch’essi…) - è il suo unico possibile limite. Ammettiamolo: questa parte esiste in molti di noi. C’è un gusto per l’accumulazione delle visioni che ha una sua radice infantile o compulsiva, non disprezzabile, ma magari spesso non riconosciuta.

Per tanto vi chiedo: se provate a guardarvi dentro, cari amici cinefili, cosa vedete? Indossate i vostri gusti come un punk londinese indossava il suo chiodo di pelle o sognate una casa con un corridoio infinito e costellato di teche dove - in bell’ordine - riposano migliaia e migliaia di opere, perfettamente catalogate? O magari siete altro ancora, che sfugge a questa divisione? Insomma qual’è il vostro profilo cinefilo?
Per partecipare a questo vagamente assurdo ma magari proficuo momento di autoanalisi, che non sfocerà in alcuna indicazione terapeutica ma che certo potrebbe portarvi a ri-conoscervi in molti vostri simili, basta utilizzare, in piena libertà, lo spazio dei commenti sottostante.
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