Non sono qui per parlare di un film nello specifico, e nemmeno della scomparsa del cinema dalle possibilità di svago di una cinefila in questo paese durante la stagione estiva ( tema già ampiamente trattato in modo più che efficace da altri). Il titolo che ho dato a questa riflessione si riferisce al fatto che la provincia di Cuneo, in cui io vivo, sia stata brutalmente privata dell'unico multisala da dieci sale (si salva ancora, e per ora, il cinema Fiamma, composto da quattro medio/piccole sale), attivo da diciassette anni : il suo nome, ora coperto da un lugubre ed enorme telone di plastica nero, era Cinelandia.
A causare tale scelta, a detta dei gestori, pare fosse la vicinanza di un punto vendita fast food e di un altro locale affine; queste attività avrebbero danneggiato il multisala facendo calare la vendita di panini e bibite all'interno di esso. Tutto ciò che posso dire è che nelle vicinaze di altri multisala di questa catena vi sono altri fast food (visti personalmente), in attività da lustri, e che personalmente avrei riternuto plausibile il crearsi di una collaborazione con essi e non di un'ostruzionismo cieco e autolesionista. Le sale avevano ad oggi lo stesso afflusso di diciassette anni fa, e non temo smentite dal momento che vedevo a Cinelandia almeno un film alla settimana (naturalmente la pausa estiva era già in atto da una decina di anni, mentre a risalire ancora più indietro le sale non chiudevano affatto nemmeno in estate).
La vera ragione di questa castrazione cinematografica? A mio avviso il non volere investire nella manutenzione. Da anni ormai le poltrone non venivano riparate, così come le porte dei bagni, per fare un esempio. E chissà che, a forza di infischiarsene, non si stesse per giungere al rischio vero e proprio di mettere in pericolo gli spettatori (da non prendere alla leggera il fatto che il tetto stesso dell'edificio - la cui superficie complessiva è di circa 3000 mq - fungesse da parcheggio supplementare a quello già ampio antistante il locale).
Ora si parla di future trasformazioni in outlet di abbigliamento da parte di gestori cinesi, come se già non pullulassero proprio in quella zona (Borgo S. Dalmazzo per la precisione, a circa quattro km. dal capoluogo regionale).
Alla fine dei giochi di certo chi ci rimetterà e già ne sta patendo sono i cinefili come me e persino i consumatori di cinepanettoni e di zalonate, anche se per loro di certo ci saranno le quattro sale mobilitate sotto Natale (e come potrebbe non essere così).
Ciò che mi fa stare davvero male è che la provincia cuneese, già povera culturalmente a livello di manifestazioni di qualità, tornerà indietro di circa vent'anni, e non è un paradosso , si può starne certi.
Mi è stato detto che Film.Tv è sensibile a queste situazioni e che in molti hanno già segnalato situazioni analoghe, ed eccomi qui, nella speranza che un "qualcuno" possa fare un "qualcosa", che non avvenga come sempre il peggio, illudendomi che il buio in sala non diventi definitivo, ma che resti quell'attimo magico che nessuna televisione potrà mai darmi.
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