Ancora all'insegna del "non si può vedere tutto", capita spesso che qualcuno che ha appena finito, per esempio, una maratona di Mad Men, chieda consiglio su una serie dove immergersi per decine di puntate. Ecco allora le migliori "returning series", ovvero le nuove stagioni di serie già avviate negli anni precedenti. Assenti alcuni titoli che sono vicini al season finale in questi giorni e su cui torneremo presto con articoli specifici, come The Americans, Veep, Silicon Valley, Il trono di spade e Gomorra.
La più dolorosa: American Crime di John Ridley, seconda stagione - TimVision
Ogni annata della premiata serie ABC American Crime, come già in American Horror Story, è del tutto slegata dalla precedente e il punto di contatto è solo produttivo e tematico. Rimangono dalla prima stagione lo showrunner John Ridley, già sceneggiatore di 12 anni schiavo, e buona parte del cast, che comprende star come Felicity Huffman, Timothy Hutton o Regina King e attori emergenti quali Elvis Nolasco e Richard Cabral oltre a una delle regine del cinema indie USA: Lili Taylor. Il tema è il crimine d'odio, che nella prima stagione era assente ma veniva comunque percepito da entrambe le fazioni, convinte di essere perseguitate per motivi di razzismo o di eccesso di correttezza politica. In questa nuova annata l'odio è invece concretamente radicato nell'omofobia, ma non senza sorprese, anche stilistiche come l'inclusione di un notevole numero di teatro-danza:
Un ragazzo gay viene stuprato da un compagno durante un party, organizzato dalla squadra di basket di una high-school di lusso. La vittima però è entrata a stento in quella scuola, mentre le famiglie potenti sono altre e la preside fa il possibile per tutelare loro e l'immagine dell'istituto, cercando di manipolare le notizie che trapelano. In questa battaglia di comunicazione, prima ancora che legale, i ragazzi sono tutti sia carnefici che soprattutto vittime, Per l'autenticità della loro rabbia e del loro dolore, lasciano il segno le straordinarie performance dei giovani Connor Jessup e Joey Pollari.
La più rurale: Happy Valley di Sally Wainwright, seconda stagione - Netflix
Ambientata nella provincia inglese, Happy Valley di BBC One è un noir dove la campagna, anziché essere bucolica, ospita la miseria e cova il male. Come già nella prima stagione non sono però i criminali di carriera il fulcro della serie, bensì il tentativo di un piccolo borghese avido e in crisi di trovare una qualche scorciatoia o trionfo personale. Infatti se nella seconda stagione l'indagine verte formalmente sull'ennesimo serial killer, questi è in realtà secondario a una persone molto più comune che ne usa il modus operandi per coprire un proprio crimine. Sul reato indaga, tra gli altri, la rocciosa Catherine Cawood, la poliziotta interpretata dalla straordinaria Sarah Lancaster, a sua volta messa a dura prova da altre questioni private. Suo nipote (generato dallo stupro subito dalla figlia di Catherine) subisce infatti - per interposta persona - l'influenza malefica del padre psicopatico e chiuso in galera. Inoltre Catherine cerca di proteggere un'immigrata sfuggita ai suoi carcerieri, mafiosi dell'Europa dell'Est che sospettiamo saranno al centro della terza stagione.
Come Fargo riflessione sul Male calato in un contesto di provincia, Happy Valley vanta una impressionante solidità di scrittura e di interpretazioni, che ne fanno, più che un buon giallo, un vero e proprio spaccato sociale, ancora più riuscito in questa seconda annata.
La più newyorkese: Girls di Lena Dunham, quinta stagione - Inedita in Italia
Abbandonata in Italia da MTV dopo le prime stagioni, Girls continua a essere una delle serie più discusse d'America e questa quinta, dopo una quarta sottotono, ha riportato in auge il progetto di Lena Dunham. Si parte con l'episodio per certi versi più scontato, quello di un matrimonio con da una parte la sposa e le damigelle e dall'altra lo sposo e i suoi amici, ma proseguendo la serie inanella puntate via via più concentrate, con la vita in Giappone di Shoshanna, con l'episodio in unità di tempo, luogo e azione dedicato a Marnie, o con quello che ruota tutto intorno a una geniale messa in scena teatrale. Costruita a piccoli quadri Girls è un fine, disincantato ma sincero ritratto della vita di quattro millennial newyorkesi, perse nelle infinite possibilità della Grande Mela e incastrate nelle loro piccole e a volte un po' squallide storie sentimentali.
La più ninja: Daredevil di Drew Goddard, Douglas Petrie e Marco Ramirez, stagione due - Netflix
Dopo la prima fortunata stagione, la serie ha dovuto affrontare il difficile compito di sostituire il gigantesco Vincent D'Onofrio come nemesi (ma lo ritroviamo comunque in alcuni episodi di ambientazione carceraria, non a caso tra i migliori dell'annata) e l'ha fatto introducendo Il Punitore ed Elektra. Il primo è una sorta di contraltare di Daredevil, quello che lui potrebbe diventare se perdesse di vista la propria morale e iniziasse a uccidere i criminali piuttosto che farli arrestare. La seconda proviene invece dal suo passato e gli svela che l'educazione ricevuta da Stick si inserisce in un disegno molto più complesso di quanto Matt Murdock potesse immaginare. Contro di lei si muovono infatti le forze oscure dei ninja della Mano, già visti in un episodio della prima stagione e ora al centro di una trama che si fa sempre più esoterica.
Costruita più o meno in tre blocchi, la stagione parte e si chiude bene, mentre vacilla un po' nella parte centrale più processuale. È però nel complesso più spettacolare della prima annata (in particolare si segnalano due virtuosistiche scene d'azione: un combattimento sulle scale di Daredevil e uno in carcere del Punitore) econferma che una via più adulta al supereroe in Tv non solo è possibile, ma è pure destinata al successo.
La più avventurosa: Black Sails di Jonathan E. Steinberg e Robert Levine, terza stagione - AXN, Netflix e Rai4
Partita con una prima stagione non molto felice, Black Sails (prodotta da Michael Bay) è notevolmente cresciuta già l'anno scorso e in questa terza annata costruisce uno scenario avventuroso d'ampio respiro che, tolto Il trono di spade, non ha rivali in Tv. L'arrivo di Barbanera, interpretato da Ray Stevenson, è solo una delle novità della stagione, che vede Nassau subire l'invasione da parte della marina inglese. Ma il tesoro spagnolo dell'Urca de Lima continua a tenere banco e anima la lotta di resistenza di ulteriore complessità. Tra gli intrighi, i colpi di scena, le alleanze e i tradimenti, la serie regala anche momenti di grande spettacolo, sia nelle scene marinare, sia in un fantastico assalto a una carovana, girato quasi interamente in piano sequenza. Completamente spariti gli ammiccamenti sexy della prima stagione, Black Sails è maturata nell'epica anarchica, violenta e anti-Pirati dei Caraibi che ha sempre promesso di essere.
Infine va concesso l'onore delle armi ad altre serie ritornate in questo inizio 2016: la quarta stagione di House of Cards, soprattutto per la parte iniziale con lo scontro tra Claire e Frank Underwood purtroppo rientrato a metà annata; il fantasy canterino Galavant che si è superato con trovate ancora più surreali e una costruzione più organica e corale; il solidissimo poliziesco di Amazon Bosch, molto cresciuto rispetto alla prima annata dominata dal solito pazzo e rigenerato in racconto più articolato e umano; Better Call Saul, che si conferma tra le serie meglio girate della Tv, con tanto di piano sequenza che omaggia quello iniziale di L'infernale Quinlan, peccato solo che la vicenda di Saul sia meno interessante di quella di Mike, troppo schiacciata nella ripetitiva rivalità tra fratelli. Infine, pur non trattandosi di una nuova stagione, è impossibile dimenticare che il 2016 si è aperto con uno speciale di Sherlock dall'idea assolutamente geniale: la reinvenzione contemporanea di Sherlock Holmes che mette i panni di quella vittoriana originale, reinventandola a sua volta.
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