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Prima di tutto il fatto: Sean Parker, che molti di voi potrebbero ricordare in quanto fondatore di Napster, ha presentato all'ultimo CinemaCon, evento chiave del calendario cinematografico americano, The Screening Room, una nuova piattaforma di film in streaming che ha l'obiettivo di rendere disponibili i film destinati al circuito cinematografico lo stesso giorno della loro uscita in sala. Abbattendo così l'ultimo baluardo di protezione grazie al quale le sale cinematografiche godono di una finestra esclusiva di 90 giorni (120 in Italia) prima che i film possano essere proposti sul mercato homevideo. La cosiddetta Window Cinema è, diciamo, tollerata dalle case di produzione anche se si scontra con le moderne regole del marketing che consiglierebbero di rendere il prodotto disponibile a tutto il pubblico per ottimizzare gli investimenti promozionali.
In questo "a tutto il pubblico" risiede un punto dolente del sistema distributivo cinematografico che accomuna tutti i mercati occidentali: le sale (leggi punti di acquisto) diminuiscono e i prezzi dei biglietti aumentano, due fattori che di fatto limitano la possibilità di fruizione del prodotto cinema nelle sale in maniera equilibrata e soprattutto (il business non è particolarmente interessato a questioni di principio e democratiche) non permettono di massimizzare la redditività dei film. Ciò nonostante l'industria sa anche che abbattere la finestra esclusiva avrebbe almeno due conseguenze: prestare il fianco ad azioni di boicottaggio da parte dei circuiti cinematografici (se metti il film anche in streaming io non te lo distribuisco in sala) ed anticipare l'arrivo di copie di buona qualità sui floridi mercati dello streaming illegale e dei torrent.

In questa situazione spinosa si inserisce Sean Parker e il suo The Screening Room e, considerando che l'ultima volta che si è mosso sul mercato dell'intrattenimento ha completamente sovvertito il mondo della musica, c'è da avere paura o almeno da guardare con attenzione. Sulla sua barca sono saliti alcuni nobili nomi della cinematografia mondiale (J.J. Abrams, Steven Spielberg, Peter Jackson, Ron Howard) ed altri ne sono scesi in anticipo (su tutti James Cameron, Christopher Nolan e Todd Phillips) prima ancora che la sua creazione diventi realtà. Screening Room promette di far vedere i film in una qualità doppia rispetto al Blu-Ray e la visione avverrebbe attraverso un set-top box, in pratica una specie di decoder, che costa 150 dollari. Il noleggio, infine, costerebbe 50 dollari per un paio di giorni ma non ci sono limiti di persone che possono assistervi, se non quelli relativi alla capienza del vostro salotto. L'offerta è tarata chiaramente su target specifici: chi vive da solo e sopra ad un cinema dalla programmazione illuminata non sarà minimamente interessato (a meno che non sia sociopatico) ma le famiglie di 4 persone che quando vanno al cinema devono mettere a bilancio benzina, parcheggio, 4 biglietti, popcorn, panini, gelati, caramelle e bevande potrebbero cominciare a trovare l'offerta piuttosto allettante.

Personalmente sono più interessato alla modalità con cui la proposta è stata lanciata, nel cuore di uno degli eventi cardine dell'industria cinematografica americana. Consapevole dell'audience a cui stava presentando l'iniziativa, Sean Parker ha anche specificato, non a caso, che ogni noleggio da 50 dollari beneficerà della possibilità di vedere il film in una sala a scelta tra quelle che proiettano il film noleggiato. E che, a fronte di questi due biglietti, ben 20 dollari su 50 andranno all'esercente. Il segnale è chiaro: con Napster, che ha dato il via ad una nuova modalità di fruizione musicale, a lasciarci le penne sono stati principalmente i rivenditori, qui semplicemente li sta avvisando, cercando di coinvolgerli garantendo una consistente fetta degli incassi: uomo avvisato, mezzo salvato.

Se pensate di essere possibili utilizzatori della piattaforma potete, come sempre, far sentire la vostra voce per esprimere dubbi o domande (anche se siete sociopatici, prometto di mantenere le dovute distanze). E se per caso il vostro primo istinto è stato quello di ricoprire di insulti Sean Parker per avere anche solo ipotizzato di farvi spendere 150 dollari per comprare un decoder e altri 50 per noleggiare un film, beh, sappiate che esiste, ed è già attiva, una piattaforma il cui decoder costa la modica cifra di 35.000 dollari e i film si noleggiano a 500 dollari l'uno. Ma solo per 24 ore. Però per fare log-in è sufficiente poggiare il pollice sul set top box. O il medio.

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Ultimi commenti

  1. Utente rimosso (marcopolo30)
    di Utente rimosso (marcopolo30)

    Interessante proposta quella di Parker, End, che però non mi sembra così simile nei principi alla mitica madre di tutti i torrent Napster. In quel caso offriva scambi illegali ("alegali"?) di musica tra gli utenti, non si prese certo la briga di andare a cercare accordi con le case discografiche (che si accorsero troppo tardi di aver sottovalutato il nuovo giocatore) per spartirsi la torta. Inoltre non è che proponesse un modo diverso di ascoltare la musica, ma più semplicemente un modo diverso di procurarsela senza pagare, cosa che comunque già avveniva tra amici, amici di amici, ecc. Qui si parla invece di convincere il pubblico (incluso quello non sociopatico) di abbandonare la visione in sala in favore del comodo divano di casa spendendo a conti fatti cifre simili (a meno che la famiglia in questione sono i Bradford, per loro il risparmio sarebbe garantito). E andare al cinema resta secondo me un'esperienza a se, indipendentemente dal film scelto. Non creo che se da bambino mio padre avesse detto a me e mia sorella: "Bè ragazzi, oggi anziché andare a vedere Verdone al cinema ce lo vediamo seduti sul divano di casa" avremmo reagito bene.
    Secondo me se un'idea del genere va in porto finisce solo col fare un favore a quelli che scaricano illegalmente le nuove uscite cinematografiche, permettendogli di guardarsi gli stessi film, comunque gratis, ma passando dall'orrida qualità CAM a quella BRrip o anche meglio.

    1. End User
      di End User

      Ciao Marco, chiaramente Parker è entrato a far parte del mondo del business ormai e quindi non può più proporre iniziative che abbiano connotazioni "alegali". Sono parzialmente d'accordo sul fatto che il sistema proponesse "solo" un modo diverso di procurarsi musica: al di là della ricerca di un album specifico e del conseguente scaricamento, io ho sempre amato tantissimo la possibilità di entrare nella cartella della musica considivisa dell'utente da cui stavo scaricando e curiosare alla ricerca di altra musica. In questo senso per me Napster è stato rivoluzionario ed è questo che intendo quando dico che ha dato il via ad un nuovo modo di ascoltarla e scoprirla. Detto questo la similitudine - fatta la tara al fatto che questa iniziativa sia "legale" - risiede nel tentativo di accorciare anche questa catena distributiva, cercando però di coinvolgere l'ultimo anello della catena prima che sia troppo tardi. Concludo dicendo che per adesso Parker, con The Screening Room, si è limitato a fare una massiccia azione di PR mostrando solo il lato più operativo e commerciale, ma sono abbastanza sicuro che qualora la cosa veda davvero la luce, non mancheranno, nell'interfaccia finale della piattaforma, funzioni di condivisione, social ecc ecc, che aggiungeranno al semplice meccanismo altri livelli di coinvolgimento e fruizione. Concordo infine sul rischio ottime copie su torrent. ;) Grazie per il passaggio e il validissimo spunto.

    2. viacristallini99
      di viacristallini99

      Intervengo in questa discussione pur consapevole di essere fuori da ogni realtà. Sono di quelli che si arrabbiano anche se gli propongono di abbonarsi a Sky, figuriamoci se possa farmi piacere pensare ad una vita senza stadio, cinema, teatro, viaggi, vento sulla pelle e così via. Capisco che tutto è business e che tutto fa parte di un unico mercato globalizzato in cui, tra l'altro, al concetto di legalità (sempre più sottile la demarcazione tra lecito ed illecito) si sostituisce quello di una forza contrattuale che tira dietro colossi mondiali al confronto dei quali puoi solo avere un sentimento di rifiuto e ribellione individuale senza nulla poter fare per impedirne il decollo. Io, quindi, continuerò a sperare che vi sia un mondo in cui poter socializzare, confrontarsi, vedersi. Se non ci sarà più posto per il cinema, non starò certo a poltrire davanti al televisore! Me ne farò una ragione e cercherò nuove forme di svago per la mente. Forse, così, potrò dire di avere ancora una mente capace di curiosare e scegliere ciò che più mi intriga: la condivisione delle emozioni con la società che mi circonda in un insieme reale di spazio e di tempo. Per quanto riguarda la famiglia che si converte a tutto ciò che le propone il mercato di massa, sarebbe auspicabile che si prendessero delle iniziative individuali tese al rifiuto ed alla ribellione verso ogni forma di persuasione occulta che, col tempo, si rilevano fattori scatenanti di disgregazione, se non di vere e proprie malattie sociali (vedi bambini alienati per troppa televisione e videogiochi e per ogni altra diavoleria che sostituisce il virtuale al reale). Null’altro si può fare e poi, a ragione o a torto, non è possibile fermare il futuro che avanza.

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