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Sicilia Queer FilmFest 6 - La notte dei Queer Short # 2
di Leo Maltin
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Questo post (forse l’unico che mai scriverò) nasce dalla mera esigenza di coprire la programmazione di ieri della sesta edizione del Sicilia Queer Fest, in quanto il titolare della rubrica di resoconto giornaliero era impegnato in altre visioni. Quindi, poiché è la prima volta che uso questo strumento offerto dal sito già da tempo, mi limiterò a riferire semplici impressioni di natura tecnico-estetiche, in attesa del più ampio e dettagliato resoconto dell’utente accreditato.

La seconda lista dei corti si apre con À qui la faute: su un piacevole scorcio naturalistico, tra alcune fanciulle si insinua un accenno di turbamento amoroso, dove il desiderio si alterna al senso di vergogna. La piccola protagonista ricorda molto la languida Exarchopoulos del film La vita di Adele. Voto: ***

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No Matter Who (2015): scena

 

A seguire, ecco l’assurdo Freud und Friends, delirante accumulo dei più disparati rimandi cinematografici (su tutti, Spike Jonze e Woody Allen). Guazzabuglio talvolta spassoso, risulta però eccessivo e fine a sé stesso. Voto: **½

Gabriel Abrantes

Freud und Friends (2015): Gabriel Abrantes

 

Il terzo titolo, Shudo, è un brevissimo corto di animazione in cui si allude a uno scontato parallelismo omoerotico del tutto simile a quello presente nell’Antica Grecia. Voto: *½

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Shudo (2015): scena

 

È poi la volta del simpatico ma semplicistico Take your partners: il precoce coming-out di una bambina viene risolto in modo arguto. Voto: **

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Take Your Partners (2016): scena

 

Nel quinto corto, The Fox Exploits the Tiger's Might, attraverso simbolismi fallici viene declinata una schermaglia amorosa come un prevedibile gioco delle parti. Superflua la presenza dei comprimari. Voto: *½

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The Fox Exploits the Tiger's Might (2015): scena

 

Il corto successivo, Jamie, il cui regista era presente in sala, affronta con delicatezza irrisolta la ricerca sentimentale del giovane protagonista. Voto: **½

Raphael Verrion

Jamie (2016): Raphael Verrion

 

A questo punto c’è un cambio di programma. L’elenco prevedeva un titolo che invece verrà proiettato in chiusura. Quindi tocca a Mx. Pink, di sicuro il corto migliore: in poco meno di un quarto d’ora, assistiamo ai prodromi di una storia d’amore fatta di gesti e teneri sguardi in attesa del piacere. Voto: ****

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Mx. Pink (2016): scena

 

L’ottavo short, Prinzessin des Alltags, è una malickiana dichiarazione d’amore contemporanea – l’anaforico Mi piace di Facebook precede i versi – che accompagna con facile analogia immagini culinarie. Voto: **

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Princess of Everyday Life (2015): scena

 

L’ultimo corto, Vi Skulle Bli Bra Föräldrar, consiste in un ininterrotto videomessaggio di confessione, significativo nel contenuto ma poco originale nella forma. Voto: **½

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We Could Be Parents (2016): scena

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