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EL HOMBRE QUE QUISO SER SEGUNDO. Segundo de Chomón, un maestro dimenticato.
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Era soprannominato il Méliès spagnolo, eppure il suo nome è oggi dimenticato, perso nelle nebbie che ricoprono molti protagonisti dei primi decenni della storia del cinema. Segundo de Chomón (1871-1929) fu un visionario maestro degli effetti speciali cinematografici nei suoi anni pionieristici. Nato come ingegnere meccanico, fu regista e direttore della fotografia, ma soprattutto innovatore e inventore: ideò sistemi di illuminazione per interni ben prima degli espressionisti tedeschi e fu uno dei primi ad usare elaborati trucchi con pupazzi. Nel 1906 mise a punto la tecnica del giro di manovella, o scatto singolo, che dava l'impressione che gli oggetti si muovessero da soli. Qui il suo famoso film del 1908 L'HOTEL ELECTRIQUE. 

Grande ammiratore di Georges Méliès, e nel 1902 per qualche tempo suo collaboratore, gli offrì alcune innovazioni tecniche di sua ideazione. Ma Méliès - forte accentratore, che dei propri film era autore in toto: sceneggiatore, regista, cameraman e attore - le rifiutò.

Chomón iniziò così a lavorare per i Fratelli Pathé, all'epoca i più importanti produttori d'Europa, che al contrario del grande artigiano Méliès credevano fortemente nell'industrializzazione del cinema. All'inizio relegarono Segundo de Chomón a Barcellona, a dirigere uno stabilimento per le didascalie in spagnolo e la colorazione a mano delle pellicole, fotogramma per fotogramma; dove però veniva utilizzata una tecnica da lui creata che riduceva fortemente i tempi di lavorazione.

Dopodiché lo incaricarono di rifare pari pari i film di Méliès con metodi tecnologicamente più avanzati e molto più economici (una vera pirateria, ma le leggi sul copyright ancora non esistevano: lo stesso Edison stampò un centinaio di copie de IL VIAGGIO NELLA LUNA e le distribuì impunemente sul mercato americano). Fu così che Chomón, involontariamente, contribuì al tragico fallimento economico del suo ispiratore. Il destino lo punì: dopo averne umiliato il talento creativo e averlo spremuto per bene - in 4 anni aveva diretto per loro 150 film, per non parlare dei brevetti che gli avevano sottratto - i Pathé lo licenziarono.

Nel 1910 tornò in Spagna, dove si mise in proprio e produsse una ventina di titoli, ma la sua abilità finanziaria era molto inferiore a quella tecnica e finì travolto dai debiti. Per sua fortuna nel 1912 fu chiamato a Torino alla Itala Film, dove collaborò come direttore della fotografia e degli effetti visivi a molti film di Giovanni Pastrone tra cui CABIRIA - per cui inventò il carrello - e la serie di MACISTE. Nel 1917 realizzò LA GUERRA E IL SOGNO DI MOMI: la Prima Guerra Mondiale vista attraverso gli occhi di un bambino, primo film italiano d'animazione, con sequenze di pupazzi in stop-motion e a colori (qui nella versione integrale della Cineteca di Torino).

Di nuovo a Parigi dal 1923, Segundo de Chomón coronò la sua intensa carriera nel 1927 lavorando al capolavoro NAPOLEON di Abel Gance, l'ultimo kolossal del cinema muto. Quello stesso anno uscì anche IL CANTANTE DI JAZZ, e fu la fine di un'epoca.

 

Ramón Alós Sánchez è un regista spagnolo formatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Specializzato in animazione, Segundo de Chomón e la sua movimentata biografia dalle tante lacune (alcune sconcertanti, come le vicende della sua partecipazione nel 1898 alla guerra ispano-americana a Cuba e tutto ciò che riguarda il suo fantomatico fratello gemello Primo) erano da anni un suo chiodo fisso.

Nel 2013 è finalmente riuscito a raggranellare i 600.000 euro necessari alla produzione di EL HOMBRE QUE QUISO SER SEGUNDO.  

Il documentario ruota intorno a frammenti di interviste a storici specialisti spagnoli, francesi e italiani ed è stato realizzato seguendo con instancabile entusiasmo e poliziesca ostinazione le tracce di Chomón nei suoi numerosi spostamenti in giro per l'Europa. Fondamentale il contributo della Cinématèque Française e della Cineteca di Torino, che conservano - restaurati - molti dei film di Segundo de Chomón.

Alla fine non tutte le iniziali domande hanno una risposta, e nel corso delle riprese si sono presentati nuovi quesiti; ma resta comunque impagabile il semplice merito di aver voluto realizzare questo film sorprendente.
Che è un atto d'amore verso tutto quello che nel cinema è magia, fantasia, gioia dell'infantile stupore. Ed è insieme un appassionato omaggio alla fatica e alla caparbietà necessarie a fare - allora come ora - quello che è uno dei più bei mestieri del mondo: farci sognare.
 

 (visto il 29 maggio 2016 a Milano, al Festival del Cinema Spagnolo)

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