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CANNES CINEPHILES 2016 #9 – N.W.R.: SOTTO IL VESTITO...CARNE (POCA) E SANGUE (MOLTO). IL NUOVO (S)CULT DI NICOLAS WINDING REFN
di alan smithee
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The Neon Demon (2016): locandina

 

In attesa dei verdetti della sezione Concorso, la giuria de UN CERTAIN REGARD composta da  Marthe KellerJessica HausnerDiego LunaRuben Ostlund Céline Sallette. Ha premiato, tra i 18 film presenti, i seguenti:

 

-Premio Un Certain Regard

The Happiest Day in the Life of Olli Mäki di Juho Kuosmanen

-Premio della giuria

-Harmonium di Fukada Koji

-Miglior regista

-Matt Ross per Captain Fantastic

-Premio speciale Un Certain Regard

-The Red Turtle di Michael Dudok de Wit

 

locandina

The Happiest Day in the Life of Olli Mäki (2016): locandina

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Harmonium (2016): locandina

locandina

The Red Turtle (2016): locandina

Con l'eccezione di Captain Fantastic, forte pure di Viggo Mortensen, che non ho avuto modo di poter vedere, le altre tre scelte mi vedono piuttosto d'accordo: soprattutto con riferimento allo splendido cartone olandese ma di priduzione Studio Ghibli, THE RED TURTLE, visto proprio oggi assieme al finlandese The happiest day in the life of Olli Mki. Di entrambi vi parlerò qui sotto.

 

Concluse le visioni di quanto possibile tra il Concorso con il controverso The neon demon, le mie preferenze circa i premi da attribuire rimangono sostanzialmente invariate, ovvero le seguenti:

Tutti i premi che assegnerei (NON SI TRATTA DI PREVISIONI MA DI UNA SCELTA MIA PETSONALE SU CIO' CHE PIU' HO APPREZZATO DI QUESTO FESTIVAL)

PALMA D'ORO - Jean-Pierre e Luc Dardenne, con il film La Fille Inconnue
MIGLIOR REGIA 
- Il regista Brillante Mendoza per Mà Rosa
MIGLIOR ATTRICE - ex equo Sandra Huller per Toni Erdmann e Sonia Braga per Aquarius.
MIGLIOR SCENEGGIATURA - Jim Jarmush per Paterson.
PREMIO DELLA GIURIA - Bruno Dumont per Ma Loute .
MIGLIOR ATTORE - Adam Driver per Paterson.
CAMERA D'OR - Dogs di Bodgan Mirica.
GRAND PRIX SPECIALE DELLA GIURIA - Cristian Mungiu per Bacalaureat

 

Voci di corridoio danno per favorito il tedesco comico-caustico di Maren Ade Tonu Erdmann: se fosse così ne sarei tutto sommato contento perché il film risulta già dall'inizio tra i miei preferiti.

In attesa dei responsi ufficiali, date un'occhiata ai giudizi sintetici della critica francese, pubblicati sul quotidiano più seguito della Croisette, Le Film Francais:

 

Passando invece alla mia ultima e nona giornata da “cinéphiles”, ecco qui di seguito un resoconto degli ultimi cinque film visionati:

 

VAROONEGI (INVERSION), di Behnam Behzadi, Iran

UN CERTAIN REGARD

 

locandina

Inversion (2016): locandina

 

Subire obbedienti le decisioni altrui: un destino che coinvolge in particolare le donne nei paesi del Medio Oriente. Una imprenditrice di Teheran vive con l'anziana madre, sofferente di problemi respiratori. In seguito all'aggravamento delle condizioni di salute della genitrice, il medico consiglia vivamente ai figli di trasferire la donna fuori città, essendo l'inquinamento della capitale iraniana altamente letale per le condizioni di salute della malata. Per questo motivo il fratello maggiore della protagonista, decide di dare incarico alla sorella di accompagnare lei la madre nella nuova dimora, essendo ella ancora nubile e senza problemi familiari a carico. Ma Niloofar, questo il suo nome, ha riallacciato una relazione con un ex fidanzato, e vorrebbe proseguire a vederlo, per non pregiudicare un'altra volta la propria vita privata, relegata e sacrificata in nome della professione e di qualsiasi altro problema.

Dall'Iran, paese portavoce di una rinascita neorealista che da oltre un trentennio forma registi sempre più interessanti e spesso proprio per questo scomodi al sistema, un film drammatico che riflette sulle prese di posizione e la mancanza di libertà e di scelta a cui sono sottoposte molte donne.

Il film non ha i picchi creativi e la potenza narrativa dei grandi maestri come Kiarostami, Makmalbaf o Jafar Panahi, ma racconta una storia dai toni lievi che nasconde prepotenze che logorano e discriminano più che mai l'uguaglianza tra sessi e tra ceti sociali.

VOTO ***

 

AFTER THE STORM, di Irokazu Kore-eda, Giappone

UN CERTAIN REGARD

 

locandina

After the Storm (2016): locandina

 

Un ex scrittore di successo ora in disarmo e crisi creativa, guadagna lo stretto necessario per pagare gli alimenti al figlio e alla moglie separata, collaborando per una agenzia investigativa, ma spende e spreca molto del suo introito in giochi e scommesse. Alla morte del padre decide di far ritorno a casa della arzilla anche se anziana madre, rivedendo pure, o almeno provandoci, il figlioletto e l'ex moglie.

Nonostante la balordaggine di fondo e la scelleratrezza di certi suoi comportamenti, per l'ex scrittore si prospetta un periodo di lento ritorno sui passi che lo portarono ad essere un uomo corretto ed amato in famiglia.

Aspettando un imminebte tifone che piegherà l'intera città, l'uomo cercherà di mettere a posto almeno alcuni tasselli ormai perduti della sua esistenza allo sbando.

La famiglia, il radunarsi dopo la scomparsa di un proprio caro, il rapporto col coniuge e con i figli: il grande cineasta giapponese, prolifico e presente quasi ogni anno a Cannes, continua il suo percorso quasi privato, e comunque senz'altro intimo, all'interno della famiglia o di quel che ne è rimasto.

Bei dialoghi, una certa ironia più accentuata di fondo che anima il comportamento maldestro di un protagonista a cui non si riesce a non volere almeno un po' di bene; ed un personaggio di anziana madre davvero brillante e decisivo, il vero trait-d'union di rapporti familiari altrimenti completamente allo sbando. Forse non il Kore-eda più intenso e felice, ma un altro importante tassello di un percorso intimo che ci continua a piacere molto.

VOTO ***1/2

 

THE RED TURTLE, di Michael Dudok de Wit, Olanda

UN CERTAIN REGARD

 

scena

The Red Turtle (2016): scena

 

Da una collaborazione con il prezioso e fondamentale Studio Ghibli, ecco a cannes un delizioso film di animazione in grado di incantare e persino emozionare con la sua favola esistenziale dai toni e dalle cadenze decisamente appassionanti. La storia di un altro Robinson Crusoe, che, scampato ad una tempesta e trovato rifugio in un'isola deserta, si vedrà impossibilitato a lasciare l'isola, ma anche coinvolto in una storia d'amore con una donna che muterà il suo aspetto, decisamente improntato ad altre forme e specie animali.

Senza l'uso di nessun dialogo, ma solo con le espressioni e le grida, fi gioia o di dolore a seconda dei casi, con un accompagnamento musicale appassionante e da brividi tanto risulta azzeccato, un poco più di un'ora e venti ci troviamo tracciato il percorso in salita di una vita che comporta dolori, solitudine e sofferenza, ma anche la felicità di una vera e propria famiglia tra le braccia materne ed accoglienti, ma anche pericolose e mortali di una natura che sa essere provvidenziale e benigna, ma anche talvolta spietata ed inesorabile.

Uno dei film più emozionanti di tutto il festival.

Il premio speciale nella sezione Un Certain Regard è pienamente condivisibile.

VOTO ****

 

THE HAPPIEST DAY IN THE LIFE OF OLLI MAKI, di Juho Kuosmanen, Finlandia-Svezia

UN CERTAIN REGARS – PREMIO COME MIGLIOR FILM

 

Jarkko Lahti

The Happiest Day in the Life of Olli Mäki (2016): Jarkko Lahti

 

A sorpresa questo film finlandese girato in un elegante bianco e nero cinefilo e incentrato su un episodio centrale ma fallimentare della vita di un atleta, si aggiudica il premio più prestigioso.

Un film che celebra, per una volta e con splendido disincanto ed orgoglio, le sfaccettature della disfatta di quello che doveva essere il campione nazionale di boxe dei pesi piuma dei primi anni Sessanta, nel momento in cui si appresta al sfidare il campione in cariga per categoria, proveniente dagli Usa,

Una disfatta netta e rapida, improvvisa e insolita per un atleta abituato a vincere e dato per favorito. Un uomo mite e gentile, felicemente innamorato della propria fidanzata, più propenso a considerare e valutare la sua felicità di coppia sino alla soglia della vecchiaia che a considerarsi un campione inarrivabile e assoluto.

L'umiltà di Ollu Maki viene celebrata in tutto la sua disarmante ed inedita purezza, rendendo l'episodio di disfatta il fulcro di una vita e un giorno pieno di valori e utile per una presa di coscienza: il giorno in cui il ragazzo comprese e poté valutare il significato puro dell'esistenza, risultando quindi riconoscente a nei confronti di quell0avvenimento per altri, forse per tutti, considerabile come il peggiore della propria vita. Un film tenero, curioso, girato molto bene e interpretato da un valido e credibile protagonista.

VOTO ***1/2

 

THE NEON DAMON, di Micolas Winding Refn – Usa

CONCORSO

Quando i primi giorni di festival parlavamo di tendenze macabre e di cannibalismo, non potevamo ancora riferirci a questo folle, patinatissimo, raffinato thriller tanto atteso quanto alla fine fischiato e snobbato da yna buona parte della critica. Un film costruito con talento ma pure con furbizia che pare giocare ed essere tutto incentrato sul fatto di dividere il pubblico, conquistandosi in tal modo un posto nell'olimpo dei film più controversi.

La modella ancora minorenne Jesse, bellezza acerba e per questo pura, dai tratti incontaminati, arriva sola e senza parenti od amici in Los Angeles alla ricerca di celebrità come modella. In sé preserva i tratti di una purezza, di una timidezza e riservatezza che contraddistinguono l'atteggiamento infantile di chi è ancora formalmente una bambina, catapultata in un corpo in corso di evoluzione ma di fatto già adulto, che essa stessa sembra non avere avuto ancora modo di esplorare e di conoscere.

La sua presenza presso gli agenti più in della moda, generalmente abituati a guardare con aria schifata e parcheggiare le proposte anche più favorevoli che raggiungono ogni giorno i propri uffici, trova subito un riscontro eccezionalmente favorevole e la ragazza inizia a lavorare e ad essere contesa tra i più ambiti stilisti e registi del mondo della moda.

 

Ma dovrà pure vedersela con il mondo avvelenato e perverso delle colleghe, stupende e perfetto più per merito di una chirurgia plastica che le deforma secondo i canoni stilistici in voga, ma che proprio per questo le allontana in qualche modo dalla purezza perversa che i guru della bellezza ricercano e trovano esemplare in Jessie. La vendetta delle modelle ricostruite sarà letale, tale da fagocitare la perfezione tanto agognata che la natura ha conferito in modo diretto e lineare alla ragazzina, secondo un rito che assume i tratti di una ballata macabra se non addirittura di un processo di identificazione-assimilazione della bellezza della rivale inarrivabile.

NWR, con questo acronimo ama presentarsi dilungandosi ed ostentandolo nei titoli iniziali, si pavoneggia ed atteggia in modo plateale, giocando su un'idea ed intuizione forse nemmeno troppo originali (in definitiva i Vanzina con Sotto il vestito niente, non dicevano nulla di molto diverso oltre trent'anni orsono, in modo più diretto, semplice e goffo – ma con una Renée Simonsen abbagliante il cui ricordo riesce ancora ad ottenebrare le pur incredibili bellezze, finte o naturali, esibite in questo film con l'ostentazione di un videoclip glamour di durata infinita.

Una storia che è solo un abbozzo, sviscerata con la maestria e l'eleganza di un autore furbissimo ma anche innegabilmente talentuoso che ci abbaglia con la sua tecnica di regia esasperata e stilosa, le sue ricostruzioni oniriche che si addentrano in dettagli esasperati e scientemente fini a se stessi per rappresentarci l'arte della esteriorità e del raggiungimento di una perfezione che sfida il buonsenso e la razionalità.

Detto questo Neon Demon è certo un involucro di ostentazione esasperata e di narrazione di fatto inconsistente, ma ha anche il coraggio di volerlo essere e la linearità di volerci rappresentare un universo di perfezione solo esteriore, che nasconde infatti lacune e tare psicologiche che rendono mostri famelici le icone fragili e solo apparentemente perfette che devono combattere per restare al passo coi tempi, fagocitando la naturalità e la bellezza che da tempo le ha abbandonate, o che non ha mai vissuto nei loro corpi solo apparentemente perfetti ed intonsi. Cast di pura bellezza ed apparenza, che vede al centro Elle Fanning, bambina-lolita dalla purezza che indulge in tentazione, intrappolata nel corpo adulto in via di completamento, Abbe lee di Mad Max – Fury Road, Jena Malone già apprezzata con altri autori cult, quel Karl Glusman qui vestitissimo e casto, già protagonista, poco tempo prima ma sempre svestito, del notevole ed altrettanto scandaloso Love d Gaspar Noe, Desmond Harrigton del bell'horror Wrong Turn, il redivivo Keanu Reeves in buona forma, ma qui impegnato in un ruolo un po' insulso, l'opulenta e rossa Christina Hendricks, una habituée ormai con Refn, mentre Bella Heathcote ce la ricordiamo in PPZ.

VOTO ***1/2

 

Grazie a chi mi ha seguito

 Perdonate tutti gli errori di battitura o peggio, frutto anche dei ritmi frenetici che comunque mi galvanizzano e rendono un cinefilo contento.

 

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