Sonia Braga
Mà Rosa. con la protagonista Jaclyn Jose
Proseguo ed aggiorno i pronostici, frutto di considerazione del tutto soggettive e personali, in base alle pellicole viste oggi; noterete che qualcosa è cambiato, o si è aggiunto (suggerimenti variazioni in "neretto"):
Tutti i premi che assegnerei:
PALMA D'ORO - Maren Ade, con il film Toni Erdmann
MIGLIOR REGIA - Il regista Brillante Mendoza per Mà Rosa
MIGLIOR ATTRICE - ex equo Sandra Huller per Toni Erdmann e Sonia Braga per Aquarius.
MIGLIOR SCENEGGIATURA - Jim Jarmush per Paterson.
PREMIO DELLA GIURIA - Bruno Dumont per Ma Loute .
MIGLIOR ATTORE - Adam Driver per Paterson.
CAMERA D'OR - Dogs di Bodgan Mirica.
GRAND PRIX SPECIALE DELLA GIURIA - Cristi Puiu per Sieranevada
Ecco cosa è successo oggi in quel di Cannes La Bocca:
MA' ROSA, di Brillante Mendoza
CONCORSO
nella Manila caotica come un formicaio gigantesco, Ma' Rosa torna dal centro commerciale carica di borse e sotto la pioggia, per rifornirsi di generi da rivendere nel suo piccolo negozio. Peccato che l'attività sia una copertura di uno spaccio di stupefacenti piuttosto ben avviato. Scoperta assime al marito dalla polizia, la donna verrà arrestata e ai figli non resterà che cercare lungo tutta una notte di procurarsi i sildi necessari per rilasciare su cauzione i due genitori. Costoro faranno di tutto per riuscirci, dal chiedere a parenti lontano ed ostili, vendendo televisori e suppellettili, prostituendosi.
Mendoza, gran regista di un genere docu-fiction che rimane saldamente legato alla realtà di tutti i giorni, film con gran perizia un film che pare costuito sul momento con sprazzi di vita reale. In realtà è tutto frutto di un abile lavoro di immedesimazione e di narrazione perfettamente intercalata sulla vita vera.
Un altro tassello di gran cinema, da uno degli autori che preferisco
VOTO ****
TRAMONTANE, di Vatche Boulghourijan
SEMAINE DE LA CRITIQUE
Un giovane cantante libanese, cieco dall'infanzia, scopre per caso che il suo documento di identità è un falso e che quelle che sembrano le sue origini, celano in realtà una differente provenienza. Ossessionato dal conoscere la verità, il dinamico ragazzo sfiderà le incognite e le reticenze di chi sa, cercando anche di capire se chi si apre, sta raccontandogli la verità o invece false storie che non fanno che infittire un mistero che pare abbia troppe soluzioni contrastanti. Un piccolo film che si appoggia su una estenuante ricerca delle singole origini per raccontare le abitudini e le vicissitudini di un popolo troppo spesso tormentato e afflitto. La regia si sofferma molto sugli spettacoli a cui il ragazzo prende parte, dando ampio spazio alla rappresentazione della cultura e della tradizione locale.
VOTO ***
LA FORET DE QUINCONCES, di Grégoires Leprince-Ringuet
SEANCE SPECIALE
Già attore, specialmente nei lavori di Robert Guediguian, il giovane Leprince-Ringuet debutta alla regia con la storia, tortuosa e cervellotica, di un triangolo amoroso tormentato tra il focoso Paul, la sdegnosa Ondine, e la filosofeggiante e maliziosa Camille. Il tutto entro un territorio da foresta “coltovata”, con piante secolari disposte geometricamente secondo un piano ben stabilito.
Giochetto amoroso zeppo di parole a vuoto e di maliziosi sguardi che non portano da nessuna parte. Un film pretenzioso ed astratto che non fa che teorizzare inutili vaneggiamenti amorosi che non portano a nulla.
Ambizioni rohmeriane campate per aria e piuttosto blasfeme, se si pensa alla purezza, magari molto teorica pure quella, ma stimolante e maliziosamente ironica, del grande maestro della Nouvelle Vague, nel film più scult e imbarazzante visto fino ad ora.
VOTO *
PERSONAL SHOPPER, di Olivier Assayas
CONCORSO
Gran pasticcio per Assayas, che, come già successo, passa da film notevoli e profondi, ambiziosi e cinefili come rispettivamente Qualcosa nell'aria, Sils Maria Carlos e Irma Vep, a pochezze autolesioniste e distruttive come Demonlover e Boarding Gate.
Qui nuovamente Kirsten Stewart riprende un lavoro simile a quello di Sils Maria, ma ancora più avveniristico ed inutile: si occupa del guardaroba di una guru del mondo dei media, celebrità che non è dato capire a quale ramo d'arte o di intrattenimento di riferisca. Come se non bastasse la protagonista è pure una sensitiva, ed essendo il fratello gemello deceduto da poco per un problema al cuore che la vede coinvolta allo stesso modo, si prodiga a frequentare case stregate per cercare di entrare in contatto con il deceduto, per ottenere informazioni importanti su cosa c'è al di là della vita.
Se la trama è assurda, la rappresentazione del mistero, con fantasmini e bicchieri che volano e si sfracellano sul pavimento, è avvilente e demoralizzante, e dimostra nel pur valido regista, una tendenza mortifera all'autolesionismo che lascia segni indelebili.
Lo scult assoluto del concorso, almeno sino ad oggi.
VOTO *1/2
AQUARIUS, di Kleber Mendonca Filho
CONCORSO
Tenace e generoso one-woman-show che regala alla sempre bella e seducente Sonia Braga il suo ruolo più potente della maturità, nonché la parte che ogni diva vorrebbe per sé, coronando con un premio importante una carriera lunga e piena di tappe importanti. L'ottima attrice brasiliana è Clara, critica musicale in pensione, sopravvissuta ad un tenace cancro al seno ad inizio anni '80 ancora trentenne ed ora sola abitante di un vecchio ma ben posizionato stabile al bordo del mare (l'Aquarius del titolo) della città di Porto Alegre. Il proprietario del resto del palazzo è un ambizioso giovane architetto che tenta con le buone, ma poi subito con le cattive e con la subdola forza ingannatrice, di costringere la donna a vendere la sua parte per sostituire la costruzione ormai al lomite della fatiscenza, con un moderno e lussuoso centro residenziale fronte mare.
Ma gli spietati speculatori non ricordano che Clara è una donna che ha sconfitto il cancro, e dunque pressoché invincibile.
Ben fotografato, sempre volto a incantarsi sul volto solare e appassionato della grande attrice, Aquarius, senza altri picchi artistici di rilievo, ma forte di una accurata ambientazione anni '80 e girato con stile un po' vintage (non sappiamo se volutamente o per caso) ha il più rilevante merito di regalare alla Braga un ruolo sfaccettato e poetico che potrebbe valerle la palma come migliore interpretazione femminile.
VOTO ***
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