Penultimo giorno di proiezioni inedite per il 69° Festival di Cannes, che domenica sera chiuderà i battenti con l'assegnazione dei riconoscimenti di quest'anno. Intanto, dalle sezioni collaterali arrivano i primi verdetti: la Semaine de la critique ha visto infatti la premiazione come miglior film di Mimosas, western sperimentale di Oliver Laxe.
Per il Concorso è la volta di Sean Penn e Nicolas Winding Refn, che presentano rispettivamente The Last Face e The Neon Demon. Se Penn regista sceglie una storia d'amore sullo sfondo del dramma umanitario dell'Africa, Refn sguazza nel mondo della moda con un horror destinato a spaccare in due critica e pubblico.
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The Last Face
Diretto da Sean Penn e sceneggiato da Erin Dignam, The Last Face racconta la storia d'amore tra il dottor Miguel Leon, un medico impegnato in una missione di aiuto sanitario, e la dottoressa Wren Petersen, direttrice di una organizzazione umanitaria. Sullo sfondo di una Liberia devastata dalla guerra, Miguel e Wren dovranno trovare il modo per mantenere vivo il loro rapporto in condizioni estremamente difficili e affrontare anche il problema che le loro opinioni per risolvere il conflitto che li circonda sono diametralmente opposte.
Con la direzione della fotografia di Barry Ackroyd, le scenografie di Andrew Laws, i costumi di Diana Cilliers e le musiche di Hans Zimmer, The Last Face nasce dall'esperienza maturata in Africa Centrale da Erin Dignam, che è stata a lungo nel continente per fare ricerche sulla storia e ha anche adottato due bambini della Sierra Leone. L'esperienza della Digman, sfociata in una sceneggiatura originale su una storia d'amore, ha trovato l'interesse di Javier Bardem, produttore della pellicola e attivista nella difesa dei rifugiati, e di Sean Penn, attore ma anche regista molto tecnico, che è stato in Sudan e conosce da vicino la realtà africana.
Rimettendo in continuazione mano alla sceneggiatura, Penn ha lavorato per far emergere tutte le emozioni delle orrende crisi del continente e non solo delle relazioni personali dei protagonisti, due persone che si trovano a combattere per due visioni diverse in un mondo devastato. Le Nazioni Unite, il World Food Program, Medecins sans Frontieres, Medecins du Monde e altre ONG hanno dato un supporto straordinario alla produzione. Il World Food Program, in particolare, ha fornito materiali, attrezzature, confezioni di cibo e acqua da tutto il mondo e le ha inviate sul posto.
La storia di The Last Face abbraccia un arco di circa 13 anni, inizia con l'attuale stato di crisi in Sudan all'interno di una base di una missione delle Nazioni Unite dove, per la prima volta nella sua storia, l''organizzazione ha fatto rifugiare un intero campo profughi. Poi ci sono flashback sulle guerre civili in Sierra Leone e Liberia nel 2003, quando Miguel e Wren si sono incontrati per la prima volta e si sono innamorati, intervallati da scene del lavoro che Wren svolge ora a Ginevra, dove il loro amore riprende forza. Poiché si svolge nel corso di parecchi anni e per il tipo di lavoro che svolgono e per gli ambienti in cui vivono i personaggi, la vicenda non è concentrata sulla crisi di un paese in particolare o su una zona specifica dell'Africa.
Protagonista di The Last Face nel ruolo della dottoressa Wren Petersen è il premio Oscar Charlize Theron, anche impegnata a livello umanitario in quanto fondatrice di una ONG che si occupa dei bambini rimasti orfani a causa dell'Aids in Sudafrica. Miguel Leon ha invece il volto di Javier Bardem mentre il cast principale è completato da attori del calibro di Jared Harris, Jean Reno e Adèle Exarchopoulos, mentre il liberiano Zubin Cooper, entrato nel progetto come consulente, esordisce come attore nel ruolo del dottor Mousa.
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The Neon Demon
Diretto da Nicolas Winding Refn e sceneggiato dal regista con Mary Laws e Polly Stenham, The Neon Demon racconta la storia di Jesse, una giovane ragazza che arriva a Los Angeles con il sogno di diventare modella. La sua ascesa e la sua purezza suscitano però gelosia e invidia: mentre alcune ragazze si inclinano al suo cospetto, altre cercheranno disperatamente di rubarle la bellezza.
Con la direzione della fotografia di Natasha Braier, le scenografie di Elliott Hostetter, i costumi diErin Benach e le musiche di Cliff Martinez, The Neon Demon è un horror sulla bellezza, come ha tenuto a precisare il regista in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Cannes 2016: «Per molti anni ho coltivato il desiderio di realizzare un'opera sulla bellezza perché questa è molto presente nella mia vita. Ho potuto notare che la bellezza dà alle donne molto potere ma non solo. Nella nostra società, la bellezza sta prendendo talmente piede che ne siamo tutti ossessionati. E l'ossessione spesso può portare alla pazzia. Nella mitologia greca, Narciso si innamora così tanto della sua bellezza per finire annegato nel suo riflesso».
Noto per la capacità di rivoluzionari i topoi dei film di genere, Refn con The Neon Demon ha voluto cimentarsi con un film horror: «C'è un modo per soddisfare i codici del cinema di genere senza conformarsi? Si può fare un film horror senza orrore? Sono queste le domande che mi sono posto. Per dare vita ai quattro personaggi femminili di The Neon Demon desideravo lavorare con giovani sceneggiatori, con alle spalle esperienze da drammaturghi e in grado di padroneggiare l'arte del dialogo. Ho avuto la fortuna di trovare le qualità che cercavo in Polly Stenham, famosa drammaturga britannica, e in Mary Laws, autrice americana in piena ascesa. Lavorare con loro è stato magnifico: ognuno aveva un proprio approccio e le rispettive prospettive hanno contribuito a plasmare la sceneggiatura in maniera emozionante.
Il personaggio principale di The Neon Demon è quello di Jesse, una giovane e bella ragazza, apparentemente innocente e originaria dello stato della Georgia, che va incontro a una trasformazione nel momento in cui la sua carriera da modella decolla. La interpreta Elle Fanning, che pur essendo un'attrice dalla straordinaria modernità mi ricorda le grandi dive del cinema muto. Ha una straordinaria capacità di trasformazione... Per prepararsi al ruolo, le ho presentato tutta una serie di film (non solo horror) da vedere, tra cui La valle delle bambole di Mark Robson (1967) e Lungo la valle delle bambole di Russ Meyer (1970). Jena Malone, invece, ha contribuito significativamente alla creazione del personaggio di Ruby, che in fase di scrittura era ancora più enigmatico. Avevo bisogno di qualcuno che potesse trasformarsi in Ruby e Jena era all'altezza delle aspettative.
Nel momento in cui in fase di preproduzione è saltato fuori il nome di Keanu Reeves non ho avuto dubbi. Per me, era un po' come un cerchio che si chiudeva: avevo conosciuto Keanu un decennio prima, quando ho firmato il mio primo grande contratto a Hollywood per un film che non è mai stato fatto... Ho sempre sperato di poter lavorare con lui: in pochi hanno il suo status di icona pop, il suo talento e la sua aura da star.
L'interprete per il personaggio di Jack era complicato trovare da trovare per via del fatto che era ancora poco definito nella mia mente. Quando due giorni prima delle riprese si è presentato Desmond Harrington a un tratto tutto mi è sembrato chiaro: con la sua enigmatica personalità Desmond porta la giusta dose di mistero in Jack. Ho voluto poi sul set Christina Hendrick, a cui far impersonare Roberta Hoffman, la direttrice dell'agenzia di modelle di Jesse.
Il regista Gaspar Noé mi ha invece parlato di Karl Glusman, da lui scelto per Love. Non gli ho prestato molta attenzione: Karl mi ha contattato ma non gli ho mai risposto. A riprese oramai imminenti e senza ancora l'attore giusto, al suo rientro in Francia l'ho contattato per vedere cosa si poteva fare. L'ho fatto venire a una seduta di reading con Elle Fanning e tra i due la chimica è stata subito evidente.
Dopo aver girato Solo Dio perdona a Bangkok volevo realizzare un film a Tokyo ma mia moglie Liv non voleva vivere nella capitale giapponese. le ho chiesto quale città le sarebbe andata bene e mi ha risposto "Los Angeles". Ambientare The Neon Demon a Los Angeles risponde quindi a esigenze tanto personali quanto professionali. Mentre le principali firme della moda hanno sede a New York e a Parigi, l'industria dell'intrattenimento porta a Los Angeles. In qualche modo, possiamo dire che Los Angeles fa da ponte tra tutta l'industria dell'intrattenimento e il resto del mondo. Per contro, girare a Los Angeles è molto costoso. Così ho dovuto far quadrare i conti per mettere insieme la migliore squadra di tecnici possibile. Ciò si è rivelato un bene perché mi ha dato la possibilità di lavorare con gente più giovane e dalla mente più fresca.
Ho poi passato due mesi alla ricerca di buone lenti anamorfiche e per riparlarle ho scelto vecchi obiettivi poco utilizzati al giorno d'oggi. Il Crystal Express è stato realizzato da Joe Dunton, una leggenda nel campo delle lenti anamorfiche: si tratta di grandi lenti in grado di regalare un effetto "cosmetico" sui volti. Avevo bisogno che la pelle delle attrici risultasse il più possibile vicina a quella che vediamo nelle foto dei servizi di moda, alterate del tutto dall'uso di Photoshop. Facendo i conti con il budget a disposizione, non potevo "trattare" la pelle in post-produzione e avevo bisogno di avere l'effetto direttamente in fase di ripresa. Il lavoro di scenografia e di direzione della fotografia è stato cruciale sia in fase di progettazione sia in quella di realizzazione. Prima delle riprese, ho chiesto alla costumista di non risparmiarsi in fatto di abiti: i costumi dovevano essere raffinati e ricordare in tutto quelli dell'alta moda.
Per il montaggio ho lavorato nuovamente con Matthew Newman, mio collaboratore sin dai tempi di Bronson. Quando l'ho assunto per la prima volta nel 2007 per un episodio della serie televisiva Miss Marple, non avrei mai immaginato che le nostre strade sarebbero state così legate. Ha contribuito in maniera sostanziale a cambiare il mio modo di fare cinema. Matt non si limita al montaggio ma interviene anche in fase di scrittura e la sua forza creativa contribuisce non poco al risultato finale. Dal momento che ho girato in maniera cronologica, vedevamo il film costruirsi sotto i nostri occhi e a volte era necessario riscrivere o apportare delle modifiche: lo abbiamo fatto insieme.
Per le musiche ho chiesto a Cliff Martinez qualcosa che richiamasse l'amore e l'orrore. In un primo momento, ho usato come musiche temporanee dei pezzi di Bernard Hermann, il compositore di Alfred Hitchcock, ma non erano quelle adatte alle mie esigenze. Oltre alle musiche originali, ho usato pezzi già esistenti come Waving Goodbye di Sia, che considero una delle artiste femminili più dotate, e i pezzi Mine e Demon Dance, composti da Julian Winding, mio nipote».
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