Al Festival di Cannes, come già ricordato, non esiste solo la categoria del Concorso: ci sono sezioni collaterali degne di molto interesse: quelle destinate a far concorrere anche quei titoli che in qualche modo non sono riusciti ad entrare nella ventina dei titoli della sezione principale; ovvero partecipando a
-UN CERTAIN REGARD (salvo poi accorgersi che alcuni di questi ultimi meritano più di quelli finiti in prima fila, magari perché di autori che la sezione principale non può proprio spostare nei ranghi anche solo di poco inferiori. Poi esiste la
-SEMAINE DE LA CRITIQUE, composta generalmente da 7/9 lungometraggi più una manciata di corti che concorrono ad un premio tutto per loro, e che raggruppa in genere opere sperimentali o di autori che si stanno formando, o ancora opere non facilmente catalogabili tra i semplici prodotti d'autore. Poi ancora la mitica
-QUINZAINE DES REALISATEURS, nata nel 1968 (ha dunque la mia età!!!) sull'eco dei moti giovanili di quegli anni. Una sezione divenuta col tempo prestigiosissima, che ha il pregio di aver dato i nattali cinematografici ad autori oggi cult o da brivido, e di ospitare opere variegate, autori giovani, alcuni ultra collaudati, ospitare ritorni graditissimi (Friedkin per esempio una decina di anni orsono, Jodorowski e Scharader solo quest'anno), attori famosi che esordiscono nella regia, sorprese che poi verranno marchiate con premi e riconoscimenti definitivi (pensate al destino di film come Wiplash: la sua strada per il successo e l'Oscar è partita proprio dal Palais Croisette e dalla Quinzaine). Per una politica di pensiero di radice sessantottina, questa sezione non ha premi ufficiali, ma solo menzioni attribuite da alcuni sponsor dell'iniazativa. Segnalo poi le mitiche “proiezioni di mezzanotte”, destinate a film spesso d'orrore o scandalosi (pochi anni orsono Dario Argento col suo non proprio indimenticabile Dracula, visse momenti di gloria, soprattutto grazie al suo passato glorioso, ormai sempre più lontano, ahimé, mentre lo scandaloso ma assai riuscito Love di Gaspar Noé, fu battezzato da una affollata proiezione notturna. Poi ci sono le
-“Seances spéciales”, destinate a mettere in rilievo pellicole che gli organizzatori vogliono lanciare, in onore magari ad autori particolarmente prestigiosi o meritevoli (quest'anno tocca tra gli altri a Paul Vecchiali, in questi anni tornato attivissimo, con suo Le cancre, interpretato da Cathérine Deneuve). Infine faccio notare che, nell'ambito delle opere prime riguardanti ogni sezione sino ad ora citata, esiste un premio ambitissimo ed esclusivo che si chiama
-CAMERA D'OR, destinata a premiare quei cineasti che partono bene già dall'inizio: lo scorso anno Laszlo Nemes con il suo stordente e a suo modo indimenticabile Il figlio di Saul, se lo aggiudicò, riconfermandosi più tardi con il premio Oscar. Insomma dal Festival di Cannes sono destinati a partire verso una lunga strada di gloria molte opere: è il segno che stiamo pur sempre parlando, nonostante l'agguerrita concorrenza, del più prestigioso festival cinematografico al mondo, contornato da un mercato dei film tra i più influenti ed importanti al mondo. Scusate se è poco.
Qui di seguito un piccolo pensiero relativo ai film visionati in questa mia quinta, molto intensa, giornata da “cinéphile”, e composta mediamente da titoli piuttosto validi ed eterogenei per provenienza e tessuto narrativo
HARMONIUM
UN CERTAIN REGARD
Giappone 2016 Drammone a tinte noir piuttosto riuscito: un ex yakuza esce dal carcere e si presenta al suo vecchio compagno, ora tranquillo artigiano del ferro. Si ferma a vivere e lavorare dall'amico, e con l'occasione si invaghisce della bella moglie, ma senza che ella ceda veramente. Un giorno, poco distante da casa, la figlioletta della coppia viene ritrovata gravemente ferita alla testa èresso un parco giochi: vicino a lei l'amico del padre: fatalità, vendetta nei confronti della mancata amante, o semplicemente l'uomo passava di li per caso e si è fermato a soccorrere la piccola? Fuggendo senza lasciare tracce, l'uomo si prende carico di responsabilità magari non sue. Otto anni più tardi il destino fa sì che un ragazzo si presenti all'artigiano chiedendo ed ottenendo lavoro: caso vuole che sia il figlio del fuggiasco, avuto fuori del matrimonio e mai conosciuto da questo. Sentimenti contrastanti di vendetta e ragionevolezza spingono i coniugi, afflitti da una figlia gravemente handicappata a cui dedicarsi giorno e notte, a prendere decisioni estreme e definitive. Un film che parte piano, quasi sciattamente, conquistandosi il pathos da thriler sofisticato e drammatico che sa conquistare e catturare il pubblico.
VOTO ***1/2
ONE WEEK AND A DAY
SEMAINE DE LA CRITIQUE
Da Israele, una commedia caustica che parla di morte, crudele e che non lascia scampo proprio quando è diretta verso giovani ancora teenagers, ma che sa trovare sprazzi di ironia ed umorismo forse nero, ma di sicuro effetto comico. Dopo la morte del figlio nemmeno diciottenne, un agiato capo famiglia si trincera in casa cercando di togliersi dalla vista gli odiati vicini. Tuttavia si troverà a condividere un'amicizia solo apprentemente fuori luogo, im realtà dagli effetti salvifici, proprio con il figlio sbulinato e simpaticamente balordo ed inconcludente dei suoi antipatici vicini. Una complicità quasi militaresca con cui l'uomo riuscirà a trovare al'ultimo momento ed in modo totalmente inaspettato, le ragioni anche ancora possano consentirgli di rimanere in vita. Umorismo nero molto ebraico dosato con saggezza fanno del piccolo film, opera prima di Asaph Polonsky, uno strumento molto efficiente per aiutare a stemperare il pessimismo cosmico che prenderebbe chiunque risultasse coinvolto in simili tragedie familiari irreparabili.
VOTO ***
CAINI (DOGS)
UN CERTAIN REGARD
Dalla valida e mai deludente scuola romena, che quest'anno a Cannes partecipa in massa in molte se non tutte le categorie, l'opera prima di Bogdan Mirica si sofferma sui particolari di una fosca vicenda di eredità. Roman arriva dalla città fino al confine ucraino per ereditare dal nonno un vastissimo appezzamento di terra con casa, ed una cagna randagia e rancorosa. Il vicino di casa avverte il giovane, desideroso di vendere al più presto almeno il terreno per tenersi la casa in occasione delle vacanze, che suo nonno era un gangster della zona, e che quel terreno è costante luogo d'azione per lo spaccio da parte del clun in cui operava il deceduto. Pertanto, animato da una fiera testardaggine e dal non volersi tirare indietro in seguito a minacce sempre meno velate ed anzi progressivamente più concrete, il ragazzi accenderà uno scontro tra fazioni e ordine pubblico, scatenando l'inferno, senza troppi mezzi termini. Quasi un western a tinte foschissime, che si prende i suoi tempi, tipici peraltro della valida scuola di cinema romena, guadagnandoci in atmosfere e in pathos.
VOTO ***1/2
APPRENTICE
UN CERTAIN REGARD
Imparare a fare il nodo al cappio....
Da Singapore un valido dramma carcerario che non rinuncia ad attraenti atmosfere noir. Aiman, un giovane poliziotto viene trasferito di incarico presso un carcere di massima sicurezza. Per questo si trasferisce dalla sorella maggiore, rimasta zitella, e cerca di adattarsi allo spirito e all'ambiente nuovo di lavoro, oltre che alla convivenza con la sorella. Tra gli altri particolari emerge che il padre dei due fu condannato a morte proprio in quel carcere e giustiziato dallo stesso boia, ormai anziano, che opera da quarant'anni scrupolosamente presso quel penitenziario. Quando ad Aiman si presenterà l'occasione di rendersi utile per quell'uomo, e verrà prescelto dallo stesso come suo aiutante di fiducia, il ragazzo accetterà il ruolo, affascinato dall'idea di poter rapportarsi con l'esecutore del padre, spinto da un sentimento misto tra vendetta ed attrazione malsana che lo lega al collega. Per questo cercherà di celare la sua provenienza dal lato paterno, mettendosi nei guai. Thriller carcerario condotto in modo interessante, permettendo di goderci la maturazione di personalità e caratteri di una persona sconvolta da un episodio che gli ha condizionato la vita, ma nello stesso tempo attratta dalla figura del boia, giustiziere senza pietà o custode degli ultimi momenti di vita, abile e preciso calcolatore dei sistemi necessari per assicurare una dipartita istantanea senza sofferenze? Quesiti devastanti per Aiman, ed inquietanti per noi spettatori.
VOTO ***1/2
CONCORSO
Ragazza madre abbandona figli e compagno violento e scostante per unirsi ad una carovana di sbandati venditori di abbonamenti a riviste. Il volto dell'America che prova a riscattarsi e viene inghiottito nelle maglie di una società indolente delle false promesse. Buoni presupposti e validi personaggi per un film troppo lungo e non del tutto riuscito.
VOTO ***
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