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Intervista a Giorgio Amato. "Il Ministro"...in sala dal 5 maggio.
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locandina

Il ministro (2016): locandina

 

Il 5 maggio esce nelle sale "Il ministro", il terzo film di Giorgio Amato, che per questa occasione si è dimostrato tanto carino da voler rispondere a qualche mia domanda a riguardo. Prima di condividere con voi questa "chiacchierata" informale con Giorgio, devo fare una piccola premessa.

Giorgio Amato

The Stalker (2014): Giorgio Amato

 

Seguo Amato da quando guardai casualmente il suo primo film: "Extreme - Circuito chiuso"-2011. Un horror "fatto in casa", prodotto dai Manetti Bros, che a distanza di anni reputo ancora un piccolo gioiello nel suo genere. Ho avuto poi occasione di incrociare il regista milanese (di adozione romana) sui social e di poterlo seguire da vicino nei suoi lavori seguenti. Amato fa parte di quella categoria di cineasti che a me piace chiamare "mestieranti", quelli che riescono anche con piccole produzioni a dare il meglio proprio perché dotati di molta creatività e di uno stile personale. Ho sempre apprezzato il cinema italiano, c'è tutto un mondo da scoprire proprio in quello che rimane più nascosto, che spesso deve il suo successo al passaparola del pubblico piuttosto che al "coraggio" dei produttori e dei distributori che puntano sempre sui nomi noti e sicuri. Giorgio Amato è un regista che non si è accontentato di rimanere "relegato" in un genere di nicchia (l'horror appunto) che gli avrebbe forse assicurato un posto privilegiato tra gli affezionati, ma ha continuato la sua carriera seguendo ciò che il momento gli suggeriva. I due film che sono seguiti a "Extreme - Circuito chiuso"-2011 sono "The Stalker"-2014 e questo ultimo "Il ministro"2016, due film che pur essendo completamente differenti tra di loro per genere, rimangono attenti ai temi di maggior attualità mantenendo il punto di vista personale di Amato. Non è questo che fa di un semplice regista un vero autore?

 

locandina

Extreme - Circuito Chiuso (2011): locandina

"Il ministro", oltre ad essere una commedia cattiva e pungente, è una ulteriore prova di come Amato sappia spaziare da un genere all'altro con grande proprietà di carattere, mantenedo il proprio stile. Lo confesso: rimango sempre affascinata quando ho la possibilità di avvicinarmi in qualche modo a chi il cinema lo fa e non lo guarda solamente come spettatore. Questa opportunità mi è data grazie alla gentilezza e alla grande disponibilità di chi non si "spaventa" dalla mia faccia tosta e si diverte a rispondere alle mie domande anche in momenti di grande lavoro. Sono abituata a considerare lo spessore delle persone da questi atteggiamenti e Giorgio Amato in questo caso si è dimostrato un grande. Condivido con gli amici di Filmtv.it questo mio incontro con Giorgio Amato e invito tutti a leggere questa piccola intervista per conoscerlo meglio.

 

Gianmarco Tognazzi, Giorgio Amato

Il ministro (2016): Gianmarco Tognazzi, Giorgio Amato

 

Sei al tuo terzo film, dopo un thriller a tinte horror (“Extre - Circuito chiuso”), un drammatico a tinte noir (“The stalker”), approdi con una commedia cattivissima: “Il ministro”. In quale genere ti sei sentito più a tuo agio?

In realtà non è la prima volta che mi confronto con la commedia, anzi. Nel cassetto ho quattro commedie già scritte che ho proposto a varie produzioni; su tutte c’è un certo interesse, ma è sempre molto difficile trovare il produttore che passi dalle parole ai fatti. Ad ogni modo, non ho una preferenza “di genere”. Da sceneggiatore parto sempre da un’idea, da una suggestione, che poi trasformo in una storia. Ma ritengo una storia non debba mai adeguarsi a un genere, ma il contrario. Per cui se è buona l’idea, comincio a scrivere a prescindere se poi verrà fuori una commedia o un dramma. Lascio che sia la storia a decidere, non io. Altrimenti, parafrasando Hegel, accadrebbe che se la storia non si accorda al genere, tanto peggio per la storia.

 

So che l'idea iniziale per scrivere questa commedia ti è partita ascoltando una vecchia canzone di De André ("Il Re Fa Rullare i Tamburi"-1968) mentre eri bloccato in macchina durante un ingorgo. Detta così sembra “semplice”... quando ti sei accorto che da una idea si poteva passare ad un progetto più concreto?

Me ne sono accorto appena sono tornato a casa, quando ho acceso il computer e ho cominciato a scrivere la storia. È stato un flusso continuo, senza interruzioni, senza ripensamenti. Ho scritto tutto in dieci giorni e dalla prima stesura ho fatto solo piccole revisioni, niente di significativo.

 

La commedia è davvero “cattiva”, amara, politicamente scorretta, prende in giro intere categorie (una su tutte i modaioli alimentari), cosa ti da davvero fastidio oggi?

L’inciviltà. Intesa nella mancanza di senso civico. Divento matto quando vedo la gente che getta i mozziconi di sigaretta sulla spiaggia. Per non parlare di quelli che non raccolgono i bisogni del loro cane o quelli che guidano senza rispettare i limiti di velocità o le distanza di sicurezza. Basta vivere per un brevissimo periodo all’estero per capire cosa intendo. Un’altra cosa che non sopporto è l’integralismo, compreso quello legato all’alimentazione. Anche perché poi ci troviamo di fronte ad atteggiamenti schizzofrenici. Mi spiego: sono assolutamente contrario agli allevamenti intensivi e condivido pienamente questa battaglia. Ma da qui a eliminare le uova dalla mia alimentazione ce ne passa. Ci sono galline che vivono in allevamenti a cinque stelle. Inoltre vedo persone che fanno crociate contro gli allevamenti intensivi e poi non si fanno problemi a usare cellulari o a indossare abiti prodotti molto spesso con lo sfruttamento del lavoro minorile in paesi sottosviluppati.

 

Fortunato Cerlino, Alessia Barela, Jun Ichikawa, Edoardo Pesce

Il ministro (2016): Fortunato Cerlino, Alessia Barela, Jun Ichikawa, Edoardo Pesce

 

 

Il film gira tutto intorno ad una cena che in teoria dovrebbe “salvare” gli sporchi affari di un imprenditore senza troppi scrupoli nel corrompere un ministro. Non hai avuto paura di utilizzare una tipologia di racconto già visto in altre commedie – quello della cena appunto - ?

In realtà non mi sono posto il problema. Nel senso che la mia storia si svolge tutta nell’arco di una notte e non aveva senso né dilatarla nel tempo, né in altre situazioni esterne all’appartamento del mio protagonista. Il mio è un racconto sull’ipocrisia di una famiglia borghese che rischia di perdere tutto e che pur di mantenere i propri privilegi è disposta a qualsiasi cosa. La cena è solo un pretesto. Certo, questa stagione cinematografica è stata dominata da Perfetti Sconosciuti di Genovese, anch’esso costruito attorno a una cena, poi è uscito anche Dobbiamo Parlare di Rubini, ma chiunque conosca i tempi di una produzione cinematografica è consapevole del fatto che si è trattato solo di una coincidenza. Inoltre se ci avventuriamo nel tema del “già visto”, credo che si farebbero solo due-tre film l’anno in tutto il mondo, nella migliori delle ipotesi.

 

Il film è un crescendo di situazioni divertenti, che risulterebbero inverosimili se non fosse per alcuni fatti di cronaca recente. Sinceramente...oltre alla canzone di De André, ci sono dei personaggi reali specifici ai quali ti sei ispirato per i protagonisti della tua storia? 

Il film comincia con la didascalia “ispirato a fatti probabilmente accaduti”… Diciamo che sì, mi sono ispirato a personaggi che ho conosciuto davvero e a situazioni al limite del grottesco anche queste vissute (purtroppo) in prima persona. La canzone di De Andrè “Il Re fa rullare i tamburi” è stata la scintilla che mi ha fatto collegare quanto raccontato nel brano a situazioni alle quali mi è capitato di assistere, che, ovviamente, non sono quelle raccontate nel film…

Gli attori sono tutti bravissimi, su tutti brilla Gianmarco Tognazzi. Hai scritto il personaggio pensando a lui in particolare? Pensi ad un attore quando descrivi un personaggio?

Il mio film di riferimento per scrivere questi personaggi è stato I Mostri. In particolare il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi nel primo episodio L’educazione sentimentale. Nel film di Risi, Tognazzi andava in giro col figlio (interpretato da Ricky Tognazzi) e mi sembrava logico creare un filo conduttore che andasse da quei personaggi ai miei, come se quel bambino fosse diventato adulto. Solo che ritenevo Gianmarco più adatto a quel ruolo rispetto al fratello. Inoltre il mio è un film pieno di riferimenti alle commedie degli anni 60, anche nella scelta delle composizioni musicali fatta dal maestro Eugenio Vicedomini.

 

Gianmarco Tognazzi

Il ministro (2016): Gianmarco Tognazzi

 

Con i tuoi film ho avuto paura, sono rimasta in tensione, ho riso di cuore...per il prossimo? Cosa devo aspettarmi? Hai già qualche cosa chiusa nel cassetto?

Ho due sceneggiature a cui tengo tantissimo e sulle quali sto cercando la produzione giusta: una è per un film drammatico, l’altra per una commedia. Come vedi non riesco ad avere un genere di riferimento.

Guardando il film, si nota una bella atmosfera sul set, una bella sintonia tra tutti gli attori che riescono a mantenere sempre di ottimo livello il ritmo. Hai da raccontare qualche aneddoto divertente?

Credo che uno dei compiti principali del regista sia quello di mettere tutte le persone della troupe, non solo gli attori, nella condizione di lavorare al meglio delle proprie possibilità. Ed è quello che cerco di fare, anche se finora ho lavorato in produzioni a bassissimo budget, e questo rende tutto maledettamente più difficile. Ad ogni modo, nonostante le paghe al minimo sindacale, quando chiamo qualcuno che ha già lavorato con me, quasi tutti sono disposti a lasciare lavori più remunerati pur di seguirmi. E questo mi riempie di gioia. Mi chiedi un aneddoto… Uno divertente è legato al primo giorno di riprese, che poi era anche l’unico giorno di esterni che avevamo prima di chiuderci in studio. Non potendoci permettere il camper per gli attori, l’organizzatore aveva chiesto al portiere peruviano del condominio dove giravamo di poter utilizzare casa sua per far cambiare gli attori (ovviamente dietro pagamento anticipato). Il problema è stato che quando la moglie ha visto tutta quella gente in casa ci ha cacciato fuori in malo modo e siamo stati costretti a far cambiare gli attori in un sottoscala, creando un camerino con i teli neri dei macchinisti.

 

Giorgio Amato, Gianmarco Tognazzi

Il ministro (2016): Giorgio Amato, Gianmarco Tognazzi

 

 

 

 

 

 

 

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