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Still Life /La donna che canta = Il dovere di parlare / Il diritto di sapere
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Il caso ha voluto che in questi ultimi mesi abbia recuperato ( tra gli altri ) due film che all'apparenza non hanno nulla in comune e che per me non sia  stato così .

Anche questo è Cinema : poter trovare qualsiasi spunto all'interno di un racconto di finzione , la possibilità che partendo da un lavoro in cui sono  più che evidenti  contesto e  trama  la nostra mente prenda altre strade e faccia un viaggio tutto suo.

Mi è successo con la visione di  " La donna che canta "  e  " Still Life " e non tanto perchè volessi cercare chissà che cosa , semplicemente perchè è quello che istintivamente ho visto o pensato di vedere .

 

Nel paese d'origine , un Medio Oriente  martoriato dalla guerra civile, La Donna che canta  ha affrontato ogni genere di difficoltà, torture , privazioni ; poi , dopo una fuga rocambolesca , approda in Canada per cercare di rifarsi una vita assieme ai due figli .

Convive con i prorpi fantasmi nella convinzione di sapere una verità che tale non era , per poi scoprire il vero orrore, qualcosa di impensabile  che la porterà alla morte , non prima però di redigere un testamento in cui rivelerà ai figli tutto ciò che in vita non ha mai confessato , rivelazione che li metterà nella condizione di scegliere se procedere o meno  nell'adempiere alle ultime volontà materne .

 

In Still Life  (natura morta ?!)  , John dedica tutta la vita al lavoro, che consiste nel rintracciare qualche parente di persone morte  in solitudine.

Se per le autorità competenti , i suoi superiori, lo scopo principale è quello di accollare le spese funerarie a qualcuno, per lui no , si tratta di una vera missione , non accetta che si possa essere sepolti dimenticati da tutti.

 

All'apparenza due storie di redenzione ed altruismo.

L'una ambientata in un contesto talmente drammatico da calamitare l'attenzione dello spettatore e nascondere o quantomeno porre in secondo piano le vicende familiari , l'altra in cui , giocando bene le sue carte, il regista  mette in evidenza il dramma della solitudine facendo così risaltare la figura del moderno eroe.

In teoria nulla da eccepire e se già parlai , forse un poco polemicamente , del John di Still Life come di un probabile personaggio disturbato che sopperisce alla mancanza di famiglia con i "suoi morti " , resta il fatto che a tutti gli effetti si tratta di una " brava persona " , nel senso più comune del termine,

così pure  Nawal , La donna che canta , ha speso tutta la vita ed ogni grammo di energia per i propri figli  , subendo ogni sorta di umiliazione possibile .

 

Un problema resta .

 

Entrambi si servono della loro posizione di supremazia psicologica nei confronti degli altri per riscattare una vita incompleta o mortificata , per scelta o per destino , non importa .

Ad un certo punto sono loro ad avere la mano , sta a loro giocare,  e scelgono entrambi il ricatto morale .

 

John troverà , dopo svariati tentativi, il coronamento dei suoi sogni indipendentemente da ciò che ne conseguirà,  e Nawal sa che difficilmente i figli potranno ignorare le sue ultime volontà , mettendo in moto  un meccanismo , accendendo  una miccia e lasciando agli altri l'onere delle conseguenze .

Così entrambi potranno essere sepolti col  Viso Rivolto al Cielo  , sereni perchè convinti di avere agito per il bene degli altri  oppure , perchè liberi da un fardello ora sulle spalle di chi resta .

 

 

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