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Il numero 14 palleggia in paradiso. Addio a Johan Cruijff
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Chi ama il calcio sa che una delle espressioni più ricorrenti è che nel calcio non si inventa mai nulla di nuovo. Le regole in linea di principio sono quelle stabilite ormai quasi un secolo fa, le differenze  (se ci sono) sono dovute a variazioni o integrazioni su aspetti particolari, ma alla fine la storia è semplicemente questa: undici uomini in campo contro altri undici, un pallone che rotola, due porte da difendere o da violare (dipende dal punto di vista).

Poi c'è chi difende e chi attacca, chi cerca di fare di goal e chi cerca di impedirlo, chi costruisce gioco e chi distrugge quello altrui. Insomma alla fine il football (come lo chiamava mio nonno, grande appassionato della disciplina e grande estimatore di Levratto, Meazza e Piola; per lui la parola calcio indicava un movimento del piede e basta. Per gli inglesi invece il termine football ha un significato un po' più ampio ma va bene così) è quella roba lì.

Ma se c'è stata una squadra che ha cercato di mandare tutto a gambe all'aria, fregandosene delle consuetudini che volevano (e vogliono) i difensori arcigni spazzolatori di palloni e le mezzeali talentuose e dai piedi sopraffini, quella è l'Ajax di Amsterdam (e di conseguenza la nazionale olandese) degli anni 70.

 

 

Una squadra strabiliante dove i terzini attaccavano, i difensori centrali erano più bravi a costruire gioco dei centrocampisti avversari, le mezzeali davano manforte in difesa e gli attaccanti svariavano continuamente su tutto il campo mandando a gambe all'aria le difese altrui.

Una compagine di talenti straordinari, e il più “talento” di tutti si chiamava Joahnn Crujff. E ci ha lasciato proprio oggi ad appena un mese dal compiere il suo sessantanovesimo anno di età.

 

 

Cruijff era nato il 25 aprile del 1947 nella periferia di Amsterdam, famiglia povera ma dignitosa, che si sosteneva grazie a un negozio ortofrutticolo, ma la morte prematura di papà Manus li getta nella disperazione.

Il piccolo Johann ha solo dodici anni , è un ragazzino smilzo e dai piedi piatti (cosa che gli valse il soprannome di “papero d'oro”) ma si è già fatto notare nelle giovanili dell'Ajax. Va a parlare con il vice presidente della società e riesce ad ottenere per la mamma un posto di addetta alle pulizie. Lui stesso abbandona presto la scuola per dedicarsi al calcio a tempo pieno.

A soli diciassette anni è già in prima squadra, a diciotto è titolare, a vent'anni è capocannoniere con 33 reti in trenta partite. Comincia dunque la leggenda di una squadra straordinaria capace di vincere tre Coppe dei Campioni consecutive irridendo gli avversari. Dopo di loro ci riuscirà solo un'altra compagine di eccezionale valore, il Bayern Monaco di Franz Beckenbauer e Gerd Müller, ma praticando un sistema di gioco più tradizionale.

Ma torniamo ai Lancieri biancorossi con Aiace Telamonio nello stemma, un gruppo di talenti strabilianti che si chiamano Ruud Krol, Johan Neeskens, Wim Suurbier e Arie Haan (solo per ricordarne alcuni) . E un gradino sopra gli altri c'è lui, il profeta del goal.

E chi se ne importa se nel 1973, subito dopo aver vinto la terza Coppa dei Campioni, se ne va al Barcellona, perché nell'immaginario dei tifosi di calcio Cruijff indossa solo due maglie: quella biancorossa dei Lancieri e quella arancione della nazionale Olandese. Entrambe rigorosamente con il numero 14.

 

 

E non importa neanche che la nazionale Oranje nonostante quello schieramento di talenti da far impallidire qualunque avversario non sia riuscita a vincere la coppa del Mondo (due finali perse consecutivamente nel 1974 e nel 1978), perché se c'è una squadra che è riuscita a far piazza pulita di nazionalismi e antipatie (che nel mondo del calcio forse prosperano più che in qualunque altro sport) e si è conquistata l'ammirazione incondizionata degli appassionati dell'arte pedatoria di ogni latitudine è proprio quella.

Talmente bella  e soprattutto talmente fuori da ogni paragone per il suo modo di interpretare il gioco da entrare nella leggenda, scavalcare l'ambito calcistico e diventare un fenomeno sociale e di costume.

Quando si parla dei “mitici anni 70” a chi si pensa? A molte cose, ai Pink Floyd e ai Led Zeppelin, a David Bowie e a John Lennon, alla contestazione giovanile e alla guerra del Viet Nam, a Dario Argento e a Steven Spielberg, alle copertine di Urania disegnate da Karel Thole e a Ciao 2001 in edicola, ai fumetti dell'Eternauta e a Atlas Ufo Robot, e pure a un sacco di altro.

Ma lì in mezzo sicuramente ci troverai anche le maglie arancioni dell'Olanda e la numero 14 di Johan Cruijff.

La settima arte non poteva certo ignorare un tale fenomeno e il prodotto più bello lo abbiamo realizzato proprio noi italiani.

 

 

Il Profeta del Goal è un film ideato e diretto da Sandro Ciotti non per celebrare il calciatore ma piuttosto per raccontare l'uomo. Cruijff viene ritratto sia nei momenti delle partite, nelle sue azioni più spettacolari, sia nei suoi aspetti più familiari. Un film che riesce a raccontare a tutto tondo la figura di un personaggio la cui dimensione di campione sportivo era talmente straordinaria da rischiare di cancellarne la parte più comunemente “umana.”

Una pellicola che proprio per questo motivo potrà essere apprezzata anche da coloro che non sono soliti ai discorsi da bar sport .

E che torna utile per ricordare quello che probabilmente è stato il miglior calciatore europeo del XX secolo, secondo al mondo forse solo a Pelè.

 

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  2. GIANNISV66
    di GIANNISV66

    Un po' di interventi a cui rispondere....bene bene! Dunque: intanto grazie per i vostri passaggi ed integrazioni, avete non solo apprezzato il post ma lo avete anche arricchito.
    Sulla presunzione di Cruijff non posso che essere d'accordo, la simpatia non era una qualità umana che lo accompagnasse. Ma senza voler fare della psicologia spicciola, credo che il fatto che la vita non gli avesse fatto sconti quando era ancora nell'infanzia (la morte del padre e le difficoltà economiche della famiglia) ne abbia segnato il carattere. Come giocatore aveva la consapevolezza di essere il migliore di tutti, e di esserlo nel contesto di una squadra che raccoglieva i migliori calciatori d'Europa (e del mondo). Emblematico quello che accadde nell'anno della sua prima esperienza spagnola: andò al Barcellona nonostante lo avesse voluto fortissimamente il Real Madrid (cui l'Ajax lo avrebbe ceduto volentieri, fu determinante la volontà di Johann di vestire la casacca blaugrana in un periodo in cui i passaggi li definivano le società), arrivò a campionato iniziato e con un Barcellona in fondo alla classifica, terminò con i catalani campioni di Spagna. Fu in quella stagione che realizzò uno strepitoso goal di tacco al volo contro l'Atletico Madrid in seguito al quale venne soprannominato l' "Olandese Volante".
    Le stagioni successive non furono ugualmente eccezionali, determinate anche da problemi con gli allenatori, sintomo che almeno sui rapporti umani il campione aveva qualcosa da imparare.
    Come ricorda @ethan la presunzione gli giocò qualche brutto tiro, come quando alla vigilia della finale del 1994 di Champions League "sparò" a zero sul gioco difensivo del Milan, avversario del suo Barcellona, rilevando che da una parte c'era Romario e dall'altra Desailly (come dire: noi abbiamo scelto uno dei migliori attaccanti in circolazione, loro hanno rinforzato il centrocampo con uno stopper). Andò finire che il Barca imbarcò una scoppola da paura e Desailly fece il goal del definitivo 4 - 0.
    Incidenti di percorso, e questo suo lato "spinoso" e poco accomodante in un certo senso ne hanno accresciuto la leggenda.
    Faccio un richiamo particolare sul dettagliato intervento di @fixer che mi trova d'accordo su molti punti tranne che in uno. Nulla da dire sulla grandezza di Maradona ma non fu mai migliore di Cruijff.
    Maradona era un giocatore straordinario, giocava in quello che è stato probabilmente il miglior Napoli della storia calcistica, ma a livello Europeo a parte una coppa Uefa non è riuscito a lasciare il segno (due partecipazioni in Coppa dei Campioni assai poco memorabili).
    Se c'è un giocatore di quegli anni che per colpi di classe e imprevedibilità si è avvicinato a Cruijff (avvicinato, non eguagliato eh!) quello era un altro olandese e si chiama Marco Van Basten. Anche lui ha terminato troppo presto la sua carriera anche se per motivi molto diversi.
    Oggi quella imprevedibilità nelle giocate io la vedo solo in Messi.
    C'è da dire che è molto difficile fare graduatorie quando si parla di campioni straordinari come quelli citati nei vari interventi e nel post, e so benissimo che a Pelè viene riconosciuta unanimemente da tutti coloro che si occupano di calcio un supremazia morale. Tuttavia se devo indicare il numero uno di tutti i tempi in una mia personale classifica allora dico senza esitare Cruijff.
    Un saluto e un grazie ancora a tutti voi.

  3. ed wood
    di ed wood

    bell'omaggio al più grande calciatore europeo di sempre...ha avuto solo la sfiga di giocarsi il mondiale contro una delle nazionali più forti di tutti i tempi, la Germania del 1974...anche se non ero ancora nato, ho visto quella partita su youtube e, facendo quattro conti e a giudicare dai nomi presenti in campo e sulle rispettive panchine, credo che quella finale all'Olympiastadion di Monaco abbia segnato un apice tecnico/tattico mai più raggiunto nella storia del calcio...altro che Barca-Real di oggi...ma per favore! ciao Gianni ;-)

    1. GIANNISV66
      di GIANNISV66

      Ciao Ed, grazie anche a te per il passaggio. In effetti le capacità innovative dell'Olanda non le ha avute nessuna squadra, anzi quelle che negli anni sono state indicate come le migliori per il gioco mostrato, a ben guardare erano "allieve" degli Oranje. Ad esempio se pensiamo al Milan di Sacchi, a mio avviso la squadra di casa nostra che ha fatto il calcio più innovativo e decisamente "di rottura" rispetto alla tradizione italiana, ricordava molto l'Olanda degli anni 70 (e aveva ben tre olandesi in squadra....sarà un caso?).
      E si possono dire le stesse cose del Barcellona di oggi (non certo del Real Madrid......).
      Certamente che per quanto buone possano essere le idee dell'allenatore, se poi in campo non metti interpreti all'altezza del copione allora........tutto rimane nella testa dell'ideatore.
      Ma c'è anche da dire che è capitato di vedere formazioni di ottimi esecutori guidati da allenatori non dico mediocri ma sicuramente non innovativi.
      Concordo con te sulla finale del 1974, una simile parata di fuoriclasse (da una parte e dall'altra) non si è più vista. Al contrario di te credo però che questo Barcellona sia una squadra veramente straordinaria che verrà ricordata negli anni a venire. Penso che Iniesta sia veramente "olandese" nell'interpretare il suo ruolo, un centrocampista completo che recupera palloni e detta i tempi dell'azione, è l'uomo in più in difesa e può essere l'attaccante aggiunto. Per me è lui il vero numero uno (e lo dico con tutto il rispetto per Messi che comunque considero un fenomeno.....).
      Un saluto

    2. ed wood
      di ed wood

      sì infatti è scandaloso che Iniesta si ritirerà senza aver mai vinto un pallone d'oro :-/

  4. NOG8
    di NOG8

    Ho visto "Il profeta del gol" con il mio povero padre, io e lui tifosissimi dell'Inter, ma estasiati dal bel gioco di Olanda e Ajax, come scrivi giustamente, non vi era antipatia e nemmeno rivalita' accesa verso gli Orange.
    Nel mio primo torneo di Subbuteo inventai una squadra l'OLITA , meta' Olanda e meta' Italia, un giocatore Azzurro e uno Orange, non arrivai primo, ma terzo, mi sentivo come le due nazionali; finaliste e semifinaliste, ma mai vincitrici, anche se dopo arrivo' per noi Espana'82, ma li' e' un'altra storia.
    Mi ha fatto tanto piacere che qualcuno si sia ricordato di questo piccolo, grande dono che Sandro Ciotti ha fatto a un Grande Calciatore e a tutti gli appassionati di un calcio che non c'e' piu'. NOG8

  5. NOG8
    di NOG8

    Aggiungo, se mi e' concesso, che nel torneo di Subbuteo, i giocatori li ho accuratamente pitturati io: maglia azzurra, calzoncini arancioni, calzettoni bianchi.

    1. GIANNISV66
      di GIANNISV66

      Quanti ricordi col subbuteo........per la nostra generazione ha rappresentato un passaggio quasi obbligato (almeno per i maschietti.....in verità non ricordo di aver mai visto una ragazza china sul panno verde a dare ditate agli ometti). Io ero veramente scarso ma mi divertivo molto lo stesso.

    2. NOG8
      di NOG8

      Ciao, io vado per i 48 anni e quando feci il torneo con la squadra mista OLITA, ne avevo 12 di anni, l'Olanda, che fu un vero miracolo, per il gioco espresso, era in fase di declino, ma rimase in me ammirazione e stupore per le imprese che fecero sia l'Olanda, appunto, che l'Ajax.
      Per quanto riguarda il Subbuteo ho fatto diversi tornei amatoriali sino a qualche anno fa', ora che ho due bimbi gioco con loro, ce l'ho sempre messa tutta ma i miei piazzamenti sono sempre stati da media/bassa classifica. Non smettero mai di giocarci lo amo troppo come gioco. Il tuo articolo su Cruyiff ha destato in me tanti ricordi, grazie. Ciao NOG8.

  6. BobtheHeat
    di BobtheHeat

    PS # Volevo solo informare gli appassionati che oggi in edicola è disponibile un piccolo "quaderno sul nostro beneamato". Con la gazzetta. 5€ . Appena preso.:-) :-) :-)

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