L’anziana signora entrò nella hall dello svettante grattacielo e fu subito un accorrere di uscieri, impiegati e giornalisti che la salutarono rispettosamente accompagnandola all’ascensore; al ventesimo piano la aspettava , ossequioso e sorridente, l’intero consiglio di amministrazione di quella società interamente sua , ora che il suo amato marito era morto combattendo a Verdun; che uomo impossibile, pensava lei, a sessant’anni suonati era corso volontario a combattere i crucchi i Francia, pur di non stare fermo qui, a dirigere il più famoso giornale dello Stato. Salutò gentilmente tutte quelle persone e chiese di poter appartarsi un ‘oretta nel proprio ufficio . Entrò in quel ricettacolo di ricordi , si sedette sulla consunta poltrona in pelle di caribù che per tanti anni aveva accolto suo marito quando necessitava di massima concentrazione. Rilesse ancora una volta le poche righe del telegramma con cui le comunicavano la morte di colui che forse fu l’ultimo dei grandi uomini che civilizzarono la Nuova Frontiera .
Era tutto iniziata quella mattina di sole splendente in Oklahoma, in una landa semidesertica. Loro, giovani sposini pieni di sogni e migliaia e migliaia di persone erano lì , su tutti i mezzi di locomozione disponibili : le prime tre file, estese da non vederne la fine, comprendevano i grandi carri trainati da cavalli , buoi, persino asini ; dietro formavano la seconda fila i carretti più piccoli , carichi all’inverosimile di persone e cose, tirati dagli animali più disparati (persino cani) ; seguivano poi coloro che non avendo mezzo alcuno restavano in piedi, con i visi tesi all’idea dello sforzo a cui avrebbero sottoposto le loro gambe. Tutt’intorno la massa delle persone a cavallo , pronte allo slancio, lo sguardo fisso ai lontani traguardi. Il reparto di soldati incaricato dell’ordine pubblico restava immobile da un lato, le spade sguainate che lampeggiavano al sole nascente. Era la “corsa della speranza” la grande assegnazione di terre voluta dal governo per colonizzare il West ; oltre questa fascia di terra brulla vi erano enormi distese di campi irrigui, boschi e colline, fiumi e selvaggina e ognuno poteva delimitarsi il pezzo di terreno su cui arrivava per primo ; per legge diventava suo gratuitamente. Quando fu dato il via i cavalieri furono i più veloci a raggiungere il verde, mentre i carri si lanciavano all’impazzata dietro di loro; molti ruppero gli assi delle ruote capovolgendosi e frenando l’impeto di chi era dietro, molti carri piccoli superarono i grossi ma si schiantarano contro i primi alberi , impossibilitati a rallentare quella corsa selvaggia , in un groviglio di animali, suppellettili, persone e bambini urlanti di terrore; in lontananza si udivano già i primi spari delle armi che definifavono le liti sulla titolarità dei posti occupati . La massa degli appiedati non andò lontano e dovette contentarsi di terreni brulli e ostili, che per anni lavorarono spezzandosi la schiena , ma che in seguito li avrebbero premiati con il petrolio sottostante. Lei continuava la corsa in avanti, con il suo carro squassato dai colpi delle ruote sulle radici , pregando che non si cappottasse, il cuore pieno di speranza all’idea che suo marito, a cavallo, l’avrebbe aspettata quando avesse trovato il punto giusto; e così fu ; nacquero le prime case coloniche, poi un agglomerato con negozi, locanda e , finalmente, il giornale locale . La speranza , che aveva spinto una massa di persone derelitte a tentare il tutto per tutto , aveva abbondantemente ripagato chi era sopravvissuto a quell’esperienza devastante
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