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La seduzione del luogo
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Adorava Chieti. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio "la mitizzava smisuratamente" Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin..." No, fammi cominciare da capo... capitolo primo. "Era troppo romantico riguardo a Chieti


Sono andato a vedere giovedì scorso, giorno della sua uscita nelle sale, Lo chiamavano Jeeg Robot, che ha ricevuto molta attenzione e molto entusiasmo da parte della stampa e di chi l’ha visto in genere.
Non vi parlerò però del film - potete leggervi le molte recensioni che ci sono sul sito, quasi tutte positive - ma di ciò che mi ha spinto a vederlo: la curiosità per un film italiano che prova a cimentarsi nel genere, evadendo da ciò che il cinema italiano ci ha abituato ad essere (un tempo gloriosamente, poi sempre più manieristicamente). O, forse meglio, provando a recuperare qualcosa che non ha saputo più essere.
Per qualsiasi cineasta italiano che si cimenti in questo compito esiste, credo, ha un ostacolo. Si chiama Bel Paese. Il nostro territorio, i suoi borghi, i suoi monumenti. Un paesaggio - lo sappiamo - spettacolare, unico. Impossibile non amarlo e difenderlo. Ma con una dimensione molto provinciale e spesso fortemente connotata da molto evidenti segni (vestigia!) del passato.
Non è un caso allora che se uno si deve inventare una storia che esca dai canoni - il neorealismo, la commedia all’italiana - deve spingersi altrove, Deve usare un luogo che lo proietti in un immaginario diverso da quello dei borghi medioevali, dei villaggi arrampicati sui colli o affacciati sul mare e dai panni stesi. C’è chi di questo immaginario ancora oggi si fa cantore (pensiamo a Tornatore), c’è chi cerca di allontanarsene. Girare una vicenda di supereroi a Orvieto, o una spy-story ad Amalfi - ammettiamolo - non è facile.
Ecco che vengono in aiuto, forse, i non luoghi: periferie e ambienti anonimi o poco osservati, capaci di ispirare storie non condannate alla rappresentazione del luogo. Tor Bella Monaca per Jeeg, ma anche le torri del Villaggio Coppola per L'imbalsamatore, la Milano per nulla stereotipata di Cosa voglio di più di Soldini e quella di L'intrepido di Amelio. O ancora Ostia - altro "non luogo" degradato ma ottimo scenario per Non essere cattivo. Anche l'anonima Svizzera (italiana!) di Le conseguenze dell'amore appartiene a questa categoria: o perlomeno soddisfa un medesimo bisogno.
Rileggo i titoli citati, penso ai molti mancanti che non mi venogno in mente e penso anche che questi sono film italiani recenti che ho in qualche modo apprezzato.
E mi domando anche se io abbia da sempre avuto bisogno segretamente di evadere dall'Italia. Almeno da quella da cartolina. Sarà così anche per il cinema italiano che verrà?

 

PS. Il titolo La seduzione del luogo l'ho preso a prestito da quello di un bellissimo libro dello studioso d'architettura Joseph Rykwert, che parla di città, di utopia (non luogo, appunto) di passato e di futuro. Lettura molto consigliata.

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  2. mck
    di mck

    la Grande Bellezza (Grand Tour Devastazione):
    Libri:
    -- Mirko Volpi - Oceano Padano - Laterza
    MultiMedia:
    -- http://www.padaniaclassics.com/
    -- http://padaniaclassics.tumblr.com/
    Film (per il ripristino di un Paesaggio morale):
    Noi Credevamo - Mario Martone
    http://41.media.tumblr.com/9f429116ea866412e28f260d02a80f86/tumblr_o1z5qdZ94B1s8q6hbo1_1280.jpg
    Sipario.

  3. Ascasubi
    di Ascasubi

    Nell'Italia del diciottesimo secolo, quella del Grand Tour, c'era anche chi - pur rimanendo estasiato da un passato che non finiva mai di essere scoperto e pur traendone ispirazione - c'era chi si immaginava un paesaggio-altro, onirico, ancora più maestoso e soverchiante. Piranesi.
    Voglio dire: la ricerca di un non-luogo può anche essere una soluzione, ma non una strada obbligata, sempre che si metta in gioco la fantasia.
    Un lastrone di cemento scarabocchiato dagli spray ma colorato dalla presenza di un vampiro o di un saltimbanco mascherato può essere stuzzicante, il dato grottesco di uno svincolo autostradale che termina in un orto può fornire presupposti suggestivi non solo per un doc-denuncia ma anche per vicende strampalate. Ma, come dicevo, ci sono anche gli effetti speciali, su tutti - e per iniziare - quelli della nostra fantasia, poi quelli sempre più a portata di mano della tecnologia digitale. Un uso sapiente e non lezioso. Gli effetti speciali, la cosiddetta realtà aumentata sono per chi non si accontenta, e allora via con le Ipercattedrali, coi castelli sterminati, col labirinto di colonne corinzie dalle dimensioni di sequoie, coi palazzi dalle scalinate infinite, con le segrete sotterranee più grandi di una città...
    L'america è fatta (anche ma non solo) di non luoghi, ma l'immaginario cinematografico, la continua prova sovrapposta di generi filmici diversi, ha trasformato luoghi squallidi in miti, qui non esiste più un non-luogo. Ma gli americani si sono immaginati Gotham, noi per timore non ci proviamo neanche. Perché siamo troppo carini? O forse perché non siamo abbastanza coraggiosi?

  4. fabius 1
    di fabius 1

    Alla tua lista aggiungerei il "Quadraro" a Roma dove Ascanio Celestini ha girato "Viva la sposa"

  5. Grazia
    di Grazia

    "E' stato il figlio" di Daniele Ciprì

  6. surfcasting
    di surfcasting

    che l' Italia sia provinciale ( e pure il suo cinema ) non c'è dubbio alcuno , ma non è certo colpa di Orvieto o di Amalfi, e non è costruendo orribili periferie ( ed ambientandoci film ) che smetterà di esserlo, tra l'altro nelle suddette periferie la mentalità è quantomai provinciale, forse più che nei piccoli centri . comunque Salvatores è un pezzo che fa ottimo cinema di genere , e non so perchè tutti lo detestano... ( non io però )...

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