Mentre scorrono i titoli di coda, sulle note di Ray Orbison, mi affretto ad uscire dalla sala ancora buia con la voglia irrefrenabile di accendermi una sigaretta. Raramente mi è capitato, di solito preferisco restarmene seduto a leggere i titoli e a pensare tra me e me al film che ho appena visto. Stavolta mi alzo un pò infastidito, esausto, confuso. Esco, accendo la sigaretta e la divoro quasi famelicamente. Ascolto i vari pareri quasi estraniato, senza commentare. C'è chi grida al capolavoro, e c'è chi invece con l'infallibile snobismo che lo contraddistingue, si espone con un "non mi è piaciuto per niente". Al ritorno in auto, continuo a tacere sul film preferendo parlare di altro, magari dellìallenamento fatto poche ore prima, del nostro mister che ci ha concesso di andarcene dieci minuti prima proprio per andare a vedere il film.
Solo ora, qui nella mia stanza, dopo aver letto varie altre recensioni, provo a parlare del film. Film che continua a lasciarmi perplesso, impossibilitandomi a scriverne una recensione e a dare un voto che non sia suscettibile di ripensamenti. Beh, effetto decisamente inusuale dopo la visione di un film. E ancora non capisco se sia un bene o un male.
Stupore, coinvolgimento, passione, delusione, poi ancora stupore, poi rilassamento, poi ancora delusione. Infine, stanchezza totale. E confusione. E' il mix impazzito di emozioni che provoca la visione di The Hateful Eight, bombardamento emotivo allo stato puro. Insomma, è Tarantino al 100%, prendere o lasciare.
Ci sono momenti di cinema di impressionante potenza visiva. Penso all'incipit, sulle note della colonna sonora morriconiana che (lo ammetto), non è proprio quello che mi ha aspettavo ma è comunque mirabile, una partitura elaborata e poliedrica, che rimanda alla memoria musiche quali quella di La classe operaia va in paradiso, ad esempio, o La cosa di Carpenter, con il quale il film ha molte analogie (e del resto, a quanto leggo, alcuni brani sono presi proprio da quel film, per il quale il maestro aveva curato la colonna sonora). O ancora alla sequenza con la quale Tarantino ci mostra, al ralenty, l'avanzare della carrozza e l'affannosa corsa dei cavalli (bellissima!). O ancora la sequenza nella quale fa capolino la bellissima canzone dei White Stripes Apple Blossom. E poi c'è una Jennifer Jason Leigh straordinaria in ogni sua apparizione, con quel bel faccino pronto a sputare sangue o merda su chiunque non le vada a genio (P.S. Si riconferma una certa misoginia nel suo personaggio, o è forse il contrario? bohhh). Il sangue, stavolta, fuoriesce quando deve uscire, insomma non è, come in Django Unchained, a volte fuoriposto. Il discorso sulla Guerra Civile Americana, che ha diviso e continua a dividere una Nazione intera, è necessario e affrontato giustamente.
E allora, cosa c'è che non va? Secondo me stavolta Quentin ha toppato su quello che è il suo marchio di fabbrica. I dialoghi. Lunghissimi, estenuanti, a volte fastidiosi. Raccogliere quasi tre ore all'interno di un'unica ambientazione, e parlare, parlare, parlare (a volte in modi estremamente forbiti, cosa che mal si addice a uomini ignoranti come quelli del West) è davvero troppo, anche per lo spettatore più paziente, quale in genere mi ritengo io.
Forse è l'amore viscerale che provo per Quentin a farmi restare ancora interdetto. Purtroppo, quando si ama alla follia un regista, un cantautore, un calciatore, non si può evitare di rimarcare quando questi sbaglia un film, una canzone, un assist decisivo. Quentin sbaglia per eccesso, il che non è eccessivamente un male. Ma resta un retrogusto amaro.
Film ipercitazionista, del suo cinema e di quello altrui. Ti tornano in mente Le iene, Bastardi senza gloria, anche Pulp Fiction (l'aneddoto sull'orologio paragonabile all'aneddoto sulla fine del figlio del generale raccontato da Jackson, insomma il gusto per l'assurdo c'è sempre...).
"La giustizia applicata senza assenza di passione corre il rischio di non essere giusta", dice il maggiore Warren. E' una frase sulla quale bisognerebbe discutere e che apre lo sguardo e la mente a una "revisione" necessariamente "morale" dell'opera.
E se fosse un grandissimo film, ma io ancora non me ne sono reso conto?
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bel pezzo, onesto, scritto col cuore, ciao :)
Visto ieri.
Primissima impressione: non mi è affatto piaciuto.
Pregi: consueta tecnica sopraffina, ottima direzione di attori impeccabili (per quanto assuefatti ad un gigionismo un po' artefatto).
Difetti: storia impalpabile ed inconsistente; violenza manieristica, che ti aspetti colpo dopo colpo, squartamento dopo squartamento, schizzo dopo schizzo; alcune incongruenze o "raffazzonamenti" (sinceramente non ho ben capito il contegno tenuto dal personaggio di Bruce Dern); voce fuori campo che piomba dall'alto e regala al film un non necessario effetto straniante.
Per il momento non ho nemmeno voglia di rivederlo; ma con Tarantino mai dire un'ultima parola. Credo, comunque, che mi asterrò dallo scriverne, pur continuando a leggere i vostri interessantissimi contributi.
Completamente d'accordo con te...tecnica sopraffina sono le parole giuste...soprattutto negli esterni. E' un film che va comunque visto almeno un paio di volte ma, per quanto mi riguarda, la prima visione conta moltissimo.
Un affettuoso ringraziamento anche a @spopola, @amandagriss e @Tex61 per essere intervenuti. Beh, mi fa piacere pensare che non sia l'unico ad avere avuto questo effetto straniante. @MarioC: ti capisco, anche io la pensavo come te appena uscito dalla sala ma mi sto pian piano ricredendo. Mi trovo pienamente d'accordo con quanto scritto da @Valerio(spopola), è un film molto più vicino al cinema classico americano che non ai modelli italiani che Tarantino ha sempre omaggiato.
Vorrei aggiungere un aspetto a mio avviso interessante. Nell'intervista di Quentin proprio a FilmTv, il regista dice: "Django Unchained è un film a suo modo politico [...]. Forse anche Hateful Eight ha qualcosa di politico, ma non era nelle mie intenzioni". Ecco, forse non era nelle sue intenzioni, ma a me sembra che "Hateful Eight" sia molto più "politico" dello stesso Django, e per questo motivo forse anche più importante.
Un saluto a tutti voi!
Ciao, ti posso confermare che visto uma seconda volta cambia tutto. La prima volta l'ho visto a Melzo assieme a Roberto Fabio e tanti altri e ho provate le tue stesse sensazioni. L'ho rivisto due giorni fa e mi è piaciuto moltissimo. Ho notato particolari precedentemente ignorati e ho fatto caso a numerosi accorgimenti tecnici e stilistici che mi erano passati inosservati la prima volta. La seconda volta è necessaria e non è da escludere che alla terza visione me ne innamori completamente . Un saluto.
Grazie per il passaggio @Isin89, mi convinco sempre di più che possa essere davvero così. Ciao!
Cari Alberto e Rocky, e se vi dicessi che per me è stata la terza la visione più importante, mi date del pazzo? Ok, datemelo pure... ;-)
Rivisto ieri sera con Pippus e suo figlio, lo ha(n) gradito parecchio e pure lui mi ha detto lo rivedrà, ho definitivamente accantonato quelle poche remore che, pur avendolo gradito molto alla prima visione, ancora forse avevo (il famoso "effetto straniante" che ci ha preso un po' tutti di cui sopra).
Non lo ritengo il suo film migliore e ne ho altri che amo molto di più, ma al contempo mi pare un buon film e anche la staticità e la "lentezza" (maddeché... ;-) criticate da molti mi paiono quanto mai programmate e funzionali al tipo di storia, molto teatrale, che raccontano.
Per me un film che cresce dentro pian piano e migliora ad ogni successiva visione. ;-)
Io non l'ho ancora visto, ma temo che avrò le tue stesse perplessità e, dopo due visioni,mi piacerà molto.
Sì in effetti questa sensazione accomuna davvero molti di noi... prossimamente lo rivedrò in lingua originale per cercare di farmi un'idea definitiva... Ciao e grazie per il passaggio
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