Anna Frank
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Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, una ricorrenza internazionale in commemorazione delle vittime dell'Olocausto. Come ogni anno, tante sono le iniziative cinematografiche (quest'anno è possibile vedere in sala Il labirinto del silenzio, Il figlio di Saul, The Eichmann Show e Una volta nella vita) e televisive dedicate all'argomento. Mentre quasi tutte le reti optano per la programmazione di titoli divenuti ormai classici (a cominciare da Il pianista di Roman Polanski scelto da Canale 5 per finire con La scelta di Sophie optato da Raidue e Appartamento ad Atene su Iris), Rete 4 propone agli spettatori una serata di titoli inediti, che si apre alle 21:10.
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Il primo titolo proposto dalla rete diretta da Sebastiano Lombardi è Naked Among Wolves - Il bambino nella valigia di Philipp Kadelbach. Prodotto nel 2015 dalla Germania, il film si basa sul classico romanzo antifascista scritto dal prigioniero comunista Bruno Apitz, tradotto in oltre 30 lingue e venduto in più di due milioni di copie. Le riprese del tv movie si sono svolte a Buchenwald sotto l'attenta consulenza di storici esperti e con l'avallo dei testimoni sopravvissuti al campo di concentramento. Già vincitore di un Emmy, Kadelbach per Il bambino nella valigia ha ottenuto il Bavarian TV Award come miglior regista dell'anno.
Già trasposto per il cinema nel 1963 da Frank Beyer, Il bambino nella valigia ci porta poche settimane prima della liberazione all'interno del campo di concentramento di Buchenwald, dove un gruppo di prigionieri rischia la propria vita per nascondere un piccolo bambino ebreo. Nel marzo del 1945, con la caduta di Hitler oramai imminente e con la disperazione che prende il sopravvento su tutto, i leader della Resistenza preparano una rivolta nel campo ma i loro piani pensati con estrema precisione sono stravolti quando un nuovo detenuto polacco arriva con un bambino di tre anni nascosto nella sua valigia. Il prigioniero Hans Pippig scopre il piccolo e decide di nasconderlo nel magazzino dove lavora. Sebbene occultare la presenza del bambino sia una minaccia per l'intero movimento clandestino di resistenza, i prigionieri decidono di far fronte comune per salvarlo dalla morte certa rendendosi protagonisti di un atto di grande umanità in un contesto dall'inimmaginabile brutalità.
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Dopo Il bambino nella valigia, il palinsesto della generalista di casa Mediaset prosegue il suo omaggio con l'emissione del documentario, anch'esso in prima tv, Senza via di scampo - La vera storia di Anna Frank, firmato da Paula Foce. In un momento in cui la figura di Anna Frank ritorna in auge grazie a una nuova trasposizione filmica del suo celebre diario che sarà presentata in maniera speciale al prossimo Festival di Berlino, Paula Foce sceglie di raccontare un aspetto inedito dell'adolescente ebrea partendo dal ritrovamento di alcune lettere scritte da Otto Frank, in cui si batteva per ottenere un visto per far espatriare le due figlie Anna e Margot e la moglie Edith negli Stati Uniti. Perse per circa settant'anni, le lettere sono state ritrovate casualmente nelle polverose profondità degli archivi YIVO, l'istituto di ricerca ebraico, con grande stupore degli esperti che ne disconoscevano l'esistenza.
Nel documentario, i sopravvissuti della famiglia di Anna raccontano le innumerevoli ricerche da loro condotte per creare una sorta di santuario dedicato ai Frank. Buddy, cugino e migliore amico di Anna, parla della loro infanzia , condivide inedite immagini e lettere, e rivela il contenuto dell'ultima lettera scritta da Otto prima di nascondersi. Eva Schloss, sorellastra di Anna, racconta invece altri personali aneddoti sui Frank: più di qualsiasi altro sopravvissuto alla Shoah, Eva ha visto la sua esistenza scorrere in parallelo con quella di Anna. I suoi racconti partono da quando nel 1933 i Frank cercarono rifugio ad Amsterdam, stessa città in cui era arrivata la famiglia di Eva per i medesimi motivi.
Man mano che il nazismo prendeva piede in tutta Europa, la disperazione di Otto Frank aumentava a dismisura. Trovando chiusa ogni porta di salvezza, si rivolse agli Stati Uniti ma le risposte alle sue lettere da parte del dipartimento di stato americano lasciano emergere un quadro fallimentare di come il mondo rispondesse alla follia nazista e gestisse la rammatica situazione dei rifugiati ebrei.
«30 Aprile 1941. Caro Charlie, sono costretto a guardare altrove per emigrare e, da quanto mi sembra di capire, gli Stati Uniti d'Americano sono al momento l'unico paese in cui potremmo andare. Forse ricordi che ho due figlie: è soprattutto il loro bene quello di cui dobbiamo prenderci cura. Il nostro destino è di minore importanza. Con affetto, Otto Frank». Termina così bruscamente una delle lettere: due anni dopo, i Frank furono arrestati dalla Gestapo e deportati ad Auschwitz. Dopo aver vissuto per un paio di mesi lì, Anna e Margot vennero stipate in un carico di donne per Bergen Belsen, dove morirono di tifo e dove Buddy Elias si reca in una visita ad alto tasso emozionante. Dopo la fine della guerra, Otto cercò i suoi cari scoprendo che erano tutti morti. Ha poi sposato Fritzi, la madre di Eva il cui marito era morto ad Auschwitz. Trovò però il diario della figlia Anna, una struggente finestra nell'animo di una adolescente che sperava in un futuro senza pregiudizi alla cui diffusione Eva ha dedicato tutta la sua vita.
Alla voce dei familiari di Anna, nel documentario si aggiunge anche quella del maggiore Leonard Berney, tra i liberatori di Bergen Belsen.
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La speciale programmazione di Rete 4 termina poi con la riproposizione dello straordinario Memoria dei campi, firmato da Alfred Hitchcock: trovate qui tutti i dettagli del documentario che lo scorso anno, in prima visione, lasciò storditi milioni di spettatori.
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