E' di questi giorni la polemica riguardo la mancanza di nomination agli Oscar per registi e attori di colore. Spike Lee e Jada Pinkett Smith (la moglie di Will Smith, grande escluso per la sua interpretazione in "Zona d'ombra") si sono fatti promotori di un boicottaggio della cerimonia della consegna della prestigiosa statuetta. Pare infatti che il regista Lee si sia risentito della mancanza di afroamericani nella lista delle nomination da almeno 2 anni. Personalmente sono contraria anche alle quote rosa, ma questo è un mio pensiero e rispetto comunque tutte le forme di protesta, anche se in questo caso mi sembra alquanto superficiale. Aspetto infatti di vedere quale sarà la decisione del presentatore della serata Chris Rock, che ha dichiarato: “gli Oscar? la versione bianca dei Bet Awards”. E quindi? Che farà? parteciperà o no a questo gran baraccone “dei bianchi”? La serata della premiazione sarà il 28 febbraio.
Mentre aspetto che Rock faccia i suoi conti per vedere cosa gli conviene fare, io ritorno con la mente ad un grande attore, che non ha mai nascosto come la pensasse riguardo a certi meccanismi di Hollywood e che nonostante tutto ha sempre lavorato ad altissimi livelli: Geroge C. Scott.
Scott è sempre stato polemico nei confronti di Hollywood e del suo establishment: rifiutò nel 1962 una nomination come miglior attore non protagonista nel film “Lo spaccone”, e nel 1971 rimase celebre il suo RIFIUTO ad ACCETTARE l'Oscar come miglior attore protagonista per il film “Patton – il generale d'acciaio”.
Notare bene: Scott rifiutò il premio, non si limitò a non ritirarlo per poi mostrarlo sul caminetto di casa propria. Scott dichiarò proprio da casa sua: “Le cerimonie sono una sfilata di carne di due ore, un public display con suspense forzata per motivi economici”
Il premio venne ritirato dal produttore del film.
Sarò d'altri tempi, ma attribuisco alle proteste un valore un tantino differente da quello di “ripicca” per non essere partecipe del grande gioco di Hollywood.
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Spike Lee francamente ha un po' scocciato... è una polemica del tutto sterile e strumentale. Anch'io non assegno questo grande valore artistico agli Oscar, ma rimane l'unico premio di cinema al mondo che mantenga intatto il suo prestigio e credo lo manterrà ancora a lungo. Se veramente voleva boicottare l'Academy Spike perché non ha rifiutato anche lui l'Oscar alla carriera che gli hanno dato due mesi fa? Invece è andato e sembrava riconciliato con l'Academy che ha sempre snobbato il suo cinema.... adesso si accorge che non vengono candidati gli afroamericani... che poi non è vero perché negli ultimi anni l'Academy ha avuto una maggiore attenzione verso gli attori di colore... tanto per dire, Octavia Spencer ha vinto un Oscar per un film a mio parere un po' banalotto come The help... Spike Lee è un ottimo regista ma le sue prese di posizione sono spesso inutili o controproducenti... mi risulta che anche verso gli italiani sia stato più volte provocatorio... ma tant'è, pazienza. Forse non ha capito che l'Oscar è un premio commerciale. George C. Scott fu più coerente. Un saluto
Non è una presa di posizione: l'ho spiegato meglio sopra, Stefano. Forza, sosteniamo Spike. E abbasso George C. Scott e il suo snobismo esercitato nella "Torre d'Avorio". Coraggio, Stefano: da questo sito ci aspettiamo coraggio!
A me pare più snob uno che butta tutto sulle questioni razziali quando il giochino non gli torna più ai suoi comodi piuttosto che uno che ai quei giochini non ha mai voluto partecipare...eh !
....ovviamente, ragazzi, io ed Ale siamo amici da una vita. E spero di restare amici a lungo: nessuna offesa, intendiamoci! Punti di vista diversi. E a volte, il mio impulso mi spinge a sfogarmi in maniera troppo "accesa". Un caro abbraccio, Ale!
Ma figurati. ...solo stai sereno maurri, che mi sembra che hai mescolato un po' troppe questioni che ti fanno alterare :)
Ho sempre ammirato le interpretazioni di George C. Scott e anche la legittimità della sua scelta di rifiutare l'Oscar (con ragioni peraltro validissime), tuttavia sostengo in pieno la causa di Spike Lee e soci (moralista e interessata quanto si vuole, non lo sarà mai fino al livello delle fondamenta economico industriali su cui si regge l'ormai decrepita e anacronistica Academy). Aldilà della puerile richiesta di attenzione da parte dell'establishment cinematografico, d'altronde anche questa un'ipocrisia del tutto comprensibile (pure le donne rivendicano giustamente da decenni quote rose in politica, in ruoli dirigenziali, amministrativi o impiegatizi e non per lavori in miniera o in fonderia) in questo momento storico statunitense ritengo sia simbolicamente importante per il suo riallacciarsi, più in generale, alla causa degli afro-americani, i quali nonostante un presidente rieletto (dimostratosi così timido e moderato da rasentare l'impotenza) non se la stanno passando proprio benissimo in società, ovvero per le strade e nei quartieri, dove da qualche tempo pare che diversi agenti delle forze dell'ordine abbiano ripreso l'hobby di scaricare almeno una dozzina di proiettili su presunti sospetti prima di verificare se siano armati e pericolosi (evidentemente è meno problematico perquisire un cadavere crivellato di colpi). Per cui tra Scott e Lee, faccio infine tanto di cappello a Tarantino per la coraggiosissima presa di posizione in favore delle fasce di popolazione afro-americane bersagliate da alcune frange della polizia americana (hops, quest'anno anche lui è stato snobbato dalle nomination... guarda a volte le coincidenze...). Boutade conclusiva: a quando un Academy gestita da persone di colore che riservi ogni due anni qualche premio di consolazione a maestranze bianche (le quali ovviamente non avranno di che lamentarsi)??
Assolutamente d'accordo sui principi che illustri, ci mancherebbe...e rispetto anche la presa di posizione di Spike Lee & C. se davvero volta alla protezione dei diritti degli afroamericani per ottenere il giusto riconoscimento (se meritato). Nutro qualche perplessità a riguardo, ed è per questo che ho volto il mio sguardo su chi ha sempre rifiutato di salire su certi carrozzoni anche quando gli è stata offerta la migliore condizione per farlo (mi riferisco all'Oscar rifiutato naturalmente). Proprio perché condivido in pieno quello che dici, avrei apprezzato di più un boicottaggio alla premiazione degli Oscar proprio per sottolineare l'attenzione sui terribili fatti che affliggono gli afroamericani in questi ultimi tempi...piuttosto che per una nomination mancata ;)
Però Inside, i problemi della segregazione razziale e della violenza dei poliziotti bianchi contro la popolazione nera non sono cose che si risolvono (neanche in microscopica parte) grazie ad un boicottaggio o ad una polemica in un settore marginale e "derivativo" della vita sociale come l'industria cinematografica.. Non credo che avere un occhio di riguardo per attori e registi neri nella scelta dei primi Oscar possa giovare all'integrazione razziale in USA, ma proprio per niente. Anzi, sarebbe una beffa, un contentino, una mossa ipocrita e paracula, proprio perchè sarebbe una cosa forzata, imposta dall'esterno, slegata ai reali meriti artistici (poi vabbeh, lasciamo perdere il fatto che spesso vincano i mediocri agli Oscar, ma questo è un altro discorso).
Secondo me, PRIMA deve cambiare la società. E dopo, come conseguenza nel medio-lungo periodo, vedremo più equilibrio razziale nella presenza agli Oscar. Eventualmente, eh! Perchè non è detto...non sta scritto da nessuna parte che, a parità di condizioni, i neri valgano quanto i bianchi nell'arte cinematografica. Può darsi, ma non è detto. Grazie a Dio siamo diversi. Grazie a Dio, c'è chi corre i 100 metri piani sempre sotto i 10 secondi (i neri, guarda un po') e chi nun-gliela-fà, ma manco dopo secoli di allenamento e di doping (i bianchi).
In Sudafrica ancora si lamentano perchè gli Springboks (la nazionale di rugby) è in gran parte composta da bianchi. Tutti a dire: è colpa del razzismo. Ebbene no: è che il rugby si addice di più, per tradizione e caratteristiche tecniche ed atletiche, ai bianchi. Come dimostra il fatto che i Bafana Bafana (la nazionale di calcio sudafricana) sono in larga parte neri. Stessa cosa in Francia (rugby bianco - calcio nero, tendenzialmente).
E allora dove sta il razzismo? Il Sistema non guarda in faccia a nessuno: se sei utile, ti fanno lavorare, che tu abbia la pelle nera, bianca o verde. Il vittimismo di Spike Lee è fuori luogo, ancora una volta. E io la penso come Maghella, anche sulle quote rosa.
Penso sia giusto premettere una cosa abbastanza ovvia Ed, cioè che l'arte cinematografica con l'Oscar non c'ha mai azzeccato nulla. Dunque dovremmo seriamente prendere l'Academy per quello che realmente rappresenta e sempre ha rappresentato, ovvero un premio di carattere istituzionale mosso in maniera quasi esclusiva da ragioni economico/industriali e influenzato in buona parte da questioni politiche e sociali (influenza naturalmente modificatasi nel corso della sua quasi secolare storia). Perciò devo dissentire da quanto affermi nel primo paragrafo. Infatti l'Academy, in questo determinato periodo storico statunitense (con una radicalizzazione politica e sociale che sta sempre più permeando entrambi gli schieramenti) le nomination non le ha assegnate agli afroamericani (questo è il dato di fatto da considerare, e non il suo ipotetico contrario) e non è un caso a parer mio; lungi dal sostenere un intento direttamente risolutivo nel mio commento, credo colga invece nel segno il portare in superficie un allarme concreto, un sentire che sembra si stia diffondendo in tutti gli strati sociali americani compreso il loro establishment (più o meno) culturale. Con quello che succede oggigiorno perché pensare agli afroamericani in termini di "contentini" (che non hanno ricevuto!!), mi focalizzerei al contrario sui meriti che effettivamente dall'anno scorso non gli sono stati riconosciuti (penso sia inutile disquisire sui livelli delle ultime nomination no?). Sul tuo secondo paragrafo ("prima deve cambiare la società") concorderei se vivessimo in un mondo ideale, in realtà purtroppo così non è (idem per le quote rosa, persino gli evolutissimi paesi scandinavi hanno dovuto inserirle per legge, pena il fallimento di quel processo d'integrazione). L'umanità è agli antipodi della perfezione. Inoltre spesso sono stati proprio gli eventi simbolici a incidere significativamente (nel male e nel bene) sui cambiamenti sociali catalizzando un terreno fertile. E i media hanno da sempre convogliato le maggiori potenzialità simboliche verso l'opinione pubblica. Vero è anche che oggi possono enormemente di più la rete e i nuovi mezzi di comunicazione rispetto a un cinema socialmente ormai in obsolescenza (il dibattito sviluppato da Spike Lee non ha certo avuto né avrà la stessa rinomanza data ad esempio dai filmati postati in rete, e fatti coi telefonini, delle violenze fra polizia e afroamericani). Sul fronte meritocratico concordo con te, però ancora una volta l'Oscar non può esser preso come termine di riferimento vista la notoria incompetenza delle sue scelte (ribadirei fino alla nausea un concetto di cui sono fermamente convinto: nell'ambiente "Academy" non è mai risieduto un concetto di arte cinematografica, se non in modo sporadico e involontario). Tolta quindi all'Oscar qualsiasi legittimità e rilevanza artistica perché non sfruttarlo per una più che giustificata causa politico-sociale? Almeno servirà a qualcosa e distoglierà oltretutto l'attenzione da scelte in campo filmico francamente ridicole, fuorvianti e ripeto anacronistiche (sappiamo bene come il cinema attuale sia tutt'altro da ciò che propone e propugna Hollywood).
Beh, se si potesse utilizzare il carrozzone degli Oscar (con tutto la sua eco mediatica) per dare una mano a risolvere determinate piaghe sociali, sarebbe fantastico. Però io continuo a dubitare dell'efficacia di questi sistemi. Quando ci sono di mezzo questioni "simboliche" (come giustamente le hai chiamate tu), legate al fattore mediatico, è difficile prevederne gli effetti. I neri sono stati penalizzati nelle ultime nomination e, in generale, sono poco presenti nelle posizioni importanti dell'industria hollywoodiana? Ok...e il motivo andrebbe ricercato in un riflesso della situazione sociale, dove una buona fetta della popolazione nera viene ancora oggi discriminata.
Io però coltivo delle perplessità su questa cosa, perchè sarebbe una mossa troppo ingenua da parte dell'establishment. Voglio dire: non converrebbe invece dare tanto risalto ai neri, anche sopravvalutandoli se fosse necessario, in modo da offrire un'immagine di Hollywood come di una terra promessa, di un luogo democratico che tutela le minoranze, in modo che la gente dica "Hai visto che bravi gli americani? Lì da loro sì che c'è giustizia!"? Un po' quello che accade (non certo da ieri) nello sport o nella musica (vedi il modo in cui il rap viene pompato dai media, a prescindere dalla qualità). E' per quello che parlavo di "beffa" e di "contentino".
Occhio alle faccende "simboliche" e mediatiche, che spesso sono ingannevoli...
Beh non li farei in generale così intelligenti e calcolatori (l'establishment). Il pensare e l'agire più con la pancia che con la mente è uno dei sintomi di riflusso (o decadenza?) più diffusi del ns tempo. Probabilmente quello che sostieni accadrà il prossimo anno, un cospicuo "contentino" all'Oscar e magari Trump alla presidenza, sarà comunque un affarone,,, :-)
Il top sarebbe se dovessero assegnare un Oscar alla carriera di attore a Donald Trump!!! Chissà Spike Lee a quel punto...gli verrebbe un balordone :-D
@maghella: è vero, concordo. A questo punto la posizione più delicata (e interessante) è divenuta quella di Chris Rock, anche lui affermatosi nello spettacolo a stelle e strisce come paladino della questione razziale (in particolare negli "one man show" teatrali e televisivi). Come risolverà queste contraddizioni (solo latenti al momento della firma del suo contratto) alla luce dell'attuale risonanza nel dibattito dell'opinione pubblica?
Gli oscar sono sempre più una pagliacciata ,La solita retorica merdosa americana.Spike Lee non ha più nulla da dire ,è stupidamente provocatorio,Non l'ho mai sentito fare un pò di sana autocritica.Jada Pinkett....ma per favore,basta quanto ci sta ammorbando lei e famiglia.
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