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Nella newsletter di due settimane fa - dove parlavo di una certa modalità di reagire alle critiche da parte di alcuni spettatori di Zalone - mi avete davvero riservato un trattamento molto speciale: ho ricevuto una marea di messaggi belli e gentili, vi ringrazio di cuore.
Si parlava, se vi ricordate, di accuse di snobismo. Bene: ora che siamo - per così dire - tra di noi, occorre guardare fino in fondo alla questione. Perché in realtà il rischio di snobismo, negli intellettuali come in chiunque intraprenda un percorso di affinamento individuale (e quindi anche nei cinefili), è sempre vivo. Ve ne faccio un esempio che tocco con mano da anni.
FilmTv.it è vivo e lotta insieme a noi da 13 anni ormai. E in questi 13 anni ormai si sono succedute diverse stagioni: il sito per fortuna è cresciuto, cresce e crescerà, ma gli abbandoni da parte di utenti attivi sono stati tanti. Naturalmente sono stati rimpiazzati da nuove ondate, ma a noi è sempre dispiaciuto vedere gli utenti andarsene, anche perché spesso si stabiliscono legami, virtuali e sottili, ma importanti. Per noi non conta solo il numero: grandi numeri senza qualità di solito sono vittorie a breve termine. Se non avessimo avuto di vista la lunga durata, se non fossimo stati fiduciosi e lungimiranti, non saremmo qui, dopo 13 anni, gli stessi che hanno fondato e pensato questo luogo, nonostante i cambi di proprietà, le rivoluzioni digitali, Facebook e i telefonini e tutto il resto…
Quel che ho notato però è stato che spesso ad andarsene erano i più legati a un certo modo di guardare al cinema, i più raffinati se volete: dopo qualche tempo, magari con la scusa di un restyling, qualcuno sentiva che quel luogo non era più il suo. “Troppo moderno” diceva qualcuno. “Sembra un supermercato”, “Non mi ci ritrovo più” ho letto altrove. Poco contava che in realtà fossimo sempre gli stessi, con gli stessi principi e la stessa direzione, e che a cambiare fosse solo la disposizione di alcuni pixel su un monitor. Sono sicuro, in più, che se i nostalgici potessero davvero tornare indietro e ripiombare nei layout del passato capirebbero di colpo quanto il nuovo appartamento, con gli impianti idraulici nuovi, la rete elettrica che non si prende la scossa, l’acqua calda e l’aria condizionata sia un luogo migliore dove stare. E tutto sommato offra a tutti un’esperienza migliore e più possibilità.
Agli intellettuali - a certi intellettuali - piace invece ritrovarsi tra di loro. Piace che la loro identità non sia messa in crisi dalla coabitazione con nuove persone, magari meno esperte, magari meno sofisticate. Preferiscono ritirarsi sul loro blog, sulla loro torre eburnea, sul sito fatto con gli amici che non dissentono, magari quelli incontrati qui.
A me sembra che la vera missione di chi è stato in grado di accrescere la propria cultura, di affinare il proprio sguardo, di apprezzare nuovi sapori, sia anche quella di condividere. Rifugiarsi in scantinati dove “qui siamo pochi, ma almeno siamo tutti d’accordo e tutti uguali”, rinunciando a diffondere la propria cultura proprio là dove si raccolgono i più mi pare uno scacco, una sventura. E la cultura diventa passatempo.
La sindrome da “old school” che affligge un po’ tutti e che fa credere che il proprio primo periodo, la propria “giovinezza”, il proprio stato nascente (direbbe Alberoni) sia unico e irripetibile e che quelli che vengono dopo sono diversi, non capiscono e non hanno conosciuto l’età dell’oro, è una sindrome paralizzante. Assomiglia all’invecchiamento, irrigidisce. Mantenersi elastici, duttili, capaci di dialogare e di accogliere, è necessario. E vitale.
Il mio pensiero va quindi a tutti quelli che scrivono qui, tenendo duro, come a quelli che gestiscono i cineforum, a quelli che lottano per la diffusione del cinema migliore nei luoghi più difficili, ai combattenti che si mescolano, che dialogano, che si sporcano le mani.
Resistere, resistere, resistere. Sì, ma mica da soli.

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. Ascasubi
    di Ascasubi

    Il problema è una noiosa questione ontologica, quella di stabilire cosa sia un “intellettuale”. Non è una questione di secondaria importanza perché se giudichiamo col bilancino della “cultura” - altro termine aleatorio - tutto diventa difficile e, francamente, piuttosto antipatico: dare del sempliciotto agli altri è una prassi evitabile ed evitata, codesto titolo semmai si auto-assegna, con una buona dose di vittimismo e senza crederci troppo. Del reso chi mai - in ossequio all’umana modestia - dichiara se stesso “intellettuale”? L’intellettuale diventa così un entità astratta, una categoria nutrita ma al contempo inafferrabile - buona anche per essere selezionata come bersaglio, es: “gli intellettuali bocciano zalone”.

    Io credo che la questione Zalone sia piuttosto dannosa ad un sito come questo, io, ad esempio, ho evitato di partecipare alla polemica. E’ dannosa in primo luogo in quanto fabbrica di stigmi: Non vuoi Zalone? Sei un “intellettuale” noioso che giudica senza vedere; vai a vedere Zalone? Devi sapere che il cinema risiede altrove. La discussione su Zalone è stata inserita doverosamente, ma anche furbescamente perché era ovvio che incendiasse la discussione e favorisse estenuanti ping-pong tra utenti. Non voglio essere salomonico a tutti i costi: il fatto che talune firme del sito si siano schierate a favore di Zalone vittima presunta di un linciaggio, mi lascia alquanto perplesso. Evidentemente la questione non è stata molto ben compresa: la discussione doveva essere incentrata sulla distribuzione in sala. Asserire che si vuole denigrare Zalone senza per altro affrontare quest’ultima problematica tradisce una sorta di miope partitismo tipo Guelfi e Ghibellini, mentre un amante del cinema dovrebbe avere un giusto e contenuto disappunto nei confronti di un film che, sebbene poco più che mediocre, ottiene un record inimmaginabile. Nessuna caccia alle streghe dunque.

    Infine l’abbandono da parte degli utenti ed il conseguente ricambio è assolutamente fisiologico perché il cinema non è per nulla neutro o trasversale, neppure se vanno in scena Lino Banfi o/e Checco Zalone.

    1. Database
      di Database

      non so perché riprendete la questione Zalone, che qui non era più in oggetto.
      Mi interessava semmai focalizzare di più l'attenzione su un comportamento che vedo ripetersi in ogni umano consesso e che ha più a che fare con annosi problemi identitari. Credevo di essere stato chiaro; forse non lo sono stato e me ne scuso. E sì, la definizione di intellettuale è complessa. Eppure il termine in qualche modo è comprensibile.

  3. Fulvio Wetzl
    di Fulvio Wetzl

    Quando un intellettuale incontra un artista nasce Uccellacci e uccellini, in quest'ordine. Decidete voi chi è l'intellettuale e chi l'artista.

  4. Dareus
    di Dareus

    Di sicuro non il pseudo-intellettuale. Troppa leggenda intorno a Pasolini e per interessi (economici) che nulla hanno a che vedere con il forum. Totò è uscito a pezzi da questa triste esperienza, quella di uccellacci ... intendo. Mica colpa di Pasolini, ma di chi l'aveva innalzato trasformandolo in totem: provincialismo!

  5. surfcasting
    di surfcasting

    mah, l'intellettuale non è necessariamente uno snob, anzi, quello vero si cala tranquillamente nel popolo, quello che si arrocca di solito lo fa per convenienza e difesa della propria casta. poi , che a volte il popolo, che non è eticamente migliore degli intellettuali, possa dare un pò di nausea, direi è comprensibile....

  6. Dareus
    di Dareus

    Surfacsting ha perfettamente ragione. L'importante è usare più la testa della pancia. O almeno metterla in contatto prima di "sparare".

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