All’Ovest niente di nuovo. Questo è certo, ma oltre frontiera qualcosa si muove. Arranca faticosamente dalle pendici di un dirupo, cercando di uscire dall’oblio. E’ il western che si ribella alla pietra tombale posta troppe volte sul genere.
Nel 2016 un manipolo di film di frontiera vince il duello con la distribuzione, esce sgomitando dall’elite festivaliera e riesce ad approdare nelle sale. Curiosamente sono western glaciali, ambientati nel bel mezzo di un gelido inverno. Non soltanto gli attesi The revenant e The hateful eight, ma anche gli outsider The timber e The dark valley.
Quasi come se gli western autunnali degli anni Settanta avessero virato verso il più rigido clima invernale. Si tratta certamente di un caso fortuito, che mi ha portato però a riflettere sull’incidenza della neve sul western.
Il western classico ha esplorato qualsiasi tipo di territorio ma ha quasi sempre prediletto paesaggi assolati. Finché si è trattato di rappresentare la nascita di una Nazione, la lotta dell’individuo per piegare una natura ostile, la minaccia dal territorio poteva essere il deserto arso dal sole, le pianure in cui si perde lo sguardo, gli altipiani irti e scoscesi, le rapide di fiumi impetuosi.
E’ su questi scenari che il cinema di frontiera si è poggiato con lo sguardo volto a Ovest. La neve ha fatto la sua comparsa come elemento strettamente geografico ovvero quando l’azione si è spostata al Grande Nord. Chiaramente tutti gli western “canadesi” presentano la neve, ma è solo una componente del paesaggio. Lo stesso Anthony Mann che ha utilizzato gli altipiani scoscesi o i fiumi impetuosi come specchio dell’animo dei suoi personaggi, in Terra lontana utilizza la neve come semplice connotazione geografica. Diverso il discorso per La notte senza legge (Day of the outlaw). Lì Andrè De Toth fa sì che la neve diventi un elemento essenziale alla trama. Le rigide condizioni climatiche si rivelano un prezioso alleato per Robert Ryan nello sconfiggere i villain di turno. Ma è un caso a sé stante. Walsh, che forse più di altri ha fatto ricorso alla neve nei suoi western aspri e asciutti, ne Gli implacabili la utilizza come elemento puramente spettacolare.
Elemento di contorno lo è pure in un grande western sottovalutato di Gordon Douglas, Vivere da vigliacchi, morire da eroi (CHuka). In definitiva la neve nel western classico è poco utilizzata e quasi sempre di contorno. Forse per questioni di budget, forse perché finché si trattava di western epico il traguardo doveva essere rappresentato da un paesaggio caldo e assolato, più che freddo e fangoso. Lo stesso fango è pressoché assente nel western classico, lo ricordo molto presente nel solo Shane.
Poi il western vira al crepuscolo. Dalla lezione di Ford (L’uomo che uccise Liberty Valance) e degli western filo indiani degli anni Cinquanta, negli anni Settanta prendono campo film di frontiera definiti autunnali. Il cinema classico è tramontato, gli eroi sono stanchi, non c’è più un’epica da raccontare, i colori sono meno sgargianti, virano al monocromo. E la neve inizia a palesarsi. A occupare quegli spazi che non devono essere più infiniti, a renderli più claustrofobici. C’è più neve nei pochi western degli anni Settanta che nell’infinita produzione degli anni d’oro. E la neve diventa un elemento funzionale alla storia. Così i ghiacci inghiottono il Mc Cabe de I compari e il protagonista di Jeremiah Johnson trova nella wilderness montana un ulteriore elemento ostile.
Una bufera di neve permette ai Nez Percés di varcare il confine canadese mentre il loro Capo Giuseppe si arrende pronunciando uno storico discorso in Indians e la neve si rivela un alleato di Wild Bill Hickock e Crazy Horse in Sfida a White Buffalo.
La neve non manca neppure nel western italiano, vedi il Giubbe Rosse di Joe D’Amato o Il grande silenzio di Corbucci ma in questi casi il paesaggio montano, forse, viene utilizzato più per camuffare la location che per la struttura del film.
Poi i western si diradano sempre più. C’è il glaciale L’insaziabile di Antonia Bird, sul mito del Windigo ove la neve è funzionale alla cupezza del film. Quindi i giorni nostri, con le uscite ormai prossime dei film di Iñárritu e Tarantino.
Un vento gelido soffia sul western. Speriamo non lo congeli per sempre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Ciao Stefano, arrivo in ritardo e 'i giochi son fatti'. Aggiungo solo un film di modesto rango ma con due splendidi interpreti (Cyd Charisse e Stewart Granger, be' c'è anche Wendell Corey) e molta neve: appunto "The Wild North" ("Inferno bianco") di Andrew Marton.
In ritardo, con un titolo che non sarà un capolavoro, ma pur sempre una bellissima pagina avventurosa a me particolarmente cara. Buon anno, @Marcello, anch'io non saprei cosa aggiungere dopo questi titoli.
Caro NeveCheVola, ricambio il tuo augurio.
I tuoi interventi sono sempre puntuali, Lorenzo. Ma soprattutto arricchenti. Un caro saluto.
Ti ringrazio, Stefano. A' propos di "neve nel cinema western" "The Revenant" - che ho visto 'di contrabbando' - è una summa dei film citati da te e dagli utenti; probabilmente insuperabile. Direi che TR sta alla neve come "Lawrence d'Arabia" sta al deserto. Tra "Passaggio a Nord Ovest" e "Jeremiah Johnson", "The Big Sky" e "A Man Called Horse". Ciao.
Un post davvero interessante che analizza un tema spesso affrontato, ma da un'ottica molto originale. Mi complimento anche per la tua chiarezza negli esempi che hai citato.
Nonostante il western sia un genere che apprezzo, sono piuttosto inesperto in materia e quindi questo post è anche utile per colmare le mie lacune.
Non vorrei andare troppo fuori tema rispetto al tuo post, ma ho notato che sempre più spesso la neve è protagonista anche nelle serie tv (Fargo, Fortitude, Lilyhammer), sia per il fascino di tali paesaggi finora forse poco sfruttati, sia per la contrapposizione tra la sua purezza e il torbido delle vicende che sopra di essa si svolgono.
Grande post Stefano complimenti!
Anche il Cavaliere Pallido di Eastwood è abbastanza innevato, se non ricordo male. Grande post, ci stava forse di più una bella play. :-)
Hai ragione, ho sempre associato Il cavaliere pallido al fango, ma in effetti c'è anche tanta neve. Per quanto non abbia un ruolo da protagonista, potremmo azzardare che la neve rispecchia il gelo interiore del pistolero di Eastwood. Un saluto
Commenta