In questo periodo Cairo è particolarmente attiva dal punto di vista cinematografico. O forse lo è sempre e io me ne sto accorgendo solo adesso.

L'ultima serata della rassegna sono stata a vedere l'ultimo film di Nanni Moretti, “Mia madre”, presentato al Festival di Cannes e vincitore (vado a memoria) di alcuni premi importanti. Le mie decisioni cinematografiche in genere sono basate sul regista e sugli attori, normalmente non conosco le storie, nemmeno a grandi linee e spesso questo porta a grandi delusioni o ad aspettative grandemente superate. In questo caso mi hanno convinto il regista e l'attrice.
Non racconterò il film, ma consiglio vivamente di andarlo a vedere.
La rassegna si è svolta in un cinema d'essay della zona centrale di Cairo, vicino alla famosa Piazza Tahrir. Scese dalla metropolitana (sempre con la collega cinefila come me) con il gps in mano (che in una città come il Cairo è una necessità per la sopravvivenza) abbiamo lasciato la strada a scorrimento veloce (che non è così per dire) e ci siamo infilate in una viuzza loschissima. Percorsa per un tragitto che è sembrato lungo, e poco prima di perdere le speranze, è apparso il cinema, in tutto il suo splendore di multisala europeo. Mi è sembrato un po' strano. E in effetti un signore seduto per strada mi aveva dato indicazioni (in arabo) verso un'altra direzione. Ho chiesto alla cassiera e ci ha dato le indicazioni corrette: andate a sinistra e ancora a sinistra. Siamo entrate in un vicolo ancora più piccolo e buio della stradina ma c'erano persone, sicuramente stranieri. Girato per la seconda volta a sinistra, una specie di bar all'aperto (lo so che è il 5 di dicembre, ma qui si sta ancora seduti all'aperto a mangiare e a bere) e poi una porticina, con della gente in fila.
Eccolo il cinema che stavamo cercando.
Alla cassa, un sistema computerizzato ci permette di scegliere il posto e ci stampa il biglietto con le coordinate delle nostre posizioni. Non ci posso credere che sia tutto così bene organizzato. E infatti dentro ti deve accompagnare al posto un signore claudicante che farà milioni di scalini a serata, perché nelle poltroncine non sono indicati né le file né i numeri dei posti.
Superata la cassa, ci fanno aspettare prima di aprire le porte, come a teatro, nella piccola hall, dove l'odore dei pop corn si mischia a quello delle sigarette. Qui si può fumare ancora all'interno dei locali. Fortunatamente nessuno fuma all'interno della sala. La sala è piccola, ma molto alta, con le pareti nere. Lo schermo sembra lontanissimo, perché noi siamo piuttosto in alto. Sento parlare in inglese e in francese e mi accorgo solo all'uscita che c'era una coppia di italiani.
Il film è molto bello, ma non sono sicura che tutto sia totalmente comprensibile per chi non è italiano, troppi riferimenti culturali legati al nostro paese. Comunque, nessuno esce dal cinema prima della fine del film (come invece era successo durante alcune proiezioni del Festival Internazionale) anzi, molti si fermano a vedere i titoli di coda. E mi è sembrato strano, perché sono poco interessanti nella propria lingua, figuriamoci quando non si capiscono.
Uscite dal cinema, la strada verso la metropolitana sembra più breve e meno buia. In realtà non credo che sia così. Semplicemente, abbiamo guardato il mondo con occhi diversi. Durerà poco, ma finché è durato è stato molto bello.
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