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In Serie (22) : Fargo ( 1a stag.) - p. 1 di 2 : a True Story.
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I.  This is a true story. True.

Nell'accingermi a descrivere i recenti e tanto strani avvenimenti, svoltisi nella nostra città, in cui finora non è mai accaduto nulla di speciale, sono costretto, per la mia inesperienza, a cominciare un po' da lontano...   



Mi sembra appropriato e doveroso, iniziando a raccontare di “Fargo - la Serie - 1a stagione” --- un'opera ( a Gordo Movie ) che, come il film da cui ha tratto la propria linfa vitale, ci tiene a professare e a precisare puntualmente e ripetutamente che ciò a cui presto assisteremo sullo schermo e attraverso gli altoparlanti “è tutto vero : è successo sul serio ed è realmente accaduto” ( e in un certo senso ciò è giusto e corretto : è la razza umana quella che vi compare e agisce, né più né meno, in tutto il suo splendore : imbarazzante, tragico, terrificante, benefico ) --- farlo con Dostoevskij, e, grazie alla distanza che lo separa dall'odierno mondo dei vivi, piegarne le parole - pur lasciandole intatte - facendogli dire una bugia.   



Certo, forse, un nichilista-pessimista convinto potrebbe argomentare che quel che interviene maggiormente a instillar l'idea che non si tratti di una faccenda vera, in fondo, può essere il suo ''lieto'' fine. Passiamo da “i Demoni” a “East of Eden” - e l'Eden ritornerà, più in là, al principiarsi della conclusione della storia -, allora, e dalla Russia imperiale di Alessandro II° Romanov, stretta tra gli Zar e i Soviet, giungiamo in the Land of Plenty, in piena Guerra di Corea e all'apice del maccartismo, dove e quando c'è John Steinbeck che vuole ricordarci una cosa : “È pur vero che siamo fragili, brutti, meschini e litigiosi, ma, se quel che siamo fosse tutto qui, saremmo scomparsi dalla faccia della terra ormai da millenni. Questo oggi mi sento di dire, e lo voglio dire in modo chiaro, sì che non lo si debba dimenticare leggendo quanto di terribile e increscioso seguirà in questo libro”.   



“Il peggio può accadere e devi avere un'assicurazione”.
Ovvero : a volte occorre sedersi sotto al portico, facendo scricchiolare l'assito della veranda. 

“Fargo - la Serie” - stagione 1 ( completa ), episodi 1-10 ( tranne il primo e l'ultimo, di 70', gli altri sono da 50' ) - è un'opera ( commedia nera e dramma criminale ) ideata e creata da Noah Hawley - buon romanziere con al momento in curriculum dal PdV ''seriale'' le prime 3 stagioni di “Bones”, che poi abbandonò per dedicarsi via via a progetti sempre più sentiti ( "the Unusuals" e "My Generation" ), sino a ''sfondare'', letteralmente, con “Fargo” - basandosi sul mondo del film omonimo dei fratelli Coen, prodotta e girata nel 2013 e trasmessa nel 2014 dalla rete via cavo statunitense FX, ed uno tra i suoi pregi maggiori è che non dissimula la morte dietro a un cumulo di cadaveri ( il cui numero cresce a ritmo costante e vertiginoso senza sosta nel corso del tempo ), ma ce ne fa sentire l'odore, e l'odore non è quello della putrefazione - che tange più che altro i vermi a banchetto - ma quello della paura, la paura in vita, che la violenza (de)generandosi produce : si, c'è una ''metaforica'' e cadaverica pigna di morti ammazzati accatastati uno sull'altro sino a raggiungere l'altezza di due piani ( già dal 1° episodio se ne perde il conto, dei decessi per omicidio ), ma in realtà è sufficiente una buffa trivella per ghiaccio, un campo lungo, e un corpo che affonda, per spingere il discorso più in là, verso la Rappresentazione e la Restituzione dell'Indicibile, e il raggiungimento di un timor panico ancestrale e irrevocabile.   



Cronologia Esterna :
1996 : Fargo - il Film (1987)
2014 : Fargo - la Serie - 1a stag. (2006)
2015 : Fargo - la Serie - 2a stag. (1979)

Sequel [ ( 1987(1996) - 2006(2014), una nuova avventura per quella particolare, precisa casetta nel bosco, etc...], Remake/Reboot [ la storia si ripete, prima tragedia, poi farsa, poi tragedia, poi farsa, in loop, uguale a sé stessa, e sempre diversa in differenti modi : la poliziotta ( in un secondo tempo ) incinta, l'uscita dal parcheggio a pagamento con sosta non consumata, etc...], Prequel [ (1987(2006) - 1979(2015) : ne riparleremo a proposito della 2a stagione, intanto Lou Solverson ( un grande Keith Carradine, che verrà sostituito da Patrick Wilson il quale interpreterà il suo personaggio in occasione dei fatti di Sioux Falls, più di un quarto di secolo addietro ), claudicante da quel passato di veglia all'alba a protezione di Molly ( come ora di Greta : la quale però - anche perché di anni ne ha 14 e non 4 come la sua matrigna al tempo -, sempre ''coenianamente'', dimostra una vera…”True Grit” : vedi il foto-racconto/foto-montaggio tra “Fargo - la Serie - 1a stag.” e “the Night of the Hunter” ( Charles Laughton, 1955 ) che ho posto in corpo a questo I° capitolo, più sotto ), ci ricorda che : “Quella notte non vennero, ma...” ], e...Sideboot/Crossover ( il raschietto da ghiaccio a bandierina di malloppo (in)sepolto sotto un cumulo di neve tra il ciglio della strada e il recinto dell'orizzonte ad ingobbire il piatto bianco lenzuolo sterminato di Minnesota e dintorni dove il taglialegna Paul Bunyan cammin cammina, ascia-munito, al fianco di Babe il Bue Blu ).

Cronologia Interna :
1979 : Fargo - la Serie - 2a stag. (2015)
1987 : Fargo - il Film (1996)
2006 : Fargo - la Serie - 1a stag. (2014)     


Racconti narrati due, tre volte. E sempre meglio.
Serie semi-antologica -[ da questo PdV - e solo da questo - è più vicina all'irricevibile “American Horror Story” ( che è ''semi'' perché vi sono attori ritornanti in ruoli diversi e tematiche ricorrenti, mentre per “Fargo” il minimo comun denominatore è la geografia, un certo contesto temporale lungo ( ad oggi ) un quarto, quasi un terzo, di secolo, e una mini-epopea della famiglia Solverson : insomma, chissà, in un dato futuro forse, di questo passo, l'antologia assumerà in tutto e per tutto le fattezze di un Grande Romanzo Americano - tra flashback e flashforward, a macchia di leopardo sia sulla carta geografia come lungo la freccia del tempo - alla “the Sopranos” o “Mad Men” ) piuttosto che alla purezza di “True Detective” ( in cui le storie narrate nelle varie stagioni sono compartimentate e non collegate in alcun modo tra loro, tranne che per le tematiche, il genere, l'atmosfera e la tipologia dei protagonisti ), ch'è puramente, cristallinamente antologica ]-, nello specifico : un volume di racconti [ genere che da sempre un po' più che altrove trova fortuna e terreno fertile in terra statunitense ( e canadese ) : per restare alla contemporaneità recente e odierna : Raymond Carver, Harold Brodkey, Alice Munro, Elizabeth Strout ] che va a comporre un ''affresco a olio'' su quella specifica triangolazione di territorio planetario che si estende sulla direttiva Fargo-Bemidji-Duluth, e dintorni ( per l'appunto tanto geografici quanto temporali ).   


Si è voluto scomodare Dostoevskij e Steinbeck ( ma da un altro PdV, per ritornare alla dicitura iniziale di “True Story”, ci si sarebbe potuto rivolgere a narratori dell'ur-reale : Truman Capote, E.L.Doctorow, James Ellroy, Richard Powers, e...Werner Herzog ) e allora perché non continuare su questa china blasfema e tirare in ballo pure Pier Paolo Pasolini ? Il fatto è che alla fine della prima stagione della miniserie semi-antologica la convinzione residua, reduci dalla sarabanda di idiozia, pervicacia, meschinità, coraggio e puro male distillato, è quella di vivere un mondo abitato e performato da progrediti sottosviluppati : di questo parla la creatura di Noah Hawley : di Progresso - semplice tempo che passa, generazione dopo generazione - in quasi completa assenza di sviluppo morale : da questo PdV Lou Solverson e Bill Oswalt hanno qualcosa su cui discutere e convenire, penso e credo.    


Stiamo cavalcando il Progresso [ compare qualche cellulare, qualche schermo piatto ancora bello spesso, qualche ricerca internet che espelle qualche risultato utile, viene citato il Patrioct Act bushano ( ora Freedom Act esteso da Obama limato di qualche eccesso ma sempre allineato al consesso storico emergenziale (in)consapevolmente miope e fallace verso le cause e le ''ragioni'' della guerra estesa in atto ) : non v'è giudizio ''morale'', solo un dato di fatto ad intralciare le indagini ] ma il Destriero a Vapore ha uno sguardo bovino e lascia dietro di sé solo regressione morale, comportamentale e relazionale : arretrati e immaturi, non siamo nemmeno più in grado di capire che ci possa essere un mistero da accettare.      



Nel 1999 si poteva pensare al 1991 come ad un remoto passato, ora nel 2015 se pensiamo al 2005 ci sembra giusto ieri. Perché? Perché gli anni post-2000 dovevano essere tutti campali, dovevano portarci nel futuro, dovevano essere IL futuro. E invece, 11/9 a parte, Iraq-Afghanistan-Siria a parte, rivoluzione internettara a parte ( che si è già sedimentata in noi pur continuando giorno dopo giorno a cambiare e mutare esponenzialmente ), siamo fermi. I problemi etnico-religiosi, socio-culturali, politico-economici, linguistico-psicologici rimangono gli stessi, pur essendo mutevolmente cangianti e scambiantisi di posto sulla folle, ottusa scacchiera del mondo degli esseri umani che chiamiamo, a torto o a ragione, civiltà.    



Da questo PdV il personaggio più lucido forse è proprio quello - paradossalmente - di Bill Oswalt ( un immenso Bob Odenkirk ) : lui è anche quello che sin da subito ( da dopo il pilot e in seguito alla morte del ''protagonista'', insomma ) – compensando con l'autostima e la presunzione la mancanza d'intelligenza e buon senso – detta l'agenda e decide la strategia investigativa, e al contempo è ben felice di lasciarsi inconsapevolmente manovrare ( paradosso ma non troppo, questo essere impossibilmente felice per una cosa che non si sa ) da Lester Nygaard -[ un Martin Freeman devastante : al contempo anima ben più nera e misera e più tapina di Walter White, che perpetrava il Male su larga scala per il Bene della sua famiglia : impariamo a disprezzare ed odiare veramente Lester solo dal prologo del 9° episodio ( e giunti all'epilogo...), dove dimostra stupidità e/o cattiveria e/o indifferenza nella maniera più pura : è quello il momento che potremmo chiamare, riconoscere e definire "alla" Breaking Bad o, per essere più specifici, alla Walter White ]-, almeno sino all'ultimo ep., quando lo lascerà da solo dicendogli : “Rispondi semplicemente alle loro domande” ( e di queste fratture e ridisposizioni di rapporti e relazioni n'è pieno, magistralmente, il film. Pardon : la serie ).     

( cliccare piano sul naso per uno spoiler )

Bill Oswalt vuole ''semplicemente'', irrimediabilmente, irrisolvibilmente, irresolubilmente vivere in un mondo che può comprendere e capire, e che non deve continuamente rimettere in seria discussione, il che non è proprio esattamente l' ''Accetta il Mistero'' coeniano di “A Serious Man” : e tutta la serie è costellata, inframmezzata e rigurgitante di parabole, apologhi, storielle, allegorie e racconti, e tutti questi aneddoti, resoconti ed esposizioni sono inseriti perfettamente nel tessuto ( a maglia, ad uncinetto ) della narrazione ( sceneggiatura ) e della rappresentazione ( regia e grammatica filmica, tra codici e dispositivi ) : un episodio si ed uno no, poi uno si e l'altro pure, un personaggio ''a caso'' prende la parola, si esautora dal flusso narrativo [ in realtà rimanendo precisamente collegato, consapevolmente ( Lou, Malvo e Molly) o meno ( i due agenti F.B.I. ) - ma gli esempi sarebbero moltissimi - allo scorrere imperituro della trama che li muove ], prende spazio a sé sul palcoscenico e inizia a raccontare : alla fine l'inventario delle parabole è sterminato : dal celebre enigma-indovinello-problema di logica del povero contadino-allevatore-cacciatore-barcaiolo alle prese con la volpe (lupo), il coniglio (pecora, capra) e il cavolo (cavolo)

– che dà il titolo al 9° episodio e che non è certo una storiella nuova ( anzi, percentualmente, direi che la quasi totalità degli spettatori ne possa già conoscere la soluzione : è un po' come per l'apologo della rana e dello scorpione di Orson Welles

in “Mr. Arkadin – Rapporto Confidenziale” ) : ma la sua banalità dettata dalla necessità di ridimensionare ( sempre che ce ne fosse bisogno ) l'appartenenza al Mondo degli Eroi dei due agenti F.B.I. non ne stempera la ''forza'' –

si passa alle varie ( minime e più estese ) reminiscenze e rivendicazioni della memoria, da parte di Lou, a proposito dell' ''Incidente di Sioux Falls” ( al centro della 2a stagione ) di quasi 30 anni prima, alle tante storielle e fulminanti indovinelli dispensati da Malvo ( un Billy Bob Thornton al meglio, cioè stratosferico ), tra cui - a far compagnia al capra e cavoli con lupo - quella - per l'appunto ''stra''conosciuta - relativa all'occhio umano evolutosi allenato a riconoscere molte più sfumature di verde rispetto a qualsiasi altro colore primario dello spettro elettromagnetico per meglio isolare predatori mimetizzatisi ( “Ah! Ovvio che tu lo sai”, dice Gus a Molly, che ha risolto subito l'indovinello di Malvo propostole dal collega futuro compagno di vita ), fino alla parabola (racconto morale ) dei guanti, che Molly Solverson ( Allison Tolman : bravissima, splendida trentenne semi-esordiente in tv/cinema, con una lunga carriera teatrale alle spalle ) racconta a Lester : un piccolo capolavoro ( di scrittura, recitazione, montaggio e regia ) nel capolavoro.     



E ultima non ultima la struggente storia - crepuscolare per come e quando è messa in scena ( raccontata a Molly in parte dal protagonista stesso e in parte dal suo patrigno, intervallantisi ) ma vivissima e ancorata/proiettata in gittata massima verso il futuro - del giovane sudanese [ era il 2006-'07, e a quel tempo si portava il Darfur, mentre oggi Obama si spreca ( lui fa quel che può, con il Congresso che si ritrova ) ad accogliere “almeno 10.000 rifugiati siriani nel prossimo anno fiscale” ] che, adottato da Bill Oswalt e famiglia prima di arrivare a destinazione viene derubato dell'identità burocratica ( gli fregano i soldi e i documenti ), si perde e conduce per un lungo periodo una vita da clochard...per poi essere ritrovato proprio da Oswalt in un supermercato.    



Ma proprio questa normalità del topos narrativo apre una frattura tra lo schermo e la cornea, ed è proprio da lì che ci è più facile entrare in empatia ( tutto è un dono : il freddo, i buchi, le crepe… ) con i personaggi...che presto moriranno ( che no, quasi mai si riesce a salvare capra E cavoli : una volta capito come...resta il da farsi da mettere in atto, scendere in strada ad affrontare il Lupo ).     



Dopo un profluvio di climax costruiti, suggeriti e mancati, verso i quali sceneggiatura e regia ci indirizzano, il ''sotto''-finale ( che può considerarsi l'autentico apogeo ) e il finale ( l'epilogo sul lago ghiacciato e quello attorno al focolare domestico : sintomi di disgelo e calduccio : la primavera basta a sé stessa come narrazione, l'inverno invece pretende il ''Raccontami una Storia ), arrivano calmi, inesorabili, sospinti da un'inerzia rutilante e carica delle 10 ore precedenti. L'acme si stempera nella vita che, reduce ma implacabile, sopravvive.     



Però se, a proposito del ''lieto'' fine, qualcuno mi tira in ballo il dio-patria-famiglia made in U.S.A. io metto mano alla pistola, ché quel bisogno e desiderio è cosmopolita e sempiterno : dal Canton Ticino alle ultime tribù cannibali del Borneo ( Malesia, Indonesia, Papua-Nuova Guinea : giù di là, insomma ) : rigurgiti tribali, digestione globale in corso.     



Focolare domestico, stomaco pieno, che il peggio può - sempre - accadere.     



II.  Greetings & Postcards : Where is Bemidji ?

Tra Fargo ( North Dakota, lassù, al confine col Minnesota ) e Duluth ( Minnesota, sulle sponde del Lago Superiore ) sta Bemidji ( e, a 4 lunghi passi falcati bunyaneschi verso sud, Brainerd ). O l'incontrario.

-- Billy Bob Thornton – Lorne Malvo : malizioso sicario/hitman e delizioso serial-contract killer indipendente ( ha sterminato più mafiosi lui in un colpo solo che un accenno di bel canto dal sen fuggito ad un concerto neomelodico per il compleanno di un boss ). Ah si, dimenticavo : sgozza i cani.
-- Allison Tolman – Molly Solverson : agente della forza di polizia di Bemidji. Marge Gunderson sarebbe fiera e orgogliosa di lei.
-- Martin Freeman – Lester Nygaard : oppresso, represso, compresso, esploso, imploso.    


-- Colin Hanks – Gus Grimly : già figlio di Tom, già serial killer più moscio della storia ( non solo di “Dexter” ), qui si riscatta da entrambe le performance precedenti : avanza pretese di sana normalità quotidiana, e per realizzare il sogno, il desiderio, il bisogno di un ricovero sicuro, di un nido con tetto per sé e la sua famiglia, alla fine si mette in gioco come mai ebbe a fare prima di allora, riscattandosi : in Bocca al Lupo.
-- Bob Odenkirk – Bill Oswalt : agente ed inseguito all'assassinio del suo superiore, prendendone il posto per anzianità, capo del dipartimento della locale forza di polizia. Già sceneggiatore, produttore, regista, commediante e attore, già James ''Jimmy'' Morgan McGill in arte Saul Goodman. Eh già.
-- Keith Carradine – Lou Solverson : padre di Molly. Presente e protagonista dell'Incidente di Sioux Falls. Eh già, bis : R.Altman, L.Malle, R.Scott, W.Hill, S.Fuller, Frank Lundy (Dexter), Wild Bill Hicock (DeadWood).
-- Oliver Platt – Stavros Milos : trova valigetta. Diventa the Rooster Prince. Ingaggia Lorne Malvo per beccare chi lo sta ricattando. Riseppellisce valigetta. Perché alla fine la ''morale'' si riassume nella domanda : per quale ragione Dio non dovrebbe desiderare 1 milione di dollari per ripristinare un equilibrio karmico ? Soldi Sporchi, un Piano Semplice...    



-- Adam Goldberg – Mr. Numbers : sicario, udente e parlante, con barba.
-- Russell Harvard – Mr. Wrench : sicario, sordomuto, con basettoni.
-- Joey King – Greta Grimly : figlia di Gus e nipote acquisita di Lou, farà la guardia sotto al portico di casa col nonno, in attesa che il Male si presenti ( ma in quell'occasione sarà impegnato altrove, a fare del bene ).
-- Shawn Doyle – Vern Thurman : ( attore fantastico ) capo del dipartimento di polizia di Bemidji. Affetto dalla Sindrome di Marion Crane.
-- Julie Ann Emery – Ida Thurman : moglie e vedova, incinta del figlio orfano, di Vern.     



-- Kevin O'Grady – Sam Hess : ( attore fantastico ) il bullo è una condizione esistenziale : dà in pasto Lester ai suoi due figlioli semi-deficienti per continuare la specie. Per Lorne Malvo sarà un esperimento ( tanto quanto Lester ).
-- Kate Walsh – Gina Hess : ( meravigliosa buzzurra, bravissima milf, adorabile smandrappata ) moglie di Sam, poi amante di Lester : sempre per convenienza, che non si concretizza.
-- Keegan-Michael Key e Jordan Peele : agenti F.B.I. : prima distratti e sfortunati, poi fortunati, poi non più.
-- Glenn Howerton – Don Chupm : beh, chump. Relly, really, very, very chump.
-- E ancora : Tom Musgrave ( capo di Lester ), Josh Close ( fratello di Lester ), Rachel Blanchard ( cognata di Lester ), Kelly Holden ( prima moglie di Lester ), Susan Park ( seconda moglie di Lester ).     

( Fargo : il film ? La serie ? )

Si perdono le coordinate, la politica degli autori va a farsi benedire, i codici vengono implementati quando non del tutto riscritti da capo a piedi, le regole del gioco subiscono mutazioni strutturali, l'impalcatura fenomenologica viene distorta e rimodellata.

Le serie tv pleonasticamente ( ma non poi così ovviamente ) sono molto più vicine ai romanzi ( che siano o no d'appendice : e chi riserva ed associa una qualità ed un valore negativo al termine ''appendice'' o ''feuilleton'' è più ignorante – o più semplicemente più stupido – di una capra dal Q.I. caprino già non eccelso in partenza ) che ai film, dato che ed anche se lo stesso Noah Hawley ci tiene a precisare che le stagioni di Fargo più che una ''classica'' ( e nello specifico semi-antologica ) serie (tv) è un film (tv) lungo 9 ore ( ''pellicola'' che poi andrà a costituire una semi-antologia cinematografica, cone le annate e i volumi/capitoli a generare un mondo ), come in effetti è : anzi direi piuttosto un film composto da 5 blocchi o sotto-film ( equivalenti alle cinque coppie di doppi episodi per regista, suddivisione sancita anche grammaticalmente attraverso il codice - qui creato e rispettato la maggior parte delle volte - della canzone inserita al termine di ogni 2° ep. del ''x'' regista, per l'appunto sui ''titoli di coda''...interni alla serie/unico-film-ininterrotto ).  


Lo showrunner veste i panni tripartiti di studios-produttore-star system, creatore-sceneggiatore-produttore esecutivo e autore-regista. E ribadendo il concetto di film-di-quasi-dieci-ore, anche il direttore della fotografia, pur con varie collaborazioni differenti che si susseguono nei diversi episodi, è uno solo, qui alla sua prova più importante dopo “SouthLand” e “LongMire” : Dana Gonzales. E fa un gran bel lavoro ( una scena per tutte : quella composta dalle varie sequenze nella tempesta di neve, in una nebbia di ghiaccio che sembra quasi rotoscopizzare le dis-apparenti figure in campo ). Per esempio : assenza di copertura totale ( di prammatica ) del set da parte delle MdP [ non che a volte non sia necessaria, anzi, ma qui la si intende come un appiattimento dettato dalla grammatica ( nella stragrande maggioranza dei casi ) impoverita del mezzo televisivo ] a ricoprire ogni angolazione possibile, ogni taglio del corpo degli attori : qui basta un totale, due controcampi, e spesso e volentieri si utilizza un campo solo mentre il montaggio delle piste sonore fa il resto ( il film ).

Le cinque regie sono differenti ma complementari, e il loro pregio si riscontra nel modo in cui si rapportano con gli attori, gli stacchi di montaggio durante i dialoghi e le conversazioni, e come gestiscono il campo-controcampo-fuoricampo.
Ci sono anche un paio di momenti ascensoriali alla Mad Men : quando si dice mise en abyme.     



Nel mucchio ( the Heap…) c'è spazio anche per un gioco tra ''intenditori'' : addormentandosi zappingando, l'ex poliziotto che desiderava solo fare il postino, becca su qualche tv locale il 1° capitolo della ''trilogia'' ( virgolette d'obbligo perché nel 3° capitolo per lo meno il nome della protagonista cambia ) di William Beaudine s'una giovane, coraggiosa aspirante detective che inizia intraprendentemente e dimostrando grande talento delle indagini private una volta che il suo capo viene ucciso, il nuovo capo la ostacola, e con l'aiuto del fidanzato ( ricorda qualcosa ? ) : “Detective Kitty O'Day” - 61' - maggio '44 --- Adventures of Kitty O'Day – 63' - gennaio '45 --- Fashion Model - 61' - marzo '45. Tirando giù la sinossi del 1° film da wikipedia, il senso della citazione esautora da ogni ulteriore spiegazione : “After her boss is murdered, secretary and aspiring detective Kitty O'Day sees a chance to put her skills to the test to the annoyance of the investigating police officer Inspector Clancy. When Clancy won't properly investigate the dead man's widow, O'Day takes it upon herself to unmask the killer - with the reluctant assistance of her boyfriend Johnny Jones”.

E se fosse tutto un sogno di Gordo ? Tra semi-dèi e piccoli diavoli, forse questa è la rappresentazione migliore : come tanta SF dell'età dell'oro ci ricorda, la spiegazione più razionale di questo assurdo universo risiederebbe perfettamente nell'immaginazione inventiva di un ragazzino ( un po' speciale, direbbero degli individui del tutto ordinari ) : ecco la Rivelazione : la Realtà come caccola dell'Universo ( Burn After Reading )…      


Qui la seconda ed ultima parte del post dedicato alla prima stagione di "Fargo - la Serie" [ III. Press Play - IV. Spock Ride ! - V. Partitura Compiuta per Lavatrice Difettosa - VI. Red Tide ( trapani e aghi ) ] : //www.filmtv.it/post/32331/in-serie-22--fargo--1a-stag-p-2-di-2--red-tide/#rfr:user-47656

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