Questa non è una recensione. Non può essere una recensione in quanto ho amato alla follia questo film dopo pochissimi minuti che lo guardavo. Ci sono varie ragioni per le quali si ama o si odia qualcosa o qualcuno, ragioni che portano a pregiudizi nel momento in cui bisogna poi dare una propria opinione a riguardo. Mi astengo quindi dal giudicare il film come tale, ma voglio comunque raccontare perché ho amato questo film e la sua protagonista dal quale prende il nome: Marguerite.
Sicuramente c'entra il fattore ambientale. Ero al Festival di Venezia da qualche giorno, mi trovavo di prima mattina nella sala cinematografica Darsena insieme a Marco, Fabio e Pietro... i miei amici. Stavo bene ed ero consapevole di essere felice in quel momento. Lì in quel momento, in un limbo di spazio senza tempo, distaccata dalla realtà di tutti i giorni.
Nei primi minuti iniziali del film si ride tanto. Marguerite è una nobil donna di inizio secolo scorso. Una ricca benefattrice, che sovvenziona in maniera generosa associazioni musicali che ospitano – per sdebitarsi in qualche modo – i suoi assoli canori. Purtroppo Marguerite è stonata, molto stonata, e inconsapevole di esserlo.
Si ride tantissimo all'inizio, quando davanti a presunti amici e conoscenti, Marguerite intona l'aria de La Regina della Notte (tratta da “Il flauto magico” di Mozart). Marguerite affronta il suo pubblico vestita in pompa magna, con una piuma di pavone in testa, convinta di star cantando note sublimi mentre tutti – sia il pubblico in sala che quello del film – ride di lei. E la risata è contagiosa, si sa. Si ride fino alle lacrime, e Marguerite canta pensando di cantare bene.
E' forse proprio quando si smette di ridere che mi accorgo che c'è una nota di amarezza dentro di me. Non è stata una risata sana, ma piuttosto cattiva. Prendere in giro qualcuno, perché ci si sente “spalleggiati” dalla complicità del gruppo forte, è una sensazione fastidiosa. Anche perché, via via che passano le immagini, Marguerite si mostra in tutta la sua ingenua schiettezza. Lei è convinta di saper cantare bene, si impegna tanto, ringrazia tutti per averla ascoltata. Non bada a spese per organizzare eventi e sovvenzionare giovani artisti senza soldi né speranze. Marguerite si è circondata, malgrado suo, di parassiti e opportunisti, che si beffano di lei quando si ritrovano in “gruppetti ristretti”, ma non si permettono di dirle la verità sulla sua voce per non perdere le sue generose donazioni e inviti. E' difficile sostenere lo sguardo di chi si è deriso in compagnia senza troppa vergogna. Nessuno è in grado di dire la verità a Marguerite, tutti rimangono muti di fronte a lei. Preferiscono continuare a mangiarle alle spalle, piuttosto che dirle che lei non sa cantare. Anche a costo di assecondarla nel suo assurdo progetto di mettere in scena una vera e propria opera lirica al teatro.
Quello che più fa male è vedere che nemmeno il marito ha più il coraggio di ascoltarla, preferendo di inventarsi finti incidenti automobilistici per arrivare in ritardo ai suo concerti. Marguerite appare quindi ridicola agli occhi di tutti, soprattutto a quelli che lei ama di più. Quelli per cui lei canta con tanta passione e impegno. Per suo marito in primo luogo che da tempo la evita, preferendole altre donne.
Inizio a voler bene a Marguerite, e il sorriso che avevo all'inizio lascia il posto ad una smorfia amara, che cerca di nascondere le lacrime... che non tardano a arrivare.
Lo ammetto: ho pianto tantissimo durante il film, senza ormai nessuna vergogna davanti ai miei amici. Fino ad arrivare a singhiozzare nelle ultime scene.
Quando un film diventa speciale? Quando continua a rimanerti appiccicato addosso anche dopo che è finito.
Il film è finito e ci sono quegli interminabili istanti in cui la sala rimane nella penombra. Io vorrei che le luci non si accendessero mai. Mi soffio il naso, mi asciugo occhi e occhiali che si sono appannati per le lacrime che a stento riesco a trattenere. Si applaude, ma non a tutti il film è piaciuto quanto a me, e io sono pronta a dare “coltellate nei fianchi” a chi osa solamente parlar male della mia Marguerite... che è stata presa fin troppo in giro durante il film. Non permetterò più che le facciano del male.
Lascio Marco e Fabio a fare la fila per il prossimo film, ma io ho bisogno di un caffè. Con Pietro ci affrettiamo al bar, poi ci sono altri titoli da vedere, la giornata è lunga... ma io ho ancora il magone in gola, e una signora davanti a me se ne accorge.
“E' piaciuto anche a lei?” mi fa l'estranea.
“Tanto!” le rispondo... e attacco a parlare anche con questa signora sconosciuta di quanto sia stata bella e importante la storia di Marguerite.
Pietro scriverà la prima recensione per il sito, che ovviamente mi commuove quando la leggo... ormai non posso non rammentarla che mi salgono le lacrime. E' proprio con Pietro che si scherza per tutto il giorno facendo gorgheggi sull'aria di Mozart, e questo “gioco” rimarrà come un ricordo speciale tra di noi, per sdrammatizzare la commozione che ancora non riesco a farmi scivolare di dosso.
Venezia è davvero un limbo per cinefili pazzoidi, e Marguerite non mi aveva ancora lasciato, non con i titoli di coda della mattina per lo meno.
Durante il pomeriggio – sempre insieme a Pietro, che per queste dritte rimane per me un punto di riferimento - riusciamo a entrare alla conferenza stampa per il film Marguerite. Presenti in sala: regista (Xavier Giannoli), attori (André Marcon “il marito”) e ovviamente lei: Catherine Frot. Marguerite è proprio lì a due passi da me, che parla in francese senza sottotitoli... ma io capisco tutto (o forse credo di capire tutto... non so).
Sono una provinciale per queste cose, lo ammetto. Rimango ancora stupita ed emozionata quando ho l'occasione di avvicinare i protagonisti di film che mi piacciono. Ma questo l'ho proprio adorato da subito. La mia eroina è lì a due passi da me. Si lascia fotografare e firma l'autografo a Pietro sul suo press book...anzi per l'occasione nota anche una fotografia che non le va del tutto a genio e si mette a questionare sulla cosa col regista.
Penso che non potessi pretendere di più da un film. Lo prendo come un ultimo regalo.
Come ho detto ad altri amici in questi giorni, credo che questo sia un film che tutti i mariti, gli amici, i compagni, gli amanti... che tutti gli uomini dovrebbero vedere per capire le donne come Marguerite. Donne che dovrebbero essere ascoltate con il cuore e non solo con le orecchie.
Se invece di prenderle subito in giro e deriderle per i loro modi eccentrici e per le loro performance non proprio perfette...se invece di fare subito comunella in gruppi o gruppetti per poter parlarne male... se invece di assecondarle tanto per non aver problemi e poter mangiare alle loro spalle...si imparasse a guardarle con lo sguardo onesto che meritano, si riuscirebbe ad ascoltare quell'unica nota intonata che riesce a venir fuori quando cuore e ragione si incrociano. In quel caso si riesce a vedere per un piccolo istante la vera Marguerite, quella che era rimasta imprigionata per troppo tempo tra stecche ed abiti di scena.
Lascio questo post (davvero molto personale) con 2 foto alle quali tengo molto. La prima è proprio quella dell'autografo di Catherine Frot (piccola conquista del giorno per Pietro), la seconda è di una delle numerose file che si fanno al festival per vedere i film. File che permettono in qualche caso di conoscere persone nuove che poi spariranno nel buio della sala; e di conoscere meglio da vicino gli amici che si hanno accanto.
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