Terzo giorno di proiezioni stampa al Festival di Venezia 2015 e la squadra di FilmTv.it comincia ad avere le prime idee discordanti sui film visti. È il caso per esempio di Beasts of No Nation di Fukunaga, titolo su cui io ed EightAndHalf abbiamo discusso fino alle 3 di notte, o di Looking for Grace di Sue Brooks, pellicola che vede contrapporsi i pareri di Eight e Maghella (concordi) con quello di Alan Smithee, finalmente unitosi alla forza lavoro presente al Lido.
Sarà forse colpa degli incastri (o della sveglia mattutina, sempre inclemente) che quest’anno si fatica maggiormente a incastrare gli orari ma per fortuna esistono uffici stampa italiani che ci supportano, laddove possibile, con dei link privati grazie ai quali è possibile godersi tra un caffè e la stesura di una recensione un titolo direttamente dai pc di casa, in hd e spaparanzati sul divano. Il lavoro degli uffici stampa qui a Venezia è frenetico: sono come degli angeli salvatori che provvedono a esaudire richieste, capricci ed esigenze, senza mai perdere la calma e il sorriso. Elencarli tutti sarebbe impossibile ma a loro va anche il nostro grazie.
Il concorso di oggi 4 settembre si apre con uno dei titoli sulla carta più leggeri, la commedia Marguerite del francese Xavier Giannoli. In uscita nelle nostre sale il prossimo 17 settembre, Marguerite si ispira alla vera storia di Florence Jenkins, una donna senza alcuna dote canora ma con la passione per la musica lirica. A interpretare la protagonista è l’attrice francese Catherine Frot, chiamata a breve a confrontarsi con l’immarcescibile Meryl Streep, che a breve riporterà a modo suo in vita la Jenkins.
«Credo che per fare un film si debba avere non soltanto qualcosa da dire ma anche qualcosa da tacere. È innanzitutto il mistero di un personaggio ciò che mi dà la voglia di filmarlo. Filmarlo per esprimere un’emozione, una musica interiore. Marguerite ha dedicato la sua vita alla musica, alla bellezza. Ma, senza rendersene conto, è tragicamente stonata, sublimamente stonata. Canta l’opera come un bambino potrebbe lacerare una rosa. La cosa è comica perché è crudele. Poiché Marguerite è in primo luogo una donna innamorata che vuole vivere le sue passioni. Mai nessuno le ha detto che era stonata. Perché? Cos’è questa lacerazione nella sua voce e nei nostri cuori? Abbiamo tutti bisogno di illusioni per vivere», chiarisce Giannoli.
Condizioni climatiche permettendo (le previsioni non sono clementi), in serata la Mostra prevede il duello a distanza (con annessi bagni di folla per il red carpet) tra gli ex fidanzati Kristen Stewart e Robert Pattinson, protagonisti rispettivamente di Equals di Drake Doremus in Concorso e di The Childhood of a Leader di Brady Corbet, giovanissimo attore passato dietro la macchina da presa. A proposito del distopico Equals, che fa con la sua trama già tremare anche i più arditi, Doremus dichiara: «Quando ho cominciato a lavorare a questo progetto sono partito da un pensiero molto semplice: che cosa succederebbe se vivessimo in un mondo in cui non esiste più l’amore? Se l’evoluzione ci portasse via la cosa che più ci rende umani? Poi mi sono domandato quale sia il motivo fondamentale della nostra esistenza.
Cerco sempre di interrogarmi sulla mia esperienza di essere umano nella maniera più sincera possibile. Con questo film, per molti versi, ho tentato di conoscere l’inconoscibile: è possibile modificare l’anima umana? L’anima cambia nel corso del tempo? Oppure, al contrario, è immutabile per il suo innato desiderio di amare e di essere amata a sua volta?
Volevo creare un tono e un’atmosfera che avvolgessero lo spettatore in modo da fargli esperire il film prima di tutto a livello sensoriale, in modo da sentire più che pensare. Sono ossessionato dall’idea che siamo qui per cercare di capire quest’esperienza semplice, eppure estremamente complessa, di essere umani, di persone nate con la capacità di amare».
L’attesa maggiore è però al mattino per il film fuori concorso Black Mass di Scott Cooper, la biografia tante volte rimandata del (subdolo) mafioso irlandese James “Whitney” Bulger. Poggiando sulle spalle del camaleontico Johnny Depp (presente in laguna dopo più di un paio di anni), Black Mass vede nel suo cast Kevin Bacon, Benedict Cumberbatch, Joel Edgerton e la ‘sfumata’ Dakota Johnson (mentre non vi sarà traccia di Sienna Miller, che sebbene arruolata ha visto tagliarsi la sua storyline in fase di montaggio). «Quando ho deciso di dirigere Black Mass, ero in grande apprensione. Dopotutto molti dei miei film preferiti erano gangster movies, un genere nel quale sarebbe rientrato anche Black Mass. Dire che l’obiettivo era ambizioso e la sfida ardua sarebbe stato un eufemismo. Ma i personaggi (due fratelli, uno un famigerato criminale, l’altro un politico potentissimo e temuto, e il loro amico d’infanzia, un agente speciale dell’FBI in rapida ascesa), la storia vera e raggelante delle squallide strade dei quartieri Sud di Boston negli anni settanta, e la domanda cruciale “Ci si puo` davvero lasciare il passato alle spalle?” erano semplicemente troppo allettanti per rinunciarvi. In questa vicenda il passato dei tre personaggi centrali (legati fra loro dal sangue e dalla lealta`) ebbe delle ricadute fatali e violente, e porto` non solo al piu` grande scandalo nella storia dell’FBI, ma anche a quella temibile situazione in cui criminali e uomini di legge diventano praticamente indistinguibili. La verita` che legava James “Whitey” Bulger, suo fratello Billy, e il loro amico d’infanzia John Connolly, era molto piu` ricca e strana della finzione. Alla fine mi sono reso conto che la sfida non era quella di essere paragonato ai molti gangster movies che tanto mi hanno influenzato, ma di essere paragonato ai molti film meravigliosi sull’animo umano che mi hanno influenzato e ispirato. Non mi interessava mettere in scena un mondo in cui ai criminali capitava di essere anche umani, al contrario mi in- teressava moltissimo mettere in scena un mondo in cui a degli uomini capitava di diventare criminali», assicura Cooper.
Tra le altre visioni della giornata, che si provvederà a recuperare, vi sono anche The Event di Sergei Lonitsa, Arianna di Carlo Lavagna, The Black Hen di Bahadur Bham Min, Harry’s Bar di Carlotta Cerquetti (già in onda la prossima settimana su Canale 5), Bangland di Lorenzo Berghella e A War di Tobias Lindholm.
Intanto, il secondo giorno, ci ha regalato una serie di incontri sparsi, di cui vi diamo testimonianza fotografica:
Julie Delpy e Dany Boon
Jonathan Demme
Maghella e Isabella Ferrari
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Nuove recensioni:
- Lolo
- Mountain
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