-Secondo giorno-
Non è la stessa cosa svegliarsi alle 6,00 se non si deve andare a lavorare. Inutile Spaggy che mi chiami, tanto io appena sveglia non parlo per almeno 30 minuti...forse qualche grugnito per far capire che "si ci sono, ora scendo!".
"Devo ricordarmi di far firmare a questi due baldi giovani una moratoria per cui sono costretti al silenzio sul mio aspetto appena sveglia".
Le informazioni sugli orari di traghetti e altri tipi di trasporti le delego sempre ai miei baldi, che quando parlano di "mezzi e linee da prendere" utilizzano un gergo a me ancora sconosciuto, pari a equazioni matematiche:"5+1...., V, 2 o 6...".
Al Lido sono già in grado al secondo giorno di riconoscere la fermata. E qui il mio cammino festivaliero si divide da quello dei miei compagni, che optano per il film di apertura 3D "Everest", mentre io preferisco ancora un film italiano "La prima luce" di Vincenzo Marra, per la giornata degli autori. Speravo di poterne scrivere subito una recensione, ma prima di entrare fanno firmare un foglio di embargo che ne vieta ogni scritto fino alla data di uscita del film (10 settembre). La cosa mi prende di sorpresa, ma nello stesso tempo mi atteggio moltissimo.
Finito il film raggiungo velocemente Spaggy per la seconda visione del giorno:"Un mostro del mill capeza". Eight intanto si è avviato a vedere i 280 minuti di Shumin Liu "Jia" (The family). Roba che io nemmeno ci provo.
I 75 minuti del film messicano di Rodrigo Pla' mi devastano. Un film adrenalinico, una dose intensa di emozioni che a stento trattengo, infatti verso copiosamente le prime vere lacrime del festival.
Mandare giù il panino del pranzo con ancora il magone in gola è dura, ma ancora più dura è non farsi prendere dall'abbiocco pomeridiano. Per quello ci facciamo il terzo caffè del giorno e saliamo in sala stampa per scrivere e buttare giù le prime cose.
Per me è tutto nuovo, ma mi rendo conto che spesso diamo per scontato (soprattutto in Italia) le cose belle. La,sala stampa presente al terzo piano della sala Perla è davvero bella.
Ancora qualche chiacchiera, un mezzo appuntamento telefonico con Spopola, al quale purtroppo io non ci sarò perché decido di andare a vedere "El desconocido", il thriller spagnolo per la giornata degli autori. La fila è lunghissima, ovviamente trovo da chiacchierare anche con compagni occasionali di attesa. La sala è pienissima, sarà presente alla proiezione il regista Daniele De La Torre e i protagonisti LuisTosar e Goya Toledo. Purtroppo il film comincia con mezz'ora di ritardo per uno spiacevole incidente. Una ragazzina sulla sedia a rotelle rimane bloccata sulla pedana di trasporto per dislivello. Nel 2015, al Festival di Venezia, 9 semplici scalini possono diventare un ostacolo insormontabile che necessita l'intervento dei vigili del fuoco. Dopo questo momento di palpabile nervosismo, comincia il film....che tralascio di commentare e rimando alla mia recensione notturna (comunque non mi è piaciuto per nulla).
Finito il film mi rimangono pochi minuti per raggiungere i miei amici alla sala della Darsena per vedere "Beast of No Nation" di Cary Fukunaga. Sinceramente arrivo a questa visione con poca convinzione, più per passare con i miei compagni un paio di ore che altro. Invece, come spesso capita quando si parte senza troppe aspettative, il film mi piace molto...e anche qui riutilizzo il fazzoletto della mattina per asciugare copiose lacrime.
Il film è molto bello, ma lungo, e con Spaggy ed Eight ci dividiamo i film di seconda serata. Eight opta per un documentario ucraino "Winter on fire" (e sinceramente non so come abbia tenuto botta dopo i 280 minuti cinesi del pomeriggio). Io e Spaggy ci volgiamo verso il francese "Lolo". Ma la fila per questo ultimo film è davvero lunga, la sala piccola e -anche se occupiamo poco posto- rimaniamo fuori. Ci guardiamo in faccia e ci ricordiamo che non abbiamo mangiato da oggi a mezzogiorno...forse è il caso di finire qui con un bel panino.
Ma come per la sera precedente, la parte più interessante si dimostra sempre nel viaggio in traghetto per il ritorno a casa. Spaggy (così dal nulla) comincia a sciorinarmi tutta una serie di titoli di cartoni animati della mia e sua "epoca". Ovviamente per deformazione professionale ogni titolo è accompagnato da trama e sigla cantata. L'ora è tarda, io comincio ad essere stordita per la giornata pesante, ci controllano pure il biglietto, si torna a casa e si mette fine a questa seconda serata. Io mi addormentero' con in testa la sigla di "Occhi di gatto".
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