Maghella come “Donna Letizia”, come “Natalia Aspesi” o meglio ancora come “Lady Eva” di Franca Valeri in “Piccola Posta” -1955- di Steno.
Cosa sarebbe successo se Jack Torrance (Shining), Cora (Il postino suona sempre due volte), Gilda (Gilda), il porfessor Humbert (Lolita) e tanti altri avessero avuto la possibilità di scrivere ad una piccola rubrica de “La posta del cuore”? Forse si sarebbero evitati molti finali tragici di tanti film. Nessun suicidio, nessun omicidio, forse solo qualche bisticcio domestico. Questa sarà la rubrica de “La posta del cuore di Maghella”, che risponderà a tutte le lettere dei nostri eroi cinematografici in crisi.
Cara Maghella,
Ci conosciamo da tempo io e lei è meglio dirlo subito. Anzi, io la conosco. La vidi fermarsi dalle mie parti, fare rifornimento alla pompa di benzina di mio zio, poi procedere senza dare troppa confidenza e senza fare domande. L'apprezzai moltissimo per questo suo atteggiamento, per questo dissi alla mia famiglia che non le dovevano fare nulla di male.
Sono un infelice , un disadattato, uno sgorbio, un mostro. Mi chiamano "faccia di cuoio", "bestia", "macellaio". Vivo con i miei zii in una casa isolata e tale dovrebbe rimanere sempre.
Ho provato a fare amicizia con la gente del posto, a lavorare nel macello di carne che c'era qui vicino. È stato inutile, la gente e i colleghi mi evitavano , o peggio, mi deridevano e questo mi procurava una sofferenza tale che sfociata poi in una rabbia violenta.
Anche con le persone che venivano da fuori non era troppo differente. Quando arrivavano alla nostra pompa di benzina, o a casa nostra per usare il telefono o chiedere un aiuto per la macchina in panne, all'inizio erano gentili...poi cominciavano a guardarci dall'alto in basso.
Di me avevano subito ribrezzo. Non importava se mi comportavo bene o male... bastava vederli in faccia per capire il loro disprezzo. La loro superbia mi dava i nervi, li cominciavo a odiare. Odiavo la loro vita perfetta, i loro visi perfetti, i loro corpi perfetti. Le loro effusioni, i loro scherzi idioti, la loro falsa cortesia, il loro opportunismo. Se potevo evitare la gente del posto, quelli che capitavano a casa o al distributore li dovevo affrontare per forza. Decisi così di ucciderli. Tutti.
So che può apparire una scelta drastica, ma le assicuro che non ci sono arrivato per superficialità. Ho cercato di dare un senso alla cosa, di non sprecare nulla del lavoro che mi ero dato. Macellavo tutti i corpi, in questo ero bravo...dato il mio lavoro precedente. La mia famiglia, mia zia in particolar modo, li cucinava e li mangiava con me. Mio zio utilizzava i resti non commestibili per farci oggetti di arredo molto originali e funzionali. Con i visi dei ragazzi che reputavo più carini ci ho fatto delle maschere che indosso a mo' di faccia.
Questa cosa in particolar modo mi da gran piacere piacere. Ho cosi l'impressione, anche se illusoria, che pure io posso essere uno "di loro".
Le assicuro che non uccido la gente per piacere, non sono un omicida seriale. Uccido e macello solo chi mi rompe i coglioni (mi scuso per il termine, ma penso che renda l'idea). Chi viene alla mia porta, e spesso entra senza nemmeno suonare o chiedere permesso. Pretendendo aiuto e ospitalità senza preoccuparsi se sono o meno desiderati. Hanno sempre un modo di fare superiore e altezzoso, spesso camuffati da hippy o da famigliole perfette. Si sanno belli e liberi e si credono più furbi di noi campagnoli sempliciotti. Beh....non è così.
Le ho scritto questa lettera per dirle che invece lei si è dimostrata subito discreta e rispettosa dei nostri luoghi e delle nostre usanze. Non si è messa a fare domande. Le assicuro perciò che non avrà mai nulla da temere da me e dalla mia famiglia. Anzi potrà venire a trovarci quando vuole, sarà la benvenuta. Mia zia dice che per l'occasione preparerà una deliziosa cenetta. Io indossero' la mia maschera preferita.
P.s.
Un'ultima cosa: quando arriva, non apra la porta da sola -siamo suscettibili sulle buone maniere- . Verrò io personalmente a riceverla. Se sente che sto lavorando in cantina con la motosega...aspetti che abbia finito, e sarò subito da lei.
Con affetto, Leatherface.
Caro Leatherface,
Intanto la ringrazio molto per il suo gentile invito. Purtroppo non mi è possibile accettare in questo momento, ma le assicuro che appena mi troverò a passare dalle sue parti, avrò la premura di avvisarla per tempo, e venirla così a trovare. Mi ricordo perfettamente della mia sosta alla sua pompa di benzina. Ricordo suo zio e lei che mi guardava da dietro la finestra. Capii che era un timido e che c'era un certo disagio nell'aria; per questo non volli far perdere tempo a suo zio con chiacchiere inutili.
Certo non avrei mai potuto immaginare che il vostro disagio fosse tale da voler eliminare le persone che avevano il modo di conoscervi. So cosa vuol dire sentirsi inadeguati, derisi e presi in giro. Non sentirsi mai nel posto giusto, mai a proprio agio e desiderare di essere sempre "l'altro ". Ma non credo che indossare una maschera e mangiarsi chi "rompe i coglioni" sia la soluzione migliore. Anche perché è sempre e comunque una soluzione provvisoria. Se un giorno dovessi mai capitare a casa sua, avrei piacere di conoscerla per quello che realmente è, con il suo vero volto, i suoi vestiti....e magari mangiarsi una semplice insalata del suo orto.
Anche io in passato ho indossato varie maschere. Certo non erano di pelle umana come le sue, ma erano comunque maschere di comportamento che mi facevano sentire - almeno così pensavo - più sicura. Questa sensazione mi durava però solo pochi minuti. Fingere di essere chi non si è, è decisamente faticoso, le assicuro, e non provoca mai una vera gioia...ma solo una imitazione di essa.
Perciò la prego, almeno con me, non indossi nessuna maschera...non c'è n'è bisogno. Avrò piacere di vederla e conoscerla per quello che è veramente, facendo magari un po' fatica a comprendere tutte le vostre abitudini, ma questo è anche il bello di fare nuove conoscenze e "aprire la propria porta di casa".
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