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OLTRECONFINE (15): SESSO & AMORE NELLO SCANDALOSO "LOVE", BODY & PLAY NEL VACUO "MAGIC MIKE XXL"; UN NUOVO E PIU' UMANO SUPEREROE "MINIMAL"
di alan smithee
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"Appunti veloci e primo impatto sul cinema che ci precede, su quello che ci sfiora, o addirittura ci evita; film che attendiamo da tempo, quelli che speriamo di riuscire a vedere presto, ma pure quelli che, temiamo, non riusciremo mai a goderci, almeno in sala." 

 

Nella pioggia a raffica di uscite cinematografiche proposte dalla distribuzione francese, vi parlo oggi di tre film piuttosto noti per diversi motivi.

Tuttavia prima vi segnalo, tra i film più "piccoli" (ma anche più meritevoli di visione) in uscita sempre oltralpe, due interessanti ed emozionati opere provenienti dagli antipodi: LA COLLINA DELLA LIBERTA' (HILL OF FREEDOM), del coreano prolifico Hong Sangsoo, ed il tenerissimo colombiano LOS HONGOS, rispettivamente da me visti al festival di Venezia 2014 e a Locarno 2014, dove il piccolo film si aggiudicò il Premio Speciale.

 

Ant-Man

Un altro adattamento, l’ennesimo, di un fumetto Marvel; dedicato questa volta ad un supereroe solo apparentemente minore, ma con caratteristiche e personalità tali da renderlo quantomeno interessante o singolare. Ricordo di aver letto da ragazzo le sue avventure, in un mondo per forza di cose ingigantito a causa della sua possibilità di ridursi alle dimensioni di un microbo. Un supereroe che, se non ricordo male, incontravo tra le pagine de I Vendicatori, con cui faceva squadra e che lo vedevano “accoppiato” alla velenosa e ronzante Wasp, la cui figura si sta formando, e prendendo definizione proprio con questo primo film sull’uomo formica, assurgendo certamente al ruolo di co-protagonista nel già annunciato e prevedibile sequel a venire, sotto le spoglie avvenenti della sexy Evangeline Lilly.

Marvel azzecca molto con questo supereroe, soprattutto perché punta sull’umanità, sulla commedia, sulla brillantezza dei suoi interpreti (Paul Rudd è simpatico, gradevole e ladruncolo, e soprattutto suo malgrado quasi costretto a divenire eroe, ma in fondo un disonesto d’animo buono).

Un destino curioso unisce la vita di questo simpatico ladruncolo con famiglia allo sfascio, con l'opera di un geniale ed anziano scienziato (l’ironico Michael Douglas) che da decenni fu messo da parte ed ostacolato nella evoluzione dei propri esperimenti geniali sulla possibilità di ridurre lo spazio tra le molecole, e quindi rimpicciolire code o persone.

Assieme i due combatteranno affinché la scoperta del dottore non finisca in mani pericolose assetate di soldi e di potere.

In questo senso l’abilità di ladro del protagonista servirà almeno quanto la sua nuova dote di minimizzarsi a piccola cosa.

La vicenda sarebbe poca cosa se non potesse contare, come già detto, su un cast d’attori affiatato e versatile, che si completa con il nome di Michael Pena, simpatico e pertinente amico ladruncolo e tentatore del nostro protagonista.

La scelta vincente del film, quella che fa divenire il film un Marvel-movie anomalo in accezione positiva, è la capacità di un regista come Peyton Reed, abile direttore di commedie sofisticate ("Abbasso l'amore"), di non puntare sull’epicità o la solennità di atmosfere soprannaturali che finivano per rendere evanescente o troppo carica-caricaturale la vicenda (Thor su tutti), restando invece qui ancorati alla vita metropolitana (siamo a San Francisco) di tutti i giorni, dove gente straordinaria condivide momenti e stili di vita, situazioni o vicende, con perfetti comuni mortali, magari aiutandoli ad elevarsi moralmente ed interiormente, tirando fuori da una simpatica canaglia l’eroe coraggioso e senza macchia che, probabilmente, ognuno, chi più, chi meno, tiene celato dentro di se in modo diversamente accessibile.

VOTO ***

 

Love

 

Il regista “terribile” Gaspard Noe arriva nelle sale francesi dopo aver creato attese e code infinite alla proiezione di mezzanotte durante l’ultimo Festival di Cannes: le sue ambizioni? Furbe e impegnative, come di consueto da quando lo conosciamo il cineasta, e le mosse tattiche a cui ci ha abituato.

Dichiarazione di intenti? Quella di girare il primo film in cui sesso ed amore possano completarsi a vicenda: in cui il secondo sia la scintilla che accende la miccia e si esercita ricorrendo al primo, come strumento definitivo, sacro, solenne e celebrativo di tale umanissimo ma complicato sentimento.

Lungo tutto un discontinuo e non sempre decifrabile flash-back, il regista ci racconta di un giovane uomo alle prese col ricordo e l’ossessione di un amore fondamentale della sua vita: quello provato nei confronti di Electra, una bellissima artista che ora risulta scomparsa, e la cui sparizione misteriosa denunciata telefonicamente da una madre preoccupata ed in ansia, sortisce l’effetto contrario di farla rinascere nell’animo e dei ricordi del suo amante di due anni prima.

Ecco quindi che il ragazzo, nella volontà di offrire il proprio aiuto nelle ricerche della ragazza, si ritrova a rivivere nel pensiero tutti o molti degli istanti di vita di coppia che hanno caratterizzato la storia con Electra. Un amore passionale, carnale e senza veli che effettivamente, come nelle intenzioni del regista, va oltre il facile scandalo per addentrarsi efficacemente nei sentieri intimi e privati di una relazione a tutti gli effetti esclusiva e totale.

Noe pertanto riesce a catturare il sentimento, che si impasta all’erotismo dando vita ad un’amalgama stuzzicante ma mai volgare, naturale e necessaria a rendere credibile la storia tormentata di un attaccamento davvero esclusivo e potente.

Certo i tempi, eccessivamente dilatati, situazioni risapute come triangoli e menage di gruppo nel parterre di incontri clandestini, si trasformano in riempitivi inutili che rendono superflua una durata complessiva di circa due ore un quarto, per una pellicola che sarebbe risultata efficace anche ridotta di 45 minuti.

E poi certo la furbizia dell’autore del controverso ed indigeribile Irreversible, affiora più volte, come quando egli si auto-cita con nomi e cognomi attribuiti a vari personaggi secondari della vicenda, e soprattutto con l’uso gratuito, completamente superfluo del 3D, che finisce unicamente per risultare necessario nella scena – anch’essa totalmente gratuita e inutilmente smaliziata – di riprendere l’eruzione seminale maschile – una vera e propria colata lavica improvvisa e repentina cui seguirà un’altra voyeuristica quanto inutile ripresa “ginecologica” della penetrazione dall’interno dell’organo femminile - per scaraventarla negli occhi dello spettatore occhialuto, che istintivamente si ritrae tra risata ed imbarazzo, finendo per uccidere quanto di serio e circostanziato la pellicola si faceva carico di portare avanti.

Scene sciocche ed inutili, stratagemmi orchestrati solo per far parlare di sé, e che uccidono crudelmente e vanamente le sacrosante e pur serie intenzioni di base di un regista che sa pure essere potente ed efficace (vedere l’ottimo Enter the void per ricredersi dopo le sconcerto del già citato furbissimo Irreversible), senza per forza rimanere imprigionato nei vincoli sempre troppo stretti della gradevolezza.

VOTO ***

 

Magic Mike XXL

Se la seconda farlocca puntata inerente il personaggio tutto muscoli e adrenalina (più compagnia bella di altri quattro bistecconi e più) creato dal celebre e prolifico Steven Soderbergh, dovesse essere giudicata con serietà e memoria storica, si potrebbe tranquillamente (si fa per dire) affermare che con questo film i diritti e le conquiste sociali raggiunte a fatica dalla figura femminile negli ultimi duecento anni di storia e battaglie sui diritti della parità tra i sessi, si sono letteralmente andati a far “fottere”.

Per fortuna tale filmetto non merita simili considerazioni sproporzionate e fuoriluogo, ma piuttosto solo di essere preso come una sciocca, perseverante e sentenziosa continuazione di un numero uno già di per sé banalotto e scontato, per quanto di natali d’autore.

Insomma che Mike, senza nemmeno troppo insistere, viene indotto con l'inganno a tornare in trincea ad esibirsi, mettendo da parte il lavoro di falegname di mobili artigianali, attività che lo vede attualmente molto impegnato, ma anche apparentemente soddisfatto e finanziariamente indipendente.

Ritrovati i cinque amici-stripper della prima avventura, il gruppo, dopo un incidente di percorso (nel vero senso “automobilistico" della parola) si troverà introdotto in un mondo di donne determinate ed indipendenti, che tuttavia non rinunciano al maschio come oggetto di ludibrio e bambolo usa e getta, da adorare e da cui farsi adorare, da coprire di banconote dispensando gridolini di piacere; e da gettare via dopo l'uso.

Lungo ogni oltre sopportazione, la pellicola, scontata e prevedibile, non rinuncia a raccontarci anche i micro-drammi che accompagnano la vita degli altri componenti della band, e, nel finale un po’ equestre, ci rappresenta cinque spettacolini differenziati suddivisi per ogni componente del gruppo.

Tatum, Manganiello - (cog)nome-omen), Bomer & Co. (senza Pettyfer), fronteggiano oliati e armoniosi, dinoccolati e in alcuni casi un po’ sottotono, donne toste e spesso insostenibili, api regine maliarde che giocano con il maschio come il gatto crudelmente con la sua preda. Tra cascate di banconote da un dollaro come se piovesse, Jada Pinkett Smith risulta la più gigiona ed insopportabile; Elizabeth Banks la stimo troppo per cercare una spiegazione della sua presenza in questo falò delle vanità; Amber Heard è decisamente sprecata, mentre Andie MacDowell, ormai vicina ai sessanta, è bella, fresca ed immutata come a quando faceva la testimonial di una nota griffe francese del maquillage, oltre vent’anni fa. Ritoccata certo, ma con gusto e senso del limite.

VOTO *

 

 

 

 

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