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Dizionario del turismo cinematografico: viaggio all'isola più remota del mondo. Tristan da Cunha
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“.....poi, mettendo la barra un poco più a nord, raggiungemmo in quindici giorni le isole di Tristan d'Acunha, a 37°8' di latitudine sud, 12°8' di longitudine ovest.

….........Le isole formano un triangolo e distano l'una dall'altra circa dieci miglia. Tutte e tre sono molto elevate, specie l'Isola di Tristan d'Acunha propriamente detta che è la più grande del gruppo, avendo un perimetro di quindici miglia, ed è talmente alta che quando il tempo è sereno la si scorge alla distanza di ottanta e anche novanta miglia. Parte della costa a settentrione si eleva perpendicolarmente sul mare per più di trecento metri. A questa altezza si stende sin quasi al centro dell'isola un tavoliere, dal quale si innalza un cono affilato che ricorda quello di Teneriffa.

La parte inferiore di questo cono è rivestita di alberi di proporzioni discrete, ma il tratto superiore è tutto roccia nuda che si perde di solito tra le nubi ed è ricoperto di neve per gran parte dell'anno.......”

(da Edgar Allan Poe, The Narrative of A. Gordon Pym of Nantucket, 1838)

 

 

 

Abbiamo affidato alle parole del grande Edgar Allan Poe l'introduzione alla conoscenza del luogo che va ad arricchire la galleria del turismo cinematografico, una location alquanto suggestiva: stiamo infatti parlando di quello che che viene considerato l'insediamento umano più remoto al mondo, l'arcipelago di Tristan da Cunha.

Questo sperduto gruppo di isole collocate nella parte meridionale dell'Oceano Atlantico, a ridosso della zona di influenza antartica, venne individuato per la prima volta nel 1506 dal navigatore portoghese Tristao da Cunha che le ribattezzò col proprio nome, peraltro senza neanche sbarcarvi.

Nel 1684 la Compagnia Britannica delle Indie Orientali tentò di creare un insediamento umano permanente, ma con risultati fallimentari. L'arcipelago fu per lungo tempo soltanto un luogo di approdo temporaneo di navi baleniere o militari, e bisognò attendere il 28 novembre del 1815 per vedere nascere il primo centro abitato sull'isola principale, denominata essa stessa Tristan da Cunha.

In quell'anno il Regno Unito si era annesso l'arcipelago per un motivo prettamente politico: si voleva impedire che quel luogo così remoto potesse essere usato dai Francesi come base d'appoggio per un eventuale tentativo di liberazione di Napoleone Bonaparte, costretto dagli Inglesi all'esilio sull'Isola di Sant'Elena, che a tutt'oggi è il luogo abitato più vicino a Tristan da Cunha, anche se l'uso del termine “vicino” per indicare una distanza di 2172 Km appare quanto meno surreale.

Il legame con l'ultima residenza dell'Imperatore dei francesi esiste anche sotto il profilo politico: l'arcipelago è infatti sottoposto all'autorità del Governatore di Sant'Elena

Nel 1867 il Duca di Edimburgo, secondogenito della Regina Vittoria, visitò lo sperduto insediamento che in suo onore venne così ribattezzato Edinburgh of the Seven Seas, nome che conserva tutt'ora. Il villaggio conta oggi su una popolazione di circa trecento abitanti.

 

 

 

Come tutti i luoghi isolati al mondo, l'arcipelago è molto interessante sotto il profilo naturalistico per i suoi numerosi endemismi. E come tutti i luoghi isolati che hanno accolto insediamenti umani, l'isola di Tristan vede minacciata gravemente la sua integrità ecologica.

Gli alberi menzionati da Poe nella sua descrizione appartengono alla specie phylica arborea, e sono poco più che degli arbusti che possono arrivare al massimo ad un'altezza di 6-7 metri.

Si tratta dell'unico albero originario dell'arcipelago (una specie presente anche in altre isole dell'area australe) infatti, come conseguenza dell'arrivo dell'uomo, sull'isola principale (e unica abitata) hanno trovato ospitalità altre specie introdotte dai colonizzatori, in particolare pini e alcune varietà di alberi da frutto, piante che hanno formato boschi nei versanti meno ripidi dell'isola.

Come detto più sopra Tristan da Cunha non è solo il nome dell'arcipelago ma anche dell'isola principale delle quattro che lo costituiscono (oltre ad alcuni isolotti, poco più che scogli). Le restanti tre sono Inacessible, Nightingale (la più piccola) e Gough. Quest'ultima è, rispetto alle altre, in una posizone distaccata, trovandosi a poco meno di quattrocento chilometri in direzione sud-est; ecco perché non viene citata da Poe (che parla solo di tre isole) nella sua descrizione.

 

 

 

L'arcipelago ha nel suo complesso una superficie di circa 200 kmq, quasi la metà dei quali fanno capo all'isola di Tristan, dominata da un possente vulcano che supera i 2000 metri di altitudine e che conferisce a questo lembo di terra un aspetto assolutamente inconfondibile.

Dal punto di vista climatico, l'arcipelago risente pesantemente della vicinanza all'area antartica e soprattutto del fatto di non essere protetto da alcuna massa continentale.

Questo fa sì che, nonostante si trovi alla latitudine corrispondente a quella della Sicilia, abbia un clima decisamente più freddo: la temperatura media è di circa 15°, con massime estive non superiori ai 25° e minime invernali di circa 5°. Molto abbondanti le precipitazioni, il cui valore medio annuale è di 1681 mm distribuiti in maniera abbastanza uniforme tra i vari mesi, con un totale complessivo di circa 250 giorni di pioggia. Insomma un clima che è quanto di più lontano ci possa essere da quello che caratterizza il nostro mediterraneo meridionale.

 

 

Tristan non sembra solo un luogo di sogno, lo è davvero, e non solo per il suo collocarsi geograficamente al di fuori del mondo. Il remoto isolamento ha costretto i suoi abitanti (che definisco ciò che è al di fuori del loro arcipelago “outside world”) a sviluppare un forte senso di solidarietà, qui la moneta è quasi sconosciuta, così come lo è la violenza; gli isolani si prestano molto all'aiuto reciproco e quando uno riceve un favore si sdebita offrendo una cena.

E' emblematico ciò che avvenne nel 1963: due anni prima gli abitanti erano stati costretti ad abbandonare la loro residenza proprio a causa di una eruzione vulcanica, erano stati portati in Inghilterra e il governo si era prodigato per convincerli a restare, offrendo loro un lavoro. Ma nonostante tutto vollero tornare alla loro isola, ben sapendo che sarebbero stati obbligati ad affrontare una ricostruzione tutt'altro che agevole.

 

Un luogo del genere con le sue nebbie ed il suo isolamento, rappresenterebbe lo sfondo ideale per una storia di mistero; William Hope Hogdson (1877 - 1918), uno dei massimi narratori del fantastico, ambientò un suo racconto dell'orrore a Middle Islet, isolotto nei pressi di Nightingale.

Più recentemente una scrittrice italiana, Sabina Colloredo, ha usato le foschie di Tristan come sfondo per un suo romanzo “La voce dell'Isola”, un thriller con elementi fantastici.

 

 

 

E il cinema? Fino ad oggi la settima arte non ha pensato a questo lembo disperso nell'Oceano, una sorta di Ultima Thule dell'emisfero australe, come location. In effetti le difficoltà che si porrebbero non sarebbero affatto poche né facilmente superabili.

Tuttavia il cinema si è infine occupato dell'isola e lo ha fatto attraverso un documentario ed un cortometraggio.

Il primo è Tristan da Cunha l'isola in capo al mondo, realizzato da Anna Lajolo e Guido Lombardi nel 1992. Anna Lajolo, torinese, e Guido Lombardi, ligure di Chiavari, sono una affermata coppia di filmmaker, collaborano fra loro dal 1967 e hanno realizzato documentari, video di sperimentazione, filmati di impegno sociale, oltre a vantare una lunga collaborazione con la RAI.

A loro va ascritto il merito di aver cercato di dare visibilità a questo luogo incredibile (“Tristan è uno di quei posti al mondo che ti cambiano la testa”).

 

 

Nel 2014 il premio David di Donatello per il miglior cortometraggio è stato assegnato ad Adriano Valerio, milanese trapiantato in Francia, per il suo 37°4', che aveva già ricevuto una menzione speciale al 66° Festival di Cannes.

Un piccolo film che racconta la storia d'amore tra Anne e Nick (interpretati da due ragazzi tristanesi doc, Natalie e Riaan) e del loro rapporto messo alla prova dalla decisione della ragazza di lasciare l'isola per andare a studiare in Inghilterra.

Secondo quanto dichiarato dal regista, il corto è scaturito come “prova” per un futuro lungometraggio da ambientare a Tristan. Speriamo davvero!

 

 

Una curiosità per chiudere: Riaan di cognome fa Repetto, cognome italiano anzi ligure di Camogli. Infatti tra gli abitanti dell'isola sono rintracciabili in tutto sette cognomi, due dei quali provengono proprio dalla cittadina vicino a Genova: nel 1892 gli scampati al naufragio del brigantino Italia trovarono ospitalità tra gli abitanti di Tristan e due di loro (Andrea Repetto e Gaetano Lavarello) si sposarono con due fanciulle del luogo e decisero di rimanere lì.

Un filo dunque lega le remote coste di un arcipelago ai margini dell'Oceano Atlantico e il nostro paese.

 

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