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OLTRECONFINE (13): L'EPOPEA INDIANA DEL GIOVANE TITLI', IL RITORNO DELLA PORNOSTAR PENTITA... MA NON TROPPO, L'INTOLLERANZA CRIMINALE E VIOLENTA SUGLI OMOSESSUALI IN RUSSIA, LE VERGINI TURCHE...SOLO IN PARTE SUICIDE, E LA MACCHINA-FEMMINA CHE SI RIBELLA
di alan smithee ultimo aggiornamento
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"Appunti veloci e primo impatto sul cinema che ci precede, su quello che ci sfiora, o addirittura ci evita; film che attendiamo da tempo, quelli che speriamo di riuscire a vedere presto, ma pure quelli che, temiamo, non riusciremo mai a goderci, almeno in sala." 

Come già ricordato in alcuni dei post precedenti, la stagione cinematografica francese sta vivendo questa sua estate torrida, all'insegna delle uscite più disparate ed interessanti, che vedono da un lato porsi come insolito e fiero contraltare, certe piccole grandi opere d'autore di provenienza da ognidove, a contrastare il predominio dei blockbuster che invece, ad esempio in Italia, salvo che in qualche rara città illuminata e cinefila, finiscono per fare da padroni incontrastati ed unici garanti del mantenimento in apertura delle sale e multisale lungo tutto lo stivale. 

Tra i cinque titoli più interessanti di cui vi parlo oggi, TITLI, UNE CHRONIQUE INDIENNE è senz'altro tra i migliori e più struggenti.

Nell'India dei nostri giorni, ancora inesorabilmente classista e divisa in caste invalicabili come muri elettrificati, la famiglia scapestrata di furfanti alla quale appartiene il giovane Titli – un padre vedovo nullafacente e due fratelli maggiori che vivono di espedienti e micro crimine, riesce con l'inganno a co

mbinare il matrimonio tra i, loro fratello minore ed una bella giovane appartenente ad una onesta famiglia piccolo borghese. I due si sposano senza piacersi ed amarsi, rassegnati ad una regola di vita che e' ancor oggi prassi dilagante in quelle regioni, e già dalla prima notte di nozze la ragazza si rifiuta di consumare il matrimonio, rivelando al marito di essere innamorata di un cugino già sposato e con figli, ma con pratica di separazione in corso.

La vita del povero Titli si consuma nell'umiliazione di non essere amato ne' accettato, e nell'indigenza di una situazione economica assolutamente precaria. Decide pertanto di lasciare libera la moglie, a patto che questa gli versi una sorta di “penale” che gli consenta di fuggire per sempre da quell'incubo di vita e di quartiere, proprio mentre anche per i due fratelli grandi, prepotenti e violenti inizia un periodo difficile in cui uno dei due viene pure condannato a pagare gli alimenti alla ex moglie e alla figlia bambina che questa si e' portata appresso.

Titli, premio del Certain Regard nel 2014 a Cannes, e' un riuscito e drammatico ritratto di una società e di un popolo che si ostinano a mandare avanti tradizioni e costumi di vita che si dimostrano iniqui ed ingiusti ora più che mai.

Alla fine Titli e sua moglie troveranno cosi' tante difficoltà ed ostacoli che impareranno ad accettarsi e rispettarsi, se non ad amarsi davvero, costituendo u a famiglia da basi malferme e traballanti, ma moralmente più sane di tutta l'ipocrisia e la falsità, l'inganno e la violenza che li circondano. Nel volto disgustato e addolorato del giovane attore che interpreta Titli, che significa “farfalla”, come a metterne in luce la delicatezza e la fragilità, ed e' un nome in India più femminile, bene augurante per una madre che dopo due maschi attendeva davvero una bambina con ansia, nei suoi occhi liquidi e dolorosi, si nasconde l'espressione più sincera e rappresentativa del dolore e della sofferenza, dell'inadeguatezza e della consapevolezza della disfatta.

VOTO ****

LE RETOUR DE FABIOLA

Film d'esordio datato 2012 del cineasta cileno Jairo Boisier, "Le retour de Fabiola" (o THE RITIRED, o, in originale LA JUBILADA) affronta il tema della rinascita, del nuovo bivio intrapreso da una trentenne fuggita dalla campagna sperduta del proprio villaggio natale per approdare nella grande città sfondando con la carriera di attrice porno. Alla soglia dei trenta, non si sa bene se volontariamente, ma comunque all'apice di una carriera singolare e di certo tabu' per tutti coloro che vivono nel paese natio, la ragazza fa ritorno nella malandata casa paterna, ove il genitore anziano e rassegnato vive solo assieme alla sorella maggiore, rimasta zitella.

Il ritorno a casa, per quanto mesto e sottotono, accende poco a poco focolai di tensione proprio mentre tutto pareva essersi sistemato con la più quieta normalità. Fabiola viene assunta da uno sfasciacarrozze, il cui figlio sedicenne tuttavia si innamora della ragazza, che non allontana il ragazzo, colta da un affetto e da un sentimento di amore materno che la rende, forse, donna più completa e matura. Scoperti da testimoni scomodi, i due vengono allontanati e Fabiola minacciata e licenziata.

Il suo destino sarà segnato dalla vergogna e dall'incapacità della gente del posto di andare oltre il pregiudizio e l'ignoranza di chi non riesce a dimenticare o guardare in faccia la realtà senza farsi influenzare da falsi pudori o inutili pregiudizi.

Attese, sguardi languidi e tristi, lunghi piani sequenza, il calore e l'affetto di una famiglia che rimane l'unico baluardo a cui aggrapparsi, la freddezza inesorabile della gente che non dimentica e giudica inesorabilmente senza alcuna pietà o condiscendenza, sono rappresentati con un realismo senza fronzoli ma anche qualche cenno ironico che risultano efficaci ed originali, cosi' come azzeccata e' la scelta di una interprete (Paola Lattus) che nasconde nel minimalismo del suo vestire quasi maschile, forme femminili che la resero un corpo in vendita destinato a piaceri voyeuristici e d istintivi ormai sepolti da una nuova svolta di vita.

VOTO ***1/2

STAND

Nella Russia odierna una giovane coppia omosessuale assiste per caso, dalla vettura che uno dei due sta guidando, al pestaggio di un ragazzo da parte di un gruppo di balordi, ma fugge poco dopo senza intervenire, nonostante le insistenze dell'altro passeggero.

Il giorno dopo, la coppia viene a sapere dai giornali che il ragazzo oggetto di aggressione e' poi deceduto a causa delle violenti percosse. Nell'animo dei due testimoni prende posto sempre piu' con forza un senso di colpa che diviene in uno dei due, giornalista free lance, il desiderio di indagare ed infiltrarsi all'interno di una inchiesta che minerà per sempre il suo apparentemente consolidato legame affettivo, e comprometterà la propria incolumità fisica e mentale, divenendo oggetto di ritorsioni e minacce sempre più concrete e letali.

Purtroppo Stand sceglie deliberatamente di raccontare senza mostrare conseguenze e senza fornirci adeguati chiarimenti su personaggi e protagonisti, finendo per addentrarsi all'interno di una indagine che rimane oscura e tetra, privilegiando le atmosfere alla concretezza dello svelamento di una indagine che rimane troppo celata e distante per poter appassionare come meriterebbe.

Il tema dell'omofobia in paesi intolleranti come la Russia e' già stata oggetto di film e documentari anche piuttosto noti ed e' senz'altro di nobili intenti, ma Stand non convince per l'incapacità o il rifiuto di andare fino in fondo, restando solo in superficie nello svelare il processo di indagine e di presa di coscienza da parte di un protagonista circuito e tradito da falsi amici che finiscono per intrappolarlo nella stessa morsa della vittima a favore della quale egli si sta battendo per la salvaguardia della verità e la condanna dei colpevoli.

VOTO **

le cinque "sorelle" protagoniste del turco Mustang, presentato alla Quinzaine di Cannes, e qui sopra sulla Croisette, nel maggio 2015.

MUSTANG

Successo di pubblico a Cannes 2015 dove fu presentato alla Quinzaine des Realisateurs, Mustang rimanda inevitabilmente alle atmosfere inquiete e malate delle “Vergini suicide” coppoliane, salvo catapultarci nei meandri di una societa' turca decisamente meno glamour di quella dell'America puritana dei '70. Cinque sorelle vengono sorprese alla fine dell'ultimo giorno di scuola, al mare a giocare co alcuni compagni di classe. In mare, pur vestite, giocando a cavalluccio sulle spalle dei festanti coetanei, tutte e cinque le ragazze vengono poi accusate a casa di una condotta indecente e per questo confinate dietro la prigionia di inferriate invalicabili di cui viene cinta la casa paterna per evitare che esse fuggano. Destinate ad una attesa di un matrimonio riparatore e vittime di una società bigotta ed ignorante, oltre che irresponsabile e ingiusta, le cinque si uniscono in una complicità che le aiuta anche quando la loro vita in comune le vede partire una dopo l'altra, in matrimoni combinati che le vedono, quando va bene, spose rassegnate o dubbiose, quando va peggio invece martiri suicide di una causa inaccettabile. Il dinamismo e l'irresolutezza della più giovane e ribelle delle cinque, Lale, spingerà le due più giovani rimaste sole a scappare dalla insensata forzosa ed ingiusta prigionia prr trovare la libertà nei meandri della tentacolare e peccatrice città capitale, raggiungendo l'amata giovane professoressa di idee progressiste che proprio Lale non si era ancora rassegnata ad abbandonare.

Tenero e altamente drammatico, Mustang racconta col cuore una epopea drammatica di cinque vittime dell'intransigenza religiosa e dell'ignoranza senza confini che falcia e crea scompensi e morte ancora oggi soprattutto nei centri rurali dove la civiltà blasfema ma salvifica della ragione e della laicità non ha ancora potuto mettere piede e radicarsi nella sensibilità ancora ottusa di menti e personalità condizionate da remore o culti sopraffatti da antiche pericolose e castranti regole monastiche influenzate da un indottrinamento deviato, folle e invasato.

Grande accoglienza anche in sala in Francia per uno dei titoli emotivamente più toccanti del festival francese, dove l'amore fraterno manifesta come raramente altrove la sua potenza, la sua dignità, la sua forza contro leggi assurde e non scritte, auto imposte e difficili, impossibili da giustificare col pensiero razionale e raziocinante.

VOTO ****

EX MACHINA

In uscita prevista in Italia per il 30 luglio p.v., Ex machina racconta di come un impiegato di una potente multinazionale informatica di nome Caleb venga prescelto dopo un estrazione a sorte per trascorrere una settimana nella dimora segreta e sperduta nelle foreste impenetrabili, ove si è da tempo rifugiato l'amministratore delegato e guru del gruppo, un tal Nathan, sorta di Steve Jobs un po' freak un po' programmaticamente trasandato, che lo introduce in un mondo di nuove suggestive sperimentazioni, ove la macchina, nelle sembianze avvenenti di una spendida robot-femmina, si fonde con la materia umana per dar vita ad un essere pensante che comincia a non accettare più il ruolo di mite e perfetto servitore.

Intanto a Caleb vengono seri dubbi sul fatto di essere stato estratto a sorte per partecipare alla conclusione di un esperimento suggestivo, ma dai risvolti mortali ed assassini.

Il film di Alex Garland, esordiente alla regia, risulta più suggestivo ed inquietante che riuscito e nuovo, debitore com'è di tutta la letteratura fantascientifica di Asimov con le sue ossessioni ed inquietudini (la macchina che tradisce l'uomo per impossessarsi del suo habitat e sostituirlo dopo averlo per troppo tempo servito senza mai obiettare o disubbidire).

Ne esce dunque un film a tratti affascinante, a tratti prevedibile, dove l'ambientazione nella casa hith tech semplice ed essenziale ma lussuosissima e immersa in un contesto paradisiaco quasi primordiale, ben si amalgama con una sperimentazione e l'avanguardia di un dio dell'informatica a cui sfugge il controllo della propria creatura.

Una fantascienza un po' al risparmio che si avvale di effetti semplici e dosati con cautela, ma del tutto efficaci senza mai essere invasivi o rumorosi da dare fastidio o frastornare.

La storia un po' furba un po' déjà-vu si incanala nelle vie del thriller, del B-movie girato con coerenza e voglia di fare bene.

Garland fa sperare bene, il film è un'interessante esordio che lascia spazio a future maturazioni, magari con soggetti un po' meno abusati e originali.

Il osso Domhnall Gleeson, figlio di Brendan visto nell'ultimo film di guerra diretto dalla Jolie, è perfetto ed ottimo ad incarnare il personaggio apparentemente fragile e raggirabile, un po' credulone, ma in grado di riscattarsi, così come Oscar Isaac, sempre più lanciato in una carriera variegata e stimolante, impersona il capo-guru-dio dalla barba lunga e cranio accuratamente rasato, malvestito ma con classe, in un loft da sogno che si affaccia su un creato che profuma di paradiso, per nascondere l'odore di fumo e di tenebre di provenienza diabolica.

VOTO ***1/2

 

 

 

 

 

 

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