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Kaneto Shindô - Life is Work
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Merita di essere segnalata l'uscita in tempi non troppo lunghi (data prevista 24 Novembre 2015 ) di un magnifico volume di 374 pagg. (Kaya Press) dedicato all'arte sempre troppo poco apprezzata di uno dei più grandi registi giapponesi.

Di più: a parte la prefazione di Benicio del Toro, tutte il resto è opera dello stesso Shindô, per cui si avrà finalmente l'occasione di leggere in una lingua "umana" almeno una parte dei suoi scritti (molti sono editi nella lingua madre del regista di Hiroshima in Giappone, ed anche poco costosi, ma vai un po' a capire cosa c'è scritto, anche se ho avuto spesso l'idea peccaminosa di acquistarli ugualmente) che sono numerosi (ricorderò solo il libro dedicato all'attore Taiji Tonoyama dal quale poi trasse il magnifico By Player).

Non ho idea se sia un libro scritto ex novo negli ultimi anni, o se sia una scelta operata magari dallo stesso del Toro, la cosa essenziale è che finalmente si potranno leggere le sue idee sulla settima arte, magari ci saranno (il titolo sembra anticiparlo) molti riferimenti autobiografici, piccoli aneddoti sulla moglie Nobuko Otowa, osservazioni su film da noi poco noti come Hymn /Sanka (1972) (tratto da "La storia di Shunkin" di Tanizaki, che il lettore italiano potrà trovare attualmente nella raccolta di racconti edita da Bompiani "Il ponte dei sogni") e Akuto / A Scoundrel (1965, nuovamente da Tanizaki ma mi è stato impossibile individuare il racconto da cui è stato tratto *).

 

Insomma, considerato il vuoto editoriale del tutto assurdo (si tratta di poter leggere le parole del regista, non di un approccio critico comunque interessante, una occasione insomma imperdibile) che circonda una simile personalità artistica, non posso far altro che ringraziare casa editrice e Benicio del Toro per il gentile interessamento.

 

Life Is Work: Kaneto Shindo and the Art of Directing, Screenwriting, and Living 100 Years Without Regrets

 

Godiamo in silenzio delle parole su "L'isola nuda" (1960) che il grande Kaneto consegna a Benicio Del Toro, grande ammiratore della pellicola.

 

Benicio Del Toro - Devo dirle che sono molto felice di essere qui, per me è un onore incontrarla. Ho visto alcuni dei suoi film, non tutti. Il primo è stato Onibaba, il secondo L'isola nuda. Vorrei farle alcune domande riguardo a quest'ultimo, che è forse uno dei film che preferisco di qualsiasi regista.

Kaneto Shindô - L'isola simboleggia il mondo. Si vedono due persone, un uomo e sua moglie, che rappresentano i primi due uomini apparsi sulla terra. Il film descrive i loro dolori e le loro gioie. Questo non è un film muto, è un "talkie" senza dialoghi. Il motivo per cui l'ho girato è che volevo dimostrare che sono le immagini che fanno un film, non i dialoghi. Si potrebbe dire che il film sia un esperimento in tal senso.

B.D.T. - Nella sceneggiatura non ha scritto proprio nessun dialogo?

K.S. - No.

Interprete - Solo descrizioni delle ambientazioni?

K.S. - Sì. Invece del dialogo, in questo film si sentono la musica, i suoni prodotti dalle persone, quello del vento, delle onde, ma non ci sono dialoghi. 

B.D.T. - Pensando al film, aveva in mente Taiji Tonoyama e Nobuko Otowa?

K.S. - Sì, il tema che volevo descrivere era il lavoro, nei campi e nella vita. Di solito, per far vedere che sta lavorando, si mostra il sudore sulle sopracciglia di un attore, ma io volevo mostrarlo differentemente. Volevo vedere gli attori che tenevano in equilibrio due secchi d'acqua con un lungo bastone, fu questa la mia scelta. Ma i bastoni non si piegavano se i secchi erano vuoti, così li riempimmo. Fu molto faticoso per gli attori, ma sia Tonoyama che Nobuko Otowa capirono l'idea, e perseverarono nello sforzo. Io guardo alla vita come ai due lati di una mano. Da questo lato, c'è la disperazione, ma dall'altro, la speranza. Così, se ci si sente disperati, non si dovrebbe pensare che durerà a lungo, perchè c'è sempre la speranza nascosta qui dietro. La vita è così, un alternarsi di alti e bassi. È questo che ho voluto mostrare nel film.

Interprete - Se si fa un film ogni anno o due, non si fanno molti soldi. [non sono sicuro della traduzuione, n.d.t.]

K.S. - E io non ho fatto tanti soldi [ride]. Fine delle riprese.

 

 

Nella foto a 3'55 si può vedere il duo con il regista: effetivamente la Otowa, pur sempre bella, non era mai stata così snella come in questo film...

 

* EDIT: Dopo qualche ricerca, ho trovato che Tanizaki nel 1933 ha scritto un dramma dal titolo Kaoyo, prendendo ispirazione - secondo una fonte che si rifà a dichiarazioni dello scrittore - dal capitolo XXI del Taiheiki. Secondo un'altra fonte, Tanizaki si è ispirato al Kanadehon Chûshingura di Takeda Izumo II, Miyoshi Shôraku, Namiki Senryû I. Secondo un'altra ancora, la storia di Tanizaki si intitolerebbe Gansei.
Il dramma Kaoyo è stato pubblicato in inglese insieme a La storia di Shunkin, ma da quel che ho capito non è attualmente pubblicato in inglese, ma solo reperibile tramite qualche biblioteca.

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