Espandi menu
cerca
HORROR DI SERIE. La serialità horror nel terzo millennio.
di scapigliato ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

scapigliato

scapigliato

Iscritto dall'8 dicembre 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 136
  • Post 124
  • Recensioni 1369
  • Playlist 67
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Che cos’è l’horror? Vale la pena chiederselo dopo quasi vent’anni di terzo millennio. Alla voce “horror” la Treccani risponde: «termine per indicare un genere cinematografico fondato su scene, azioni e immagini macabre e raccapriccianti». Cosa abbiamo? Abbiamo scene, azioni e immagini, quindi elementi sia iconografici che narrativi, esistenti ed eventi per dirla come Chatman. Questi poi sono denotati come macabri e raccapriccianti, il che circoscrive troppo il raggio semantico del genere horror che si compone ovviamente di altri caratteri peculiari, quali soprattutto terrore, paura, inquietudine, angoscia, mistero, ossessione, perturbazione.

Nato letterariamente da una costola del genere storico, l’horror ha fin da subito racchiuso in sé una varietà di strutture narrative che via via si sono attenute al cambio dei tempi e hanno di volta in volta inglobato nuove immagini, nuovi topoi, nuove mitologie. Se inizialmente il racconto nero era appannaggio di vampiri o creature da laboratorio – Shelley e Stoker – è passato poi abbastanza presto all’incubo interiore dove protagonisti-mostri erano spesso anche i narratori del bizzarro – Poe e Lovecraft – per arrivare alla modernità e trasferire il côté orrorifico alla realtà in sé, attraverso figure inquietanti, ma reali, come i serial killer. Da qui si evince come l’horror non è esclusivamente il genere del soprannaturale nero, ma può interessare anche storie ed immagini assolutamente realistiche. Quindi cos’è allora l’horror?

Il genere. Innanzitutto va ricordato come uno stesso termine possa cambiare di significato cambiando di ambito disciplinare. In letteratura “generi” sono il romanzo, il racconto, la poesia, etc.; mentre in cinematografia i “generi” sono il western, il giallo, il noir, il bellico e così via. Questo ha sempre generato confusione e dubbio sulla questione dei generi. Argomentazione spinosa che ancora oggi tiene banco. Credo si possa però dotare il termine “genere” di un aggettivo che lo caratterizzi a tal punto da creare una definizione in doppi termini utile a non cadere in inganno. Con “genere tematico” si può quindi indicare, anche in letteratura, la caratterizzazione peculiare di un racconto, che ha però anche una doppia natura: una estetica, l’altra poetica. Il genere infatti, non è solo un serbatoio iconografico e tematico di un mondo narrativo, quindi un’estetica, ma è anche il modo di rappresentazione dello stesso, quindi una poetica. Non è solo la presenza di un vampiro o di un’altra mostruosità a fare un horror, ma anche i modi e le tecniche della narrazione: focalizzazione e distanza, ma anche stile, lessico, strategie narrative. Per esempio, può essere horror non solo una storia di lupi mannari, o di un sepolto vivo, ma anche il racconto di un bambino che scende in cantina a prendere una bottiglia d’acqua. Tutto sta nella forma e nello stile dell’autore, oltre che alle intertestualità, le citazioni e i contenuti che possono essere di volta in volta seminati.

Horror è quindi il racconto nero classico che coinvolge il soprannaturale, lo stregonesco e il mostruoso, ma anche l’inquietante, l’angoscioso, l’ossessivo, il perturbante. Non è solo una questione iconografica, ma anche formale. Ecco che molti prodotti cine-televisivi, pur non trattando nello specifico nessuna mostruosità o nulla che abbia a che fare con il soprannaturale, possono tranquillamente appartenere al genere horror per il tono, per la crudeltà, per il carattere survival, o perturbante, o misterioso o anche grottesco della storia.

Maschile/femminile. Un’altra considerazione da fare è l’individuazione di due macro-generi di appartenenza di tutte le serie televisive. Ogni prodotto seriale, prima di essere un western, un horror, un procedural, un medical, un teen drama e così via, è di genere femminile o di genere maschile.

Il prodotto di genere femminile, oltre alle azioni che strutturano la narrazione, è per lo più composto dal pettegolezzo, dalla chiacchiera, dal segreto nascosto, dalla menzogna perpetua, dalla relazione adultera, dalla verità non detta, dal gioco al massacro di tutti i personaggi, dalla forte componente fashionista e da isterismi vari come le malelingue, la curiosità morbosa per il privato altrui e il piacere per le sofferenze dell’altro. Il prodotto maschile invece, è privo di tutto questo. Abbiamo un massimo di avventura, di azione e di eventi. Il pettegolezzo è bandito, non ci sono compiacimenti morbosi, ma solo ritmo, azione, cause e conseguenze. Vista la natura tipica della serialità, non si può fare a meno delle caratteristiche del genere femminile che creano le condizioni per tirare avanti la storia all’infinito. Avremo di conseguenza una mescolatura di maschile e femminile nella quasi totalità dei prodotti seriali.

Cenni storici. La storia della serialità televisiva si può divedere in due grossi periodi il cui spartiacque è Twin Peaks (1990). Prima del capolavoro di David Lynch esistevano le situation comedy, le telenovelas o soap opera, e i telefilm. Le sit-com sono un oggetto molto diverso, hanno uno scopo di puro divertimento comico e se anche sono quasi totalmente di ambientazione domestico-borghese utilizzano i caratteri del genere femminile solo in chiave parodica. Sono invece i telefilm e le telenovelas a dividersi manicheamente il genere maschile e quello femminile. Da un lato Magnum P.I., Simon & Simon, Starsky & Hutch, A-Team, Riptide, Le strade di San Francisco etc.; dall’altro Dinasty, Beautiful, Dallas, Tempesta d’amore, General Hospital e così via. Da un lato pura azione, poliziesca, muscolare, bellica, avventuresca; dall’altra il pettegolezzo e le malelingue ad uso e consumo della massaia chiacchierona o dello spettatore queer il cui orizzonte culturale è spesso prettamente femminile.

Dopo Twin Peaks le cose non sono più state le stesse. David Lynch ha frullato insieme il maschile e il femminile, unendolo al genere nero. Ecco così un proliferare di fiction che se da un lato guardano al pubblico maschile con il genere poliziesco o con l’horror o con il dramma professionale, dall’altro guardano a quello femminile e queer infarcendo le trame di segreti, bugie, pettegolezzi, curiosità impicciona del vicinato e altre insostenibilità.

Chiaramente non si può vedere tutto e infatti all’appello mancano True Blood (2008), Dead Set (2009), The Vampire Diaries (2009), Sleepy Hollow (2013), Hannibal (2013), From Dusk Till Dawn (2014) e per ovvie ragioni le imminenti Scream (2015) e Scream Queens (2015).

I precedenti. Ovviamente, la serialità horror non è solo un fenomeno esclusivo del terzo millennio. Anche in passato ci sono stati non pochi serial improntati sul genere del terrore e del mistero, tra i quali si ricordano Ai confini della realtà (1959), Kolchak: The Night Stalker (1974), Le notti del lupo – Werewolf (1987), Venerdì 13 (1987), Freddy’s Nightmare (1988), I racconti della Cripta (1989), Twin Peaks (1990), X-Files (1993) e Buffy (1997). La mia indagine si rifà chiaramente alle sole serie tv horror degli anni duemila.

Qualcuno si chiederà perché appare Harper’s Island (2008) e non The Following (2013), visto che anche l’ottima serie con l’ottimo Kevin Bacon non sconfina nel soprannaturale come la precedente; e allo stesso modo manca True Detective (2014) che tra ambienti insani, assassini seriali e misteri ancestrali ha più un côté horror che poliziesco. La differenza è sottile: Harper’s Island è una serie strutturata sul modello classico di uno slasher movie che è notoriamente inserito nel canone horror. Le altre due serie, benché provviste di perturbazioni e crudeltà varie, sono più ascrivibili al thriller.

Detto tutto questo, ecco di seguito le serie tv horror che ho avuto il piacere di guardare. Molte mi hanno divertito. Altre no. Come spettatore maschio ho risentito di alcuni impasti rosa che hanno purtroppo percorso le varie serie. Tutto sommato, il divertimento è stato alto e non poche le felicissime scoperte.

Non perdetevi gli HORROR ACADEMY AWARDS in fondo al post con i quali, seppur giocando, sintetizzo cosa mi è piaciuto di più di questi serial.

Supernatural (2005).

Si parte bene anche perché l’idea antologica dietro il progetto seriale è molto allettante: ogni puntata una mostruosità diversa. Peccato che non sempre le aspettative vengono mantenute e tutto si risolve in un bigino semplicistico dell’orrore alla americana. Per non dire della deriva apocalittica tra angeli e demoni, insostenibile. Sono straordinariamente in parte e divertenti i due protagonisti, i fratelli Winchester, Jared Padalecki e Jensen Ackles, irresistibili soprattutto nei metaepisodi: il vero fiore all’occhiello della serie.

Voto: 7.

Masters of Horror (2005).

Un’antologia del terrore, tra grottesco e perturbante, tra ironico e crudele, che ha tutta la sua forza nelle origini letterarie di alcuni episodi e in molti dei registi di culto chiamati a dirigerli. Da Lansdale a Lovecraft, da Matheson a Poe e a Barker, passando per il timone di Dario Argento, Tobe Hooper, Joe Dante, Takeshi Miike, Tom Holland, John Carpenter, John Landis e il produttore della serie, nonché autore di alcuni episodi originali, Mick Garris. L’antologia schiaccia l’acceleratore sul perturbante e la visibilità dell’orrore grazie agli effetti di Greg Nicotero e alla libertà creativa che il prodotto televisivo non generalista gli permette.

Voto: 8.

Harper’s Island (2009).

Sulla scia del successo anni novanta dello slasher alla Craven, giocando sull’immaginario meno riuscito di due epigoni di Scream (1996), ovvero So cosa hai fatto (1997) e Urban Legend (1998), la miniserie di otto episodi ideata da Ari Schlossberg punta tutto sul patto di sospensione dell’incredulità con lo spettatore e porta a casa la partita. Se non diamo importanza alle improbabilità della sceneggiatura e alla sua assurdità, il gioco al whodunit è anche divertente. Non tocca le vette coinvolgenti dello slasher migliore e non crea personaggi epocali, ma sa farsi piacere.

Voto: 7.

The Walking Dead (2010).

Una delle poche serie tv di genere prettamente maschile, dove il femminile è costretto ai margini della modalità espressiva del racconto, The Walking Dead stupisce nelle prime due stagioni, si normalizza con la terza e si riscatta con la quinta stagione tornando il survival delle origini. Cast perfetto, effetti di Nicotero perfetti, snodi narrativi perfetti, immaginario e iconografia perfetti. È mancato il coraggio di essere fedeli alla linea originaria in tutte le stagioni, ma questo non gli impedisce di essere con ogni probabilità la serie televisiva più acclamata della storia dopo Twin Peaks.

Voto: 9.

American Horror Story (2011).

Insostenibile. Un massimo di genere femminile e queer. L’horror viene lasciato sullo sfondo per mettere in primo piano le turbe isteriche delle protagoniste e anche dei personaggi maschili. Pettegolezzo, chicchiericcio, malelingue, rancori, frecciatine, tutto materiale per chi ama sparlare degli altri e non ha altra passione che mettere il naso nel torbido altrui. Si salva solo Jessica Lange e qualche presa di posizione contro l’istituzione religiosa.

Voto: 5.

The Fades (2011).

Questo urban fantasy tinteggiato di horror prevede l’esistenza delle Ombre, ovvero i morti non saliti in cielo e che vagano per il mondo dei vivi. La frustrazione e la rabbia per essere stati scacciati dal Paradiso li ha resi così crudeli da voler lo sterminio della razza umana. Possono fermarli solo gli Angelici, che hanno il dono di poterli vedere e combatterli. Tra loro il diciassettenne Paul, interpretato con bravura e ironia dallo scozzese Iain De Caesteker. Serie tv britannica in sei episodi firmata dalla BBC, è abbastanza soporifera nei primi episodi, ma si rialza di tono quando alla fine della terza puntata entra in scena l’Ombra cattiva che vuole guidare lo sterminio degli umani: Joe Dempsie, già apprezzato in Skins (2007). C’è una buona dose di sangue e di ambienti sporchi, inquietanti e dolorosi; inoltre si assiste regolarmente al duello tra il buono e il cattivo come non succedeva da tempo. Peccato per non aver trovato spunti audaci e un finale all’altezza del racconto.

Voto: 7.

Teen Wolf (2011).

Poteva essere il festival della banalità e della normalizzazione a stelle e strisce dell’horror e del mondo adolescente, invece è stata fin da subito un fulmine a ciel sereno. Ottimi attori e ottimi personaggi; regie solide in mano soprattutto a Russell Mulchay, anche produttore esecutivo della serie; efficace la modulazione narrativa e l’immaginario evocato nelle prime due stagioni, perfettamente in linea con la mitologia moderna del mito dell’uomo lupo; colonna sonora modaiola, ma cercata con gusto. Con la terza stagione le trame cominciano a scricchiolare e aumenta di troppo la carne al fuoco, il successo è tutto nella freschezza degli attori e nell’abilità dello sviluppatore Jeff Davis di giocare con l’immaginario horror e quello adolescenziale.

Voto: 9.

Luna, el misterio de Calenda (2012).

La povertà di mezzi, tra l’altro mezzi televisivi, fa sì che la serie non possa davvero addentrarsi nelle trame del racconto licantropico e giocare solo di evocazioni e di trame parallele che purtroppo sembrano essere le vere assi centrali della narrazione: amori, dissapori, questioni coniugali, amori impossibili, etc.

Voto: 6.

Les revenants (2012).

Ottima serie televisiva francese che strizza l’occhio alle atmosfere gotiche senza intaccare espressionisticamente la realtà. Il taglio naturalistico è la sua forza. Le vicende sono vicende comuni, anche melodrammatiche, ma si allontanano dal telenovelico nella loro modalità espressiva. Ci sono anche nudi integrali – come al solito Pierre Perrier – che confermano la natura libera e concettualmente distante dalla pratica generalista della produzione. Ulteriore conferma che quando la stagione è corta, solo otto puntate, è meglio.

Voto: 9.

The River (2012).

Creata da Oren Peli, padre dell’ultimo fenomeno in POV, Paranormal Activity (2007), e prodotta anche da Steven Spielberg e da Jaume Collet-Serra che ne dirige i primi due episodi. L’idea di partenza era interessante. Orfani dell’avventura dura e pura, quella esotica per intenderci, The River poteva essere l’epifania di una nuova tendenza, ma la resa finale è più che deludente. Il POV, ovvero il Point of View, il punto di vista, è una tecnica cinematografica tipica del mondo pornografico che da The Blair Witch Project (1999) in avanti ha abbastanza influenzato la nuova estetica horror unendola all’espediente del found footage e del mockumentary. Con tutti i loro limiti. Le idee buone ci sono, ma il POV le spersonalizza e sterilizza. Una delle idee più geniali mai viste, la scimmia con in testa una faccia di bambola, perde tutta la sua efficacia scary proprio a causa dell’estetica POV.

Voto: 5.

Dracula (2013).

Un grande personaggio letterario, simbolo e simulacro di detto e non detto, con una valanga di interpretazioni e significazioni varie di ogni suo elemento iconografico, rivive piacevolmente nella serie tv creata da Cole Haddon. Jonathan Rhys-Meyers è un po’ bolso all’inizio del primo episodio e ci si chiede se non sarà mai anche questa una delle tante occasioni perse per fare un ottimo prodotto horror. Invece tutto prende il ritmo giusto, i personaggi sono ben disegnati e dotati di caratteristiche funzionali alla loro definizione. Inoltre l’elemento crudele e sanguinario è ben reso e la serie non si dimentica mai di essere innanzitutto un horror. Manca giusto qualche audacia in più e qualche attore di peso nei ruoli più importanti, come il cattivo Browning di Ben Miles e il bolso Van Helsing interpretato da Thomas Kretschmann.

Voto: 8.

Wolfblood (2013).

I problemi della crescita e dell’accettazione sociale nell’Inghilterra dei giorni nostri, raccontati attraverso la simbologia dell’uomo lupo. Il prodotto è godibile, ma diretto soprattutto a un pubblico di preadolescenti. Manca di coraggio, di tecnica, di perturbante e tutto ciò che ne avrebbe fatto un ottimo wolf drama. Wild Country (2005), piccolo gioiello cult, ha fatto molto meglio.

Voto: 5.

Hemlock Grove (2013).

Libertà creativa ed espressiva per la serie Netflix prodotta da Eli Roth tale per cui il risultato finale è davvero accattivante. Ad Hemlock Grove sembra che un animale feroce non ancora identificato sia la causa di alcune morti orribili: ragazze dilaniate e sbranate. Tra i sospettati, un giovane zingaro che in realtà è un lupo mannaro, e il rampollo di una ricca famiglia del posto che in realtà è un Upir, un vampiro ucraino. I loro volti sono quelli di Landon Liboiron e Bill Skarsgård, la cui madre anch’essa un Upir è interpretata niente meno che da Famke Janssen. Piena di sottotesti sessuali e di scene dal forte impatto truculento, la serie sa coinvolgere anche attraverso le sottotrame dei vari personaggi, come il rapporto amico-nemico dei due protagonisti – gli Upir sono nemici giurati dei licantropi – i problemi di cuore dei vari personaggi, l’ossessione sessuale e le trame criminali della madre Upir all’interno della grande casa farmaceutica del marito defunto.

Voto: 10.

The Strain (2014).

Incipit apocalittico e sviluppo survival e hunting per la trasposizione televisiva della trilogia scritta da Guillermo del Toro e Chuck Hogan tra 2009 e 2011. Da loro stessi creata e prodotta, la serie porta sul piccolo schermo il terrore del contagio epidemico utilizzando il più rassicurante paradigma orrorifico. In questo caso, il responsabile delle centinaia di morti che stanno spaventando tutta New York è uno dei sette vampiri antichi, quelli nati dal sangue versato dell’angelo caduto Azrael. Sulle sue tracce si mettono un epidemiologo dalla vita famigliare incasinatissima e un vecchio professore di storia, oggi rigattiere, sopravvissuto all’Olocausto, e che conosce benissimo quale forza malvagia si nasconda dietro tutte quelle morti.

Voto: 8.

Penny Dreadful (2014).

Nessuno forse ci avrebbe seriamente scommesso. Invece, Penny Dreadful è a tutt’oggi la più grande e più riuscita serie horror del nuovo millennio. Sarà che quando vedo Eva Green non capisco più nulla, sarà che la mia generazione di attori inizia con Josh Hartnett visto per la prima volta nel 2001 in O come Otello e da lì sempre seguito e apprezzato, sarà perché è l’unica serie horror che non lesina in perturbante, in sangue, mostruosità, colpi bassi e audacie sessuali, ma quando penso a Penny Dreadful penso al più grande spettacolo grandguignolesco e terrorizzante oggi possibile. Inoltre ha il pregio di giocare con l’immaginario gotico classico attualizzato per i gusti del pubblico di oggi, senza però perdere in libertà creativa. Da Frankenstein a Dracula, dall’uomo lupo alla possessione demoniaca, passando per Dorian Gray, il mito dell’esploratore avventuroso e dell’uomo esotico: tutto in Penny Dreadful è un concentrato pop di resa non affatto banale.

Voto: 10.

HORROR ACADEMY AWARDS.

Miglior serie horror.

1. Dracula

2. Hemlock Grove

3. Penny Dreadful

4. Teen Wolf

5. The Walking Dead

Vincitore: Penny Dreadful.

Miglior regista di una serie horror.

1. Dario Argento (Masters of Horror: Pelts).

2. Juan Antonio Bayona (Penny Dreadful).

3. Russell Mulcahy (Teen Wolf).

4. Deran Serafian (Hemlock Grove).

5. Guillermo del Toro (The Strain).

Vincitore: Juan Antonio Bayona (Penny Dreadful).

Miglior attore protagonista in una serie horror.

1. Josh Hartnett (Penny Dreadful).

2. Dylan O’Brien (Teen Wolf).

3. Tyler Posey (Teen Wolf).

4. Jonathan Rhys-Myers (Dracula).

5. Bill Skargård (Hemlock Grove).

Vincitore: Josh Hartnett (Penny Dreadful).

Miglior attrice protagonista in una serie horror.

1. Eva Green (Penny Dreadful).

2. Clotilde Hesme (Les revenants).

3. Jessica Lang (American Horror Story).

4. Crystal Reed (Teen Wolf).

5. Sarah Wayne Callies (The Walking Dead).

Vincitore: Eva Green (Penny Dreadful).

Miglior attore non protagonista in una serie horror.

1. David Bradley (The Strain).

2. Timothy Dalton (Penny Dreadful).

3. Norman Reedus (The Walking Dead).

4. Chandler Riggs (The Walking Dead).

5. Daniel Sherman (Teen Wolf).

Vincitore: Norman Reedus (The Walking Dead).

Miglior attrice non protagonista in una serie horror.

1. Natalie Brown (The Strain).

2. Natalie Dormer (The Fades).

3. Danai Gurira (The Walking Dead).

4. Helen McCrory (Penny Dreadful).

5. Billie Piper (Penny Dreadful).

Vincitore: Danai Gurira (The Walking Dead).

Miglior cattivo umano in una serie horror.

1. Michael Hogan (Teen Wolf).

2. Famke Janssen (Hemlock Grove).

3. Joe Dempsie (The Fades).

4. Richard Sammel (The Strain).

5. Victoria Smurfit (Dracula).

Vincitore: Michael Hogan (Teen Wolf).

Miglior ensemble in una serie horror.

1. Dracula

2. Hemlock Grove

3. Penny Dreadful

4. Teen Wolf

5. The Walking Dead

Vincitore: Penny Dreadful.

Miglior coppia eterosessuale in una serie horror.

1. Josh Hartnett e Billie Piper (Penny Dreadful).

2. Andrew Lincoln e Sarah Wayne Callies (The Walking Dead).

3. Tyler Posey e Crystal Reed (Teen Wolf).

4. Steven Yeun e Lauren Cohan (The Walking Dead).

5. Pierre Perrier e Clotilde Hesme (Les revenants).

Vincitore: Tyler Posey e Crystal Reed (Teen Wolf).

Miglior coppia omoerotica in una serie horror.

1. Josh Hartnett e Reeve Carney (Penny Dreadful).

2. Jared Padalecki e Jensen Ackles (Supernatural).

3. Tyler Posey e Dylan O’Brien (Teen Wolf).

4. Andrew Lincoln e Jon Bernthal (The Walking Dead).

5. Tyler Hoechlin e Dylan O’Brien (Teen Wolf).

Vincitori: Jared Padalecki e Jensen Ackles (Supernatural).

Miglior opera di partenza per una serie horror.

1. Robert Kirman (The Walking Dead, fumetto).

2. Joseph Loeb III (Teen Wolf, pellicola).

3. John Logan (Penny Dreadful, letteratura nera vittoriana).

4. Guillermo del Toro (The Strain, romanzo).

5. Robin Campillo (Les revenants, pellicola).

Vincitore: Robert Kirman (The Walking Dead, fumetto).

Miglior mostro in una serie horror.

1. The Kanima (Teen Wolf #2).

2. The Scarecrow (Supernatural).

3. The Vampire (Penny Dreadful).

4. The Werewolf (Teen Wolf #1).

5. The Zombies (The Walking Dead).

Vincitore: The Vampire (Penny Dreadful).

 

Horror Academy Award alla carriera a Dario Argento per Masters of Horror: Jenifer/Pelts.

 

SERIE TV HORROR ANNO PER ANNO.

 

Ai confini della realtà (1959-2003) 9S, 210E
Kolchak: The Night Stalker (1974) 1S, 20E
L’ora del mistero (1984) 1S, 13E
Venerdì 13 (1987-1990) 3S, 72E
Werewolf – Le notti del lupo (1987-1988) 1S, 29E
Freddy’s Nightmare (1988-1989) 2S, 44E
Monsters (1988-1991) 3S, 72E
Nightmare Café (1992) 1S, 6E
X-Files (1993-2002) 9S, 202E
The Kingdom (1994) 1S, 8E
American Gothic (1995) 1S, 22E
Piccoli Brividi (1995-1998) 4S, 74E
Buffy (1997-2003) 7S, 144E
Angel (1999-2004) 5S, 110E
Hex (2004-2005) 2S, 19E
Supernatural (2005-) 10S, 218E
Masters of Horror (2005-2007) 2S, 26E
Blade (2006) 1S, 13
True Blood (2008-2014) 7S, 80E
The Vampire Diaries (2009-) 6S, 133E
The Walking Dead (2010-) 5S, 67E
The Fades (2011) 1S, 6E
American Horror Story (2011-) 4S, 51E
Teen Wolf (2011-) 4S, 60E
Becoming Human (2011-) 1S, 8E
Sleepy Hollow (2013-) 2S, 31E
The Originals (2013-) 2S, 44E
Hemlock Grove (2013-) 2S, 23E
Dracula (2013) 1S, 10E
Hannibal (2013-) 2S, 26E
In the Flesh (2013-2015) 2S, 9E
Penny Dreadful (2014-) 1S, 8E
From Dusk Till Dawn (2014-) 1S, 10E
Salem (2014-) 1S, 13E
Z Nation (2014-) 1S, 13E
iZombie (2015-) 1S, 13E

 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati