Antonio è stato la mia salvezza: in un periodo difficile per me, le mie disavventure personali mi portarono a casa sua. I dialoghi con Antonio mi hanno permesso di ritornare a scrivere, a parlare, a sognare il cinema. Molti anni fa, incuriosito dalla figura di Antonio, Claudio Caligari decise di incontrarlo. Antonio fa il prete. Ma non è un mestiere. Perché pratica la Messa dove è possibile; perché cura l'anima insieme allo spirito; perché nelle strade incontra la gente, offre il caffè, chiede all'uomo di fermarsi a pensare per ciò che sta facendo. Non a caso, Antonio è il mio mentore, oggi. Non posso dire di aver conosciuto Claudio Caligari: l'ho incontrato solo una volta. Ma Claudio non poteva non fermarsi da Antonio. Così, un giorno, si trasferì, armi e pochi bagagli a casa di Antonio. Rimase a parlarci; dormì a casa sua. In silenzio, ascoltò Antonio parlare con le persone che andavano a trovarlo; prese appunti. Poi decise che avrebbe scritto una sceneggiatura. Parlava spesso di Martin Scorsese, racconta di lui Valerio Mastandrea. Ne parlava in modo affettuoso, chiamandolo Martino. E per Martino, appunto, Valerio Mastandrea aveva scritto una lettera: gli chiedeva un contributo per aiutare Caligari a fare il suo terzo film. Eh, sì: Claudio Caligari aveva realizzato solo due opere. "Amore Tossico" e "L'odore della notte". Due sole pellicole, di questo si lamentava: avrebbe voluto farne altre. Eppure, erano bastate a farlo conoscere. Perché non si giudica un regista dalla quantità di lavori che completa ed Orson Welles e Charles Laughton stanno lì a testimoniarlo. No: un regista è tale se arriva al cuore del pubblico, se scavalca un sistema, se lascia giovani a riflettere, a pensare. Persino, mi piace crederlo, se aiuta il mondio a cambiare. Non so se sia andata proprio così, a Claudio. So che era questo che pensava, quando faceva film. E se ne parlerà, a settembre, alla Mostra del Cinema, perché la sua terza opera vi arriverà, con l'onore che tocca ai grandi della Terra. La terza opera, che uscirà postuma. Ma non è il lavoro su Antonio: e qui comincia un'altra storia. Terminata la sceneggiatura, infatti, Caligari provò a proporla ai produttori. Si sussurra che che, alla fine, sia arrivato a presentare una richiesta alla Direzione Cinema. Anni fa, però, era molto costoso proporre un progetto: se ne presentavano undici copie dattiloscritte, che finivano nelle mani dei membri giudicanti. Ebbene, tra di essi c'era sempre un rappresentante del clero. Poteva costui ammettere un film in cui quel prete raccontava di come "Cristo fosse venuto per liberarci ma la chiesa l'avesse utilizzato per opprimerci" ? No, non poteva. Caligari tornò sconfitto; la sceneggiatura non fu ammessa i contributi; il film su Antonio non si fece. Quando mi fu raccontata la storia, pensai che l'avrei potuto fare io, il film su Antonio. Non è ancora venuto quel momento, però. Oggi, tuttavia, mi sento pronto. Solo, vorrei tanto recuperare quella sceneggiatura. Sarebbe un modo migliore per salutarti, Claudio. Intanto, fai buon viaggio e che ti sia lieve.
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