Diretto e scritto da Guillaume Nicloux, Valley of Love racconta la storia di Isabelle e Gérard, una coppia che si reca a uno strano appuntamento nella Death Valley, in California, dopo aver ricevuto una lettera scritta loro dal figlio Michael sei mesi prima, il giorno in cui ha deciso, in seguito alla rottura con il fidanzato, di suicidarsi. I due non si sono visti per anni ma, nonostante l'assurdità della situazione, decidono di seguire il programma iniziatico deciso per loro da Michael, con luoghi e date esatte da rispettare per un inedito confronto.
Con la direzione della fotografia di Christopher Offenstein, le musiche di Charles Ives e i costumi di Anaïs Romano, Valley of Love viene così raccontato dal regista in occasione della presentazione del film in concorso al Festival di Cannes 2015: «Il posto è l'elemento strutturale del mio racconto, dal momento che l'ho scelto quando non avevo ancora in mente neanche la storia da raccontare. Ho visitato la "Valle della Morte" alla fine del 2012 e il mio viaggio in uno dei più grandi parchi nazionali degli Stati Uniti è stato come un sogno a occhi aperti. Impressioni e dettagli non sono mai svaniti e, paradossalmente, con il passare del tempo sono divenuti ancora più nitidi, come avviene con quei sogni d'infanzia di cui uno conserva un sapore stranamente familiare e quasi tattile. Nella Valle della Morte il tempo sembra non scorrere, come in Africa, e ciò si trasforma in una sorta di trappola: il tuo cervello è da solo a confrontarsi con tutto ciò che ti sfugge. Solo quando accetti l'idea che l'essenziale non è mai ciò che si decide, riesci a liberartene e a vedere meglio ciò che hai davanti.
Nel mio viaggio, mi sono trasferito nel ranch di Furnace Creek e ho aspettato. Ho aspettato me stesso e il bambino che porto con me, quel bambino che è parte del mio animo, che mi accompagnerà fino alla morte e che mi ossessiona. L'ordine naturale della morte non dovrebbe essere mai rovesciato, altrimenti l'intera vita finirebbe fuori dai binari: i genitori dovrebbero sempre morire prima dei figli e non dovrebbe accadere il contrario.
Isabelle Huppert ha sostenuto Valley of Love sin dall'inizio. Il lavoro insieme sul set di La religiosa ha dato avvio a rapporto sincero e appassionato, che non siamo in grado né di spiegare né di mostrare o raccontare. Quindi, avevo un luogo, una donna, una madre (la madre del bambino). E poi è arrivato il dolore, quello che vaga dalla vita al cinema e dal cinema alla vita. Ecco come funziona la mia mente, come una sorta di torrente di fango che non si asciuga mai e che sfocia in un altro torrente che scorre in me. Vedo me stesso tra i canyon della valle muovermi tra i corridoi di pietra alla ricerca del figlio fino a quando non lo ritrova e lo bacia con la stessa intensità con cui Ryan O'Neal bacia Marisa Berenson in Love Story, una delle scene silenziose più belle della storia del cinema. Ma mi vedo anche come quel figlio morto che riabbraccia il padre Gérard Depardieu».
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