Ho letto di recente l'articolo di Mereghetti sul numero di maggio di ciak dove l' autore si sofferma sul presunto abuso di "critica cinematografica" sui vari social.
Affrema che il mestiere di critico presuppone un bagaglio culturale, una sensibilità e soprattutto una "ambizione" che manca ai tanti che si cimentano, ed é inoltre obbligatorio distinguere tra una semplice opinione e una recensione.
E spesso nella critica di un film si scaricano frustrazioni e rabbia inficiando quindi l'obiettività della recensione di cui resta padrone il critico di professione.
Il succo mi é parso di capire é il vecchio detto: a ognuno il suo mestiere con un velato e subliminale cenno di snobismo.
Tutti sacrosanti principi.
Mi sorgono però alcuni dubbi: una recensione obiettiva e professionale implicherebbe un totale distacco emozionale da ciò che si scrive e quindi uniformerebbe la recensioni stesse; perché allora la diversità di vedute tra critici, alcune volte anche assai distanti tra loro come nello stesso mensile citato dove si parla di boiata pazzesca o capolavoro assoluto a proposito dello stesso film?
non dipende dal fatto che ciascun critico vi apporta oltre alla necessaria professionalità il proprio bagaglio emozionale e diciamo pure sentimentale che gli rende la visione più piacevole ed interessante creando e condividendo quell'empatia che un qualsiasi autore spera di trasmettere?
e questo non rende la critica stessa meno fredda, più personale e alla fine più appassionante?
Riguardo alle competenze io stesso ho occasione di leggere recensioni stupende (ma Mereghetti mi fa sorgere un altro dubbio: sono in grado di giudicarle?) oltre che nel nostro sito in altri in cui scrivono anche emeriti sconosciuti, ragazzi molto giovani ma con una padronanza di linguaggio e spessore culturale più che mirabili, ma pur sempre neofiti del mestiere.
Abusi ed eccessi se ne commettono specie in siti non dedicati e svariate volte si cade nella volgarità ma non é sufficiente per scoraggiare i tanti che si cimentano in quel mestiere conseguendo risultati apprezzabilissimi anche se non pubblicati in riviste prestigiose e restando entro i confini del puro divertimento. E quanti di questi potrebbero superare i suddetti confini?
I mezzi per rendersi visibili oggi, per fortuna, sono alla portata di tutti e tra le tante ripercussioni negative che il web ha avuto (l'andare meno in sala per esempio) questa é l'occasione per usarlo utilmente ai fini della diffusione più capillare possibile della cultura cinematografica.
Ben vengano quindi discussioni, recensioni, giudizi nelle più varie forme possibili se servono a sdoganare tante e meravigliose pellicole che rimangono sconosciute e spesso "esiliate" nelle anguste sale festivaliere, complice anche le distribuzioni.
E ben vengano quanti, pur consci delle proprie potenzialità, si accontentano di restare circoscritti nel proprio "circolo di amici", ne sono più che soddisfatti e si lasciano andare anche ad opinioni più accese e sentite, pur nei limiti del rispetto che ogni opera merita.
Tutto ciò tanto per il cinema quanto per ogni forma d'arte.
In conclusione, pur riconoscendone l' indiscutibile autorevolezza, non sono daccordo con le osservazioni di Mereghetti e approfitto di questo post per esternarlo, specie dopo aver letto la newsletter di Database di questi giorni che credo intendesse anche questo quando ci spinge a maggiori interventi ed a condividere le nostre "opinioni" più frequentemente.
Anzi credo che almeno i post siano più alla portata di quanti come me guardano pochi film per mancanza di tempo (sventura!!!) e ne recensiscono (se Mereghetti mi concede il termine) anche meno.
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