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Alba Rohrwacher: Intervista esclusiva
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Diretto da Laura Bispuri e sceneggiato dalla regista con Francesca Manieri, Vergine giurata approda nelle sale italiane. Ispirato all'omonimo romanzo di Elvira Dones, racconta la storia di una donna che sacrifica la propria femminilità in nome della libertà prima di dover anni dopo rinunciare all'onore per diventare nuovamente una donna. Viaggio all'interno delle complessità di una donna, Vergine giurata ha inizio quando Hana Doda, ancora ragazzina, scappa dal suo destino di serva e moglie, una sorte imposta a tutte le donne che vivono nei villaggi più interni dell'Albania. Con l'aiuto dello zio, Hana si appella alla tradizionale legge Kanun giurando di rimanere vergine per tutta la vita in cambio della possibilità di poter portare un fucile e vivere libera come gli uomini. Da quel momento, diventerà per tutti Mark, una "vergine giurata".

A interpretare Hana/Mark è l’attrice fiorentina Alba Rohrwacher, reduce dalla Colpa Volpi alla miglior interprete femminile per Hungry Hearts all’ultimo festival di Venezia. Abbiamo raggiunto Alba per farci raccontare Vergine giurata - in esclusiva – direttamente da lei , cogliendo l’occasione per parlare del suo essere attrice e del suo lavoro. Ne è emersa un’intervista a tutto tondo, dalla quale emerge il ritratto di una donna fortemente coinvolta dal suo lavoro e umanamente disponibile al dialogo e al confronto.

Vergine giurata (2015): Trailer ufficiale italiano

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Oggi arriva nelle sale Vergine giurata, l'opera prima di Laura Bispuri che ha debuttato in concorso allo scorso Festival di Berlino, ricevendo il plauso della stampa internazionale. Nell'adattamento del romanzo di Elvira Dones, interpreti la protagonista Hana, un personaggio quasi doppio che nel corso della vicenda si trasforma in Mark. Quali sono state le difficoltà fisiche o psicologiche legate all'interpretazione del ruolo?

Si tratta di un progetto molto affascinante e allo stesso tempo ambizioso. Sono grata a Laura per aver pensato a me sin dall'inizio e di avermi coinvolto nel progetto. Non nascondo che ci sono stati dei momenti in cui ho avuto dei dubbi e delle paure rispetto alla possibilità che fossi proprio io questo personaggio: è un personaggio che nasce e che cresce in Albania in un contesto arcaico lontanissimo per noi. Ho espresso a Laura le mie perplessità ma Laura era sicura del fatto che potessi incarnare Hana: il suo sguardo, la sua visione e la sua fiducia mi hanno trasmesso il coraggio di superare tutta quella serie di ostacoli che avevo immaginato leggendo la sceneggiatura. È stato un viaggio emozionante, profondo, bellissimo. E devo dire anche divertente . Spericolato. 

Avete girato in zone remote dell'Albania e alle riprese ha preso parte una vera vergine giurata. Non avete avuto modo di confrontarvi in maniera diretta?

Laura ha avuto modo di incontrare diverse vergini giurate. Io mi sono documentata sulla loro figura attraverso i materiali che Laura collezionava nei suoi viaggi in Albania e che mi passava al ritorno. Sono stati importanti il materiale  fotografico, il documentario di Paola Piacenza, il libro bellissimo di Elvira Dones. Un'unica vergine giurata appare nel film: si tratta di figure misteriose. Pal, la vergine giurata che appare nel film, ci ha accolto nella sua terra e non era scontato .

Eravamo a casa sua e raccontavamo una storia che da qualche parte la riguardava. È stata curiosa e gentile e, in quella piccola apparizione, ha dato molto al film.

Uno dei temi che Vergine giurata affronta è legato alla condizione femminile.

Più che sulla condizione femminile in sé, Vergine giurata si concentra sul tema della ricerca dell'identità, chiedendosi come nasciamo, chi diventiamo e che ruolo ha la società che ci circonda e che ci vuole in un determinato modo piuttosto che un altro. La ricerca dell'identità attraverso un'indagine che si focalizza soprattutto sui corpi. Il corpo di Hana viene visto, raccontato e sentito come una gabbia, una prigione: come qualcosa che non corrisponde a ciò che Hana è veramente. 

Partendo da una realtà estrema come quella dell'Albania del nord, dove il ruolo della donna è nullo all'interno della comunità, qui portata avanti solo da figure maschili, Vergine giurata guarda con rispetto a questo mondo così lontano dal nostro per ampliare il discorso e parlare di un Paese come l'Italia, dove le libertà apparentemente si danno per scontate e dove si vivono invece lotte più sotterranee.

Dicevamo prima che si tratta di un film sul corpo. Non sei nuova a opere che mettono il tuo corpo al servizio del film: è un filo comune che lega molti dei film che hai interpretato. Penso al lavoro fatto con La solitudine dei numeri primi, Hungry Hearts, In carne e ossa, per esempio, in cui usi il corpo come strumento di lavoro da rimodellare in base alle esigenze.

Ma anche con Cosa voglio di più di Silvio Soldini... penso che  l'attore è per prima cosa un corpo. Il corpo è il suo strumento di lavoro e attraverso i suoi cambiamenti si possono raccontare personaggi diversi.  A volte sono dei cambiamenti delicati e sottili, a volte sono dei cambiamenti estremi: il corpo diventa la palestra dentro la quale l'attore si prepara ogni giorno. Il corpo ha dei limiti - e per fortuna direi! - ma si può cercare di estenderne lo spettro d'azione per raccontare più personaggi possibili. Il lavoro che abbiamo fatto ad esempio con Luca Marinelli nella Solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo è stata un'avventura importante, un privilegio .  

Un lavoro estremo, appunto. 

Attraverso questa piccola metamorfosi fisica raccontavamo il passaggio degli anni e i disagi dei due personaggi. 

Per Vergine giurata sia io sia Laura abbiamo lavorato sul corpo del personaggio per arrivare a trovare delle cose per noi significative e sottili. Partivamo dalla figura di una donna che si traveste da uomo per poi ritornare nuovamente donna, ci serviva qualcosa di molto delicato e non unidirezionale. Abbiamo lavorato sulla credibilità  di quella donna-uomo e sul trovare degli atteggiamenti maschili per un personaggio femminile che, chiuso in un corpo prigione, piano piano si libera. 

La tua carriera, composta di un numero impressionante di lavori nonostante la tua giovane età, è fatta di pellicole di autori affermati e di registi alle prime esperienze. Quali sono i presupposti che ti fanno dire di sì a un progetto e cosa deve avere questo per attirare la tua attenzione?

Dipende ogni volta da qualcosa che mi diverte. In realtà, la scelta dell'attore è sempre filtrata da un'altra scelta, ovvero da quella effettuata da chi sceglie. Talvolta, scelgo in base alla storia che mi coinvolge, altre volte allo sguardo che il regista ha di quella storia, altre ancora alla possibilità di lavorare su un personaggio che rappresenta un qualcosa di mai esplorato. Non riesco a stabilire quali sono le ragioni che a priori mi fanno dire sì . Per esempio di una sceneggiatura può colpirmi anche una sola sequenza... si tratta di una scelta intima e segreta, nel senso che neanche io conosco e so decifrare questo "segreto". Sicuramente è l'istinto che mi guida, a volte sbagliando... 

I personaggi da te interpretati sono sempre dotati di un certo spessore psicologico. Sebbene tu abbia interpretato anche diverse commedie (penso nello specifico a Il comandante e la cicogna di Silvio Soldini), sei sempre alle prese con personaggi femminili molto delineati. Non hai voglia di cimentarti con qualcosa di più ordinario o stereotipato?

Dipende dal film. Nessun attore, credo, abbia voglia di confrontarsi con un ruolo stereotipato. La parola stereotipo contiene in sé già una serie di limitazioni. Mi viene posta spesso questa domanda, per cui ti chiedo di farmi tu un esempio e chiedermi: «Ma tu lo faresti quel ruolo lì?». Potrei accettare qualsiasi personaggio ma solo se legato a una storia che per me vale la pena raccontare. Vergine giurata, il film di Laura, ci poneva ad esempio di fronte a qualcosa di molto azzardato ma, guidata dall'istinto e dal credere alla regista e al suo sguardo, sono andata avanti.

È innegabile però che i tuoi personaggi femminili rimangono nell'immaginario dello spettatore. Penso ad esempio a Bella addormentata di Marco Bellocchio. Nonostante il cast composito, ci si ricorda molto del tuo personaggio.

Ad esempio, lì, interpreto una ragazza semplice. Semmai è più lo sguardo del regista con cui lavoro che porta a ricordarsene. E, aggiungo, menomale: che senso avrebbe fare dei personaggi di cui nessuno si ricorda? Ma non è il personaggio in sé a rimanere impresso. Maria è una ragazza ordinaria, non ha nulla di straordinario, ma nel suo piccolo percorso compie qualcosa di straordinario, che guardato con l'occhio di un regista come Marco Bellocchio si fissa nella mente e lo ricordi anche a distanza di tempo. È l'occhio del regista che fa sì che uno si ricordi dei personaggi, ma non solo dei miei: se penso a Bella addormentata, tutti i personaggi sono ben delineati, precisi, forti, indimenticabili . 

A proposito di progetti futuri, ti rivedremo presto nei nuovi film di Marco Bellocchio e Matteo Garrone (L'ultimo vampiro e Il racconto dei racconti), in Viva la sposa di Ascanio Celestini e nell'internazionale Taj Mahal. Puoi anticiparci qualcosa dei tuoi personaggi o è ancora troppo presto?

Ho appena finito di girare con Ascanio Celestini Viva la sposa, dove interpreto un piccolo personaggio. Taj Mahal è un progetto francese ma al momento non posso ancora dire niente. Così come dei film di Bellocchio o Garrone. 

I tuoi impegni sono al momento tanti. Sei appena rientrata dall'estero e nel corso dell'ultimo anno ti abbiamo vista passare dal festival di Cannes a quello di Venezia, da Toronto a Berlino e ora al Tribeca. Che effetto fa essere così internazionali?

Vergine giurata di Laura Bispuri è stato selezionato in concorso al Tribeca, così come al Tribeca parteciperà anche Hungry Hearts di Saverio Costanzo, appena uscito nelle sale francesi e prossimamente in quelle americane. Con Hungry Hearts saremo anche al Festival di Lisbona e a quello di Istanbul. Io non mi sento né nazionale né internazionale: mi sento fortunata semmai ad aver preso parte a dei film che hanno partecipato ad alcuni festival e che hanno la possibilità di essere visti da un pubblico internazionale, cosa che ti dà sempre, rispetto al lavoro che hai fatto, un punto di vista nuovo. Per esempio, lo sguardo della stampa internazionale a Berlino su Vergine giurata è stato molto importante: la calda accoglienza ricevuta ci ha dato una spinta per iniziare anche la promozione italiana. Arrivare a un pubblico esigente ti dà la sensazione di sentirti fortunata. 

Ti è capitato di lavorare in set in famiglia. Sei stata diretta da tua sorella Alice in Le meraviglie. Quali sono le difficoltà legate a lavorare con qualcuno con cui hai molta conoscenza?

All'inizio pensavo ci sarebbero state più difficoltà. Quel ruolo non lo volevo fare. Lei ha insistito e ha avuto ragione. Lavorando con Alice, una serie di dinamiche da sorelle sono sparite: sul set eravamo una regista e un'attrice ma in una condizione ottimale favorita da un dialogo molto profondo e immediato e da una fiducia assoluta. Proprio per questo, quando mi ha chiesto di partecipare al suo cortometraggio, De Djess per la casa di moda Miu-Miu, ero felicissima: sapevo che nel lavoro tra noi si annullano le dinamiche tra sorelle, quelle fatte di grande amore ma anche di grande conflitto, per far venire fuori solo il buono.

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Si ringrazia Alba per la disponibilità e il tempo concesso e l'ufficio stampa Anna Rita Peritore per la mediazione.

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