A proposito del suo capolavoro neorealista in forma di racconto poliziesco o, se si preferisce, racconto poliziesco neorealista (e a proposito di povera gente è appena dell'anno precedente Dobu, di cui propongo una foto qui di seguito che dice tutto sul tono della pellicola: Nobuko Otowa, nel ruolo di una minorata mentale, chiede di essere perdonata in ginocchio, appena scoperta a rubare del riso con le mani da una pentola),
ho trovato alcune dichiarazioni del grande regista giapponese, autore di capolavori memorabili come L'isola nuda, Onibaba, Kuroneko, A Scoundrel, Sanka/Hymn,
Shunkin/Tokuko Watanabe e il fedele allievo/servitore Sasuke/Jiro Kawarasaki in Hymn / Sanka (1972)
Tree Without Leaves (per rimanere a quelli a me più cari). Secondo il mio parere, Wolf (1955) può benissimo essere considerato tra le sue opere più sentite e riuscite. Mai come in questo film, ho sentito emozionalmente il peso della disperazione dei poveri. Non un frammento sentimentalistico, Shindô lascia che siano i nudi fatti a parlare e commuovere. Nonostante il film inizi con la fine, e quindi non ci rimanga altro che scoprire come tutto sia finito così, credo non si possa fare a meno di sperare ugualmente che le cose vadano diversamente come per miracolo. La suspence viene mantenuta pur sapendo già tutto. Forse il merito va anche agli attori, tutti straordinari. Ma qui vorrei ricordare ancora la grande Nobuko.
Nobuko Otowa nel ruolo della dolcissima minorata mentale Tsuru di cui tutti si approfittano in Ditch / Dobu (1954)
L'avevo sempre apprezzata, ma cominciai ad amare veramente Nobuko Otowa dopo averla vista correre in quel modo, con quei passi, con quel sentimento, dopo quel maledetto colpo a quel maledetto furgone, che fece tremando e meditando di rinunciare fino all'ultimo. Da allora la grandeattrice e terza moglie del regista (a partire dall'autobiografico Story of a Beloved Wife del 1951, il suo primo film, non fece passare un solo film di Kaneto Shindô senza trovarsi davanti all'obiettivo del marito, fino alla morte avvenuta il 22 Dicembre 1994) è entrata a far parte del mio harem immaginario di donne che amo per davvero. Il grande regista ci ha lasciati il 29 Maggio 2012, poco dopo aver compiuto i cento anni. La coppiaha avuto un figlio, Jiro. Può esserne fiero, i suoi genitori si chiamavano così.
Buon viaggio a tutti e due, e... grazie.
Dopo il boom del mercato nero del dopoguerra, il Giappone cadde in un periodo di recessione. Anche la nostra compagnia di produzione indipendente non andava bene.
Cinque "lupi feroci" in agguato in Wolf / Ôkami (dal più vicino: Nobuko Otowa, Sanae Takasugi, Ichiro Sugai, Taiji Tonoyama e Jun Hamamura)
In quel periodo, i giornali riportarono la notizia della rapina a un furgone portavalori [il fatto accadde l'1 Marzo 1954, n.d.r.]. I ladri furono arrestati rapidamente. Abbastanza inaspettatamente, prima di quella rapina risultò che erano sempre stati rispettosi della legge. Accadde su una stradastatale di Kanazawa Hakkei, nella prefettura di Shinagawa [fuori Tokyo]. I ladri minacciarono il guidatore con un fucile, poi portarono il furgone in una strada secondaria e presero il contante. Ora sembra veramente incredibile che in quella strada ci fosse così poco traffico, ma non ci furono testimoni dell'agguato. I ladri erano cinque agenti assicurativi, tre uomini e due donne. Erano poveri e assalirono il furgone per la disperazione.
Volevo trarre un film da questo episodio e scrissi la sceneggiatura pieno di eccitazione. La nostra compagnia di produzione non aveva più soldi per fare un film, ma nessuno si oppose alla mia decisione di realizzarlo. I nostri produttori pensavano che avremmo dovuto farlo ad ogni costo.
Fui fortunato ad avere un amico che era un agente assicurativo molto esperto, da lui imparai tutto su questi agenti e scrissi lo script di conseguenza. A parte i cinque agenti interpretati da Jun Hamamura, Ichiro Sugai, Taiji Tonoyama, Nobuko Otowa e Sanae Takasugi, nel copione c'erano più di altri dieci agenti.
Il lupo in agguato Nobuko Otowa suda per la paura.
Il copione fu offerto alla Nikkatsu, che lo accettò volentieri. La Nikkatsu era una nuova concorrente agli studi Shochiku, Toho, Daiei, Toei e Shintoho. Loro erano impazienti di mettere le mani su progetti innovativi. I costumi erano pronti, e noi eravamo pronti ad iniziare le riprese, quando ci fu detto di aspettare. Uno dei maggiori azionisti della Nikkatsu era una compagnia di assicurazioni sulla vita. Lessero il copione e ne rimasero sconvolti.
Dovemmo fare a meno del loro aiuto e produrlo con la nostra compagnia. Fu una cosa avventata perchè non avevamo soldi. Ma eravamo abituati a non averne, e a pensare che le cose sarebbero andate per il meglio. Imprudenza e ignoranza sono fatali, ma questa idea "che tutto sarebbe andatoper il meglio" fu ciò che permise alla nostra compagnia indipendente di andare avanti. Questa volta, però, ci trovavamo davanti a un muro.
Si mostrarono due uomini che dichiaravano di essere funzionari di una compagnia di assicurazioni. Si offrirono di ripagare quello che avevamo speso fino a quel momento, a patto che cancellassimo il progetto. Cercarono di intimidirci in nome della comune cooperazione. Avevamo davvero bisogno di quei soldi, ma non c'era motivo di prenderli. Al nostro rifiuto, si mostrarono per quello che erano, dissero che avrebbero potuto farci passare dei guai durante le riprese. "Ricordatevelo". Davanti a tutto questo, sentii che dovevo fare Wolf. Di lì a poco sarebbe arrivata la televisone. Non erano pronti solo i cinque protagonisti, ma anche tutto il cast di supporto.
"Le produzioni indipendenti non sono ancora finite". Con questo motto, tre registi collaborarono per un film antologico: Kozaburo Yoshimura, Satsuo Yamamoto e Tadashi Imai. I copioni degli episodi firmati da Yoshimura e Imai li scrissi io. Le protagoniste furono Isuzu Yamada, KyokoKagawa e Nobuko Otowa. Ognuno fece questo film senza compenso, ma fu solo una goccia nell'oceano del morente movimento di filmmaking indipendente.
Grazie all'aiuto di Takero Ito della Dokuritsu Eiga [Film indipendenti], potemmo iniziare a girare. Ma era sufficiente solo per farci iniziare, i soldi furono presto finiti e noi non avevamo nemmeno di che pagare per i nostri cestini del pranzo durante le riprese in esterni. I cinque agenti si misero arubare per la disperazione, e noi girammo il film con il loro stesso umore.
Nel film, i cinque ladri fuggono fino al passo di Shomaru (vicino a Chichibu) e lì si dividono. Per girare quella scena, la troupe dovette passare la notte in loco. C'era una rifugio in disuso vicino alla cima, e noi vi passammo la notte. Non c'era niente su cui dormire, e non c'era cibo. L'aiuto regista e la ragazza addetta alla sceneggiatura scesero fino a Chichibu a comprare, e quella notte mangiammo sukiyaki.
Un momento dramatico da Dobu. Il film è forse troppo melodrammatico, ma sfido chiunque a non piangere davanti a questa scena.
Ci ubriacammo di birra e shochu. Fu una breve pausa durante quelle faticose riprese. Il signor M [Takashi Marumo], lo scenografo, danzò nudo per noi, un exploit che aveva imparato alla scuola d'arte. Facevamo tutti il tifo. Sanae Takasugi era imbarazzata, urlava, rideva con le lacrime agli occhi.
Arrivammo alla fine. Avevamo lottato duramente per completare Wolf, e ci eravamo indebitati pesantemente. Per ripagare i debiti il film avrebbe dovuto andare bene. Fu distribuito nei pochissimi cinema che erano rimasti indipendenti, ma furono in pochi ad andarlo a vedere. Il proprietario di un cinema ci chiese come mai avessimo fatto un film così nero. I film sono divertimento, disse. Tenni la testa bassa, fissavo le mie scarpe.
Forse è vero che solo in tarda età riveliamo appieno chi siamo. Lo testimonia la bellezza di un uomo di quasi cento anni.
Un giornalista mi avvisò che avrei bruciato la mia carriera di regista se avessi continuato a fare questo tipo di film. Erano cose che mi sentivo dire in continuazione. Ma non avevo intenzione di retrocedere, avrei continuato sulla strada che mi ero scelto, ed ero pronto a pagarne le conseguenze.
Kaneto Shindô,
"Sull'orlo della disperazione" [Standing on the Abyss of Despair, la traduzione è mia]
L'isola nuda - ost di Hikaru Hayashi (inframmezzata da una cover)
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