Espandi menu
cerca
In Serie (16) - un Mash-Up/ReCap : « "Voglio solo che sia sé stesso", ovvero : A Bob Benson Film » : “Mad Men” - stagione 6 ( parte prima : una premessa + ep. 1/2 ).
di mck ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

mck

mck

Iscritto dal 15 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 206
  • Post 137
  • Recensioni 1147
  • Playlist 323
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

 

"Mad Men", la serie che (ci) restituisce uno sguardo sulla semiotica della violenza nei rapporti di forza tra le persone in ambito lavorativo, famigliare e an-affettivo.

 

 

Iniziamo dal mezzo (oltrepassato) del cammin di nostra stagione : ep. 8 (the Crash) : il prodigio Kiernan Shipka ( Sally Draper che legge Ira Levin mentre Roman Polanski sta per uscire ) --- il cui percorso cinematografico all'interno della serie di Matthew Weiner, un vero e proprio esperimento ''alla'' BoyHood ( in questo caso GirlHood ), è paragonabile in parte a quello di altri suoi illustri colleghi, quali - come prima del film di Richard Linklater con Ellar Coltrane, Patricia Arquette ed Ethan Hawke - sono stati Jean-Pierre Léaud interpretando la saga di Antoine Doinel per Francois Truffaut, l'Hermann Simon dell'Heimat 1-2-3-fragmente di Edgar Reitz, "i Bambini di Golzow" di Barbara e Winfried Junge, l'Alexander Gould/Shane Botwin del "Weeds" di Jenji Kohan, l'Elena Bellocchio del "Sorelle Mai" di suo padre Marco, etc... ( e 'paradossalmente' quel che non voleva essere invece l'A.I. kubrickiano : l'attore-bambino NON doveva invecchiare mentre il regista impiegava anni a (ri)finir di girare il film ) --- parla al telefono col padre a proposito della ladra che ha dovuto affrontare perché lasciata da sola in casa coi fratellini : “ Diceva di conoscerti. Le ho chiesto tutto quello che sapevo su di te e lei mi ha sempre risposto giusto. E' in quel momento che mi sono resa conto che non so niente su di te.   

 

 

Viviamo e moriamo volendo cose che spesso non siamo nemmeno capaci di nominare né di concepire : la pubblicità gioca su questo aspetto della nostra natura ( epigeneticamente plasmata prima dal catodico poi dal 4k ) proponendoci un falso antidoto distrattore ( il farci sentire in dovere di aver bisogno di un anelito, di un'aspirazione, di una brama e di un'ambizione che, in assenza di reali ispirazioni, si sfaldano e si accatastano in fregole, pruriti e smanie ), colonizza il nostro sguardo ( occhio, carrellata, panoramica ), i nostri desideri.

Un prodotto ( artistico o meno ) per la tv ( e la tv è sempre più presente in "Mad Men" : lo è stata sin dall'inizio, e Harry Crane di pari passo cont'anch'esso sempre più, che a Roger Sterling piaccia o meno ) si deve scontrare sin dalla nascita del medium di massa stesso con la prossima dose di distrazione orientata al consumatore

[ l'intervallo pubblicitario, una messa in abisso ( un clic del telecomando, uno sciacquone azionato ) reiterata più volte nel corso della narrazione, atta a svolgere la funzione del biglietto cinematografico ],

quel consumatore che magari non si stava annoiando per niente, a un terzo, a metà o a tre quarti dello spettacolo : questo per dire che la pubblicità ( qualsiasi rullo di qualsiasi paese di qualsiasi latitudine e longitudine in cui la serie viene trasmessa ) che inframezza "Mad Men" ( è AMC, non è Netflix : comunque, due rivoluzioni ) fa, per forza di cose, veramente cacare.

Ed è la stessa che interrompe-lega "Grey's Anatomy" ( altra serie ''ascensoriale'' ), per dire, certo -- solo che in quel caso non si nota la differenza 

( fatta la tara rispetto a quella piccola percentuale di spot, inserzioni e messaggi AV che possono essere ricondotti ad un valore qualitativo alt(r)o che esula dalla loro natura di ''Riproduzione del Desiderio" -- che li schiaccia sul nascere e non li fa andare oltre la loro essenza di spermici gameti sterili -- ed entra in contatto coi margini della cellula-uovo dell'...Arte : in quel caso è la serie che interrompe il fiorire di un'emozione casuale data dall'atipica presenza clandestina di un tocco artistico nella insipida e respingente rullata del break pubblicitario ) -- : 

è come starsene seduti in una sala cinematografica a godersi Scorsese o Garrone e vedersi rifilare tra un tempo e l'altro i trailer di Genovesi e Brizzi : gli occhi iniziano a nistagmizzare e a incrociarsi...

Le pubblicità comparative in Italia non hanno mai preso piede per un silenzioso accordo di non belligeranza tra le parti, ma una più sottile ed eterogenea modalità di rappresentazione dello stato dell'arte di diverse tipologie di narrazione è da sempre in uso : la réclame che interrompe l'emozione...  

 

 

Ultimamente, ''in occasione'' del primo centenario della nascita di Orson Welles celebrato a livello mondiale, anche in Italia qualcosa si smuove

{ speriamo solo che in occasione di un altro ''primo centenario della nascita'', quella di Mario Monicelli [ fuor d'ogni occasione e ben lontano da ogni ricorrenza ho da poco pubblicato questa piccola playlist ( //www.filmtv.it/playlist/685840/press-play-5--mario-che-avra-vent-anni-anche-nel-2035/#rfr:user-47656 ) dedicata al giovane cantautorato italiano che si è ispirato all'ultimo volo/tuffo carpiato del maestro ], invece che tirare in ballo dei premiati a muzzo tipo Fausto Brizzi si preferisca il SILENZIO : meglio una sana figura di merda come quella dell'Academy che non lo mette nell'album di famiglia degli scomparsi ( nel caso di paragone specifico : Francesco Rosi ) piuttosto che vederlo ricordato da nipotini degeneri } :

è infatti uscita una nuova monografia su "Citizen Kane" ad opera di N.Lodato e F.Brignoli per i tipi di Lindau.

Lo vuole il capolavoro, lo chiama e lo pretende, questo continuo, imperterrito, perdurante, amorevole e doveroso continuo ''riscoprire'' e sovrascrivere.

Ecco : se qualcuno volesse affrontare con un minimo di criterio "Mad Men", dovrebbe scrivere una monografia su ogni singolo episodio. Così come per “Heimat”.   

 

 

Non esiste solo una fitta rete di rimandi autoinsorgenti tra la diegesi Seriale ( l'infrastruttura ) e l'extradiegesi del Reale ( la sovrastruttura sotto alla quale la serie si genera e alla quale si appoggia simbioticamente ), in “Mad Men”

[ il lampo di un'inquadratura, uno stacco di montaggio, un'ellissi che risucchia i giorni come fossero battiti di ciglia o nistagmi REM, uno snodo concreto della sceneggiatura costruita su di uno scavo psicologico degno di Bergman e Sirk, rimandano ad un fatto di cronaca che rimanda ad un'opera d'arte ( teatrale, cinematografica, musicale, letteraria, architettonica ) che si riallaccia ad un intervento politico, sociale o militare ],

esiste anche tutta un'impalcatura, un'innervatura autoinsorta intena alla serie, che le è propria e che la identifica e la contraddistingue : una sua peculiare mitologia interna, una sorta di infra/ri-scrittura della realtà.   

 

 

E poi, di botto, eccola, la realtà : “ Signora " - dice a Betty un giovane hippy-homeless - " dobbiamo prendere tutto ciò che la società butta via. E' tutto ciò che è rimasto. Non ti va giù che siamo i tuoi scarti ”.

 

Tra il 37° e il 38° piano del Time-Life Building, un bel po' più a sud di Madison Avenue, ma sempre a Manhattan, New York City, New York, U.S.A., un giorno del 1968, “Scorrete, Lacrime”, disse la carta da parati.   

 

 

Le prime 3 stagioni di "Mad Men" le ho riassunte in un Post – ReCap suddiviso in 2 parti :
- Parte Prima  :  //www.filmtv.it/post/30151/in-serie--un-mash-up--no-un-recap--amadis-de-gaula--2--mad-m/#rfr:user-47656
- Parte Seconda  :  //www.filmtv.it/post/30213/in-serie--un-mash-up--no-un-recap--amadis-de-gaula--2--mad-m/#rfr:user-47656

La stagione 4 l'ho suddivisa in varie PlayList :
– ep. 1  :  //www.filmtv.it/playlist/48609/first-we-take-mount-citorio-then-we-take-berlin/#rfr:none
– ep. 2  :  //www.filmtv.it/playlist/48702/toxycity/#rfr:none
– ep. 3-4  :  //www.filmtv.it/playlist/48833/twenty-easy-pieces/#rfr:none
– ep. 5-6  :  //www.filmtv.it/playlist/49003/no-more-humans-to-be-ropin/#rfr:user-47656
– ep. 7-8  :  //www.filmtv.it/playlist/49132/rumble-jumble/#rfr:user-47656
– ep. 9  :  //www.filmtv.it/playlist/49151/the-dream-of-a-turkey-surfer--on-the-roof---jump/#rfr:none
– ep. 10-11  :  //www.filmtv.it/playlist/49236/ah--ma-se-quelle-maestre-e-quei-maestri-avessero-avuto-dei/#rfr:none
– ep. 12-13  :  //www.filmtv.it/playlist/49281/mi-sfugge-il-quadro-della-sua-comprensione-mentale-faccio-f/#rfr:none

La stagione 5 l'ho trattata in questa PlayList :
//www.filmtv.it/playlist/51305/in-serie--un-mash-up--it-s-toasted-----iv/#rfr:user-47656

Qui di seguito affronterò brevemente la 6a stagione ( la penultima, del 2013 ), in tutti i suoi 13 episodi.

 

 

Ma incominciamo con un po' di canzoni, di sigle, jingle e frasi pubblicitarie...

--- Just a Gigolò.
Se Mad Men avesse le pop-pe sarebbe Philip Roth, Don DeLillo, Tom Wolfe.


--- Dream a Little Dream of Me.
Don Draper traballa per un momento protratto giusto un poco - quel che basta - oltre il limite del debilicamento sulla scala che collega i due piani su cui ha esteso il proprio dominio la SCDP ( presto + CGC ), vomita ubriaco a un funerale, sviene strafatto di speed, si addormenta in piedi poggiando una tempia sulla parete che regge il suo ennesimo sogno d'amore, rischia di annegare strafatto di hashish nella piscina di una festa hippie hollywoodiana, ed infine si raggomitola in posizione fetale.


--- SCDP-CGC : due defunti e un defungente ( SC&P )
Ma è Pete Campbell quello che cade davvero per le scale ( e dice a Don che, appena tornato da una vacanza di lavoro alle Hawaii, non ha alcuna voglia di parlar di lavoro : "...ed ora mi volti le spalle, e te ne vai..." ), rimane orfano e...mette in atto the Quality of Mercy, con Bob Benson, per la 2a volta, dopo averlo fatto con Don : come disse Bert Cooper a Don Draper a proposito di Pete Campbell stesso, con una delle frasi più epiche della storia della tv : “ Nessuno sa come nasca la lealtà ”.


--- Because You Know What He Needs.
Da chi comprereste un'auto usata ?
Dal paraculo edule, dal mafioso edile, dal pupazzo agile, dal pagliaccio abile ?

 

--- The Jumping Off Point : l'idea di Don Draper per pubblicizzare la catena alberghiera hawaiiana : con quel retrogusto suicida che si può riscontrare nel "the Swimmer" ('64) di John Cheever ( vedasi questo mio scritto su "3 Women" ('77) di R.Altman ) e nel "Rooms by the Sea - Alias : the Jumping Off Place" ('51) di Edward Hopper ( vedasi questo mio scritto su "Olive Kitteridge" ('14) di Cholodenko-Anderson-McDormand ).


Legenda relativa all'immagine qui sopra : Leggenda ( Più Vera del Vero in Quanto Tale ) vuole e racconta ( fonte : Bernardo Bertolucci ) che, sul set del "la Bibbia" di DeLaurentiis, a produzione già ben avviata, Robert Bresson

[ riassumo a grandi, imprecise e incomplete linee : lungo varie svolte della produzione si succedettero i nomi di Federico Fellini, Akira Kurosawa, Orson Welles, Luchino Visconti e dello stesso Bresson, ognuno scelto-proposto(si) per dirigere e co-sceneggiare un episodio tratto dal Libro : poi tutto il progetto passerà nelle mani di John Huston, che assemblerà il materiale e completerà la gran parte delle riprese, andando a comporre il racconto dei primi 22 'capitoli' del Genesi, quel "in Principio" che tale è rimasto ],

il quale aveva optato per il Racconto del Diluvio e dell'Arca di Noè, ricevette la visita del produttore sul set : DeLaurentiis rimase colpito dalla quantità di coppie di animali selvaggi rinchiuse nelle loro gabbie, pronte per essere immortalate in tutta la loro ferina fierezza, complimentandosi con sé stesso per essere riuscito a mainstreamizzare l'autore di "Un Condannato a Morte è Fuggito" e "PickPocket", quando il regista gli precisò che : " On ne verra que leur traces sur la sable ", in pratica autolicenziandosi.
Invece, girerà "Au Hasard Balthazar". Per dire.  

     ( James Mason in "A Star is Born" di George Cukor, del 1954, poco prima dell'ultimo tuffo...)

 

E proseguiamo con gli episodi.

1–2  (66-67)  "The Doorway", diretto da Scott Hornbacher e scritto da Matthew Weiner.

Honolulu o Pozzuoli, Manua Kea o Astroni : Paradiso, Purgatorio e Inferno ognuno se li coltiva nel proprio backyard personale che si port'appress'ovunque vada.


E Don, alla fine di questa stagione, per l'appunto, “tornerà a casa” [ sulle note di "Both Sides, Now" ( canta Judy Collins, scrive Joni Mitchell ) : un Nostos che restituisce a sé stesso il proprio sguardo passato, presente e futuro : Sally guarda Don, e forse lo vede...] : rivelando una (piccola) parte della sua vita e delle sue origini ai colleghi, e portando i figli sul luogo Hopperiano-Hitchcockiano del ''delitto''. 


Dante, mi passi quel Blue Hawaii ? Mahalo ! 

Un doppelgänger più giovane a Don : " Un giorno sarò io un Veterano in Paradiso. E sarò io quello che non riesce a dormire e parla con gli estranei ".

Roger Sterling ha una nuova frase da inserire nella sua autobiografia in più volumi ( al macero, ''il Mio Libro'' 50 anni fa se lo poteva permettere solo chi se lo poteva permettere ), e per ora la declama al suo psicanalista : " Esperienze : porte, finestre, ponti, cancelli : li apri e li attraversi e quelli ti si richiudono alle spalle : le esperienze non contano nulla, sono come penny trovati per strada ". E ancora : “ Mia madre mi amava in maniera completamente disinteressanta e ora se n'è andata. Tutto qua. Mi ha dato la mia ultima esperienza nuova. E ora so che tutto quello che farò d'ora in poi...sarà perdere tutto, un po' ogni giorno ”.

Don ''flirta'' col suo lavoro, come ha sempre fatto dal 1° episodio della 1a stagione - insomma, dal pilot di serie -, lavorando : " Vorrei dare alla parola amore un significato più importante "
" Non credo sia possibile in questo contesto " ( uno spray cattura-copri-assorbi odori )
" E perché contribuiamo alla banalizzazione (trivializzazione) della parola ? E' una parola abusata. Lasciamola nella sua sfera. Noi vogliamo quella scossa elettrica in tutto il corpo, vogliamo l'eros. E' come una droga, non è domestica. Qual è la differenza tra un marito che bussa alla porta di casa e un marinaio che scende da una nave ? Più o meno 10.000 volt ".


Ritornando al Jumping Off Point - ovvero : " Che fine ha fatto il tizio ? " ( per un episodio che da un matrimonio passa per la rimembranza di un antico suicidio ed approda ad un nuovo funerale ) -, dice Roger a Don, dopo che questi ha presentato ( così : " Beh, il paradiso è morboso ! Come arrivi in paradiso ? Deve succedere qualcosa di terribile ” ) alla catena hawaiiana di alberghi la sua pubblicità ''bressoniana'' : “ Abbiamo venduto morte, quella vera, per 25 anni, con Lucky Strike. Sai come ci siamo riusciti ? L'abbiamo ignorata ”

Alla fine della prima parte del doppio episodio - pilot di stagione, il ''fotografo di scena'' istruirà Don, che gli chiede come deve atteggiarsi sul set-ufficio, su come comportarsi-interpretarsi : " Voglio solo che sia sé stesso ", dice a Don, e Dick, perso nei pensieri dedicati al suo doppelgänger risvegliatigli dal soldatino in licenza premio dal VietNam alle Hawaii ( "musi gialli anche qua" ) per sposarsi, lo guarda perplesso.

Clic.

 

Nella prossima, seconda ed ultima parte ( o invece magari ce ne saranno più d'una a seguire questa ) affronterò i restanti 11 episodi, e in quell'occasione si parlerà di "Qualcosa" di Emerson e, forse, magari, si scoprirà perché entrambi i post hanno un infratitolo in comune, "A Bob Benson Film"... E continuerà la carrellata sfilante dei personaggi dediti a leggere romanzi e non solo in quest'annata : all'Inferno di Dante e a Rosemary's Baby ( e, se vogliamo, allo "Sterling's Gold" di Roger che forse ha letto solo il correttore di bozze ) se ne aggiungeranno altri.  

 

 

Intanto qui, però, posso indicare quello che per me è IL momento, LA scena clou di questa 6a stagione di "Mad Men"

{ quella che forse tra tutte le 7 (8) annate che compongono la serie risulta essere la più ''ingenua'' dal PdV della retorica filmica ( rapporti di causa-effetto, ammiccamenti s-velati ), ma per un semplice motivo, azzarderei a dire dato di fatto, ovverossia : è lo spettatore ( ''comune'', e assiduo ) ad essere diventato, col tempo, come dire...per usare un termine tecnico...sgamato, riuscendo così a cogliere al volo piccoli riferimenti psicologici tra i personaggi, e quelli socioculturali

[ un esempio ( Stella Rossa (vietnamita) Vince ) ?

Megan Draper (1968) - Sharon Tate ( 1967, servizio fotografico per Esquire ) :  e il 1969 è alle porte...],

politici, artistici, e più specificatamente da un lato i riferimenti autoreferenziali interni alla serie e dall'altro le fiammate sensoriali di pura grammatica cinematografica },

tra i tanti, senza presentarlo con foto, gif, audio-video o trascrizione dei dialoghi, ma solament'e soltanto accennandone la natura, ovvero quando la madre di Pete, parlando con Peggy e scambiandola per Trudy credendola ancora sua nuora ( causa principiarsi protratto di demenza senile incipiente, mentre invece ella oramai è l'ex moglie di suo figlio : ma quest'ultimo particolare molti degli stessi colleghi di Pete ancora lo ignorano ), le chiede come sta il loro - di Trudy ( non Peggy ) e Pete -, di figlio.

Ecco, per certi versi sono un rude cazzone ( a volte più rude a volte più cazzone ), ma è inoppugnabile il fatto che ancora adesso, a ripensarci, secerno lacrime.

Non sto a spiegarvi qui per quale motivo la suddetta scena di dialogo a due mi faccia 'piangere' ( e se non è un Atto Morale autonomo, è senz'altro un Atto Fisico insopprimibile ) : se ancora non avete assistito alle 5 precedenti stagioni, sarebbe scorretto rivelarvene il motivo.

Vi basti sapere che spezza il cuore.

Nota : l'immagine di copertina che ho scelta per questa prima parte del post dedicato a Mad Men 6 non proviene da questa stagione ( quindi con perfetto anacronismo weineriano ! ) ma appartiene alla successiva ( 7.1 : 1969 ) : ascensore-monolite...

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati