Come avevo sperato la situazione è migliorata non appena ho voltato lo sguardo nella direzione giusta: le selezioni ufficiali. Tuttavia, confrontandomi con qualche amico e collega, ho potuto riscontrare di non essere stato l'unico ad aver avuto una prima impressione negativa di questa Berlinale. I film risultano fiacchi, standardizzati, costruiti a tavolino con la giusta denuncia sociale al fine di raccattare quanti più premi possibile. Ma negli ultimi giorni la manifestazione sembra aver messo il piede sull’acceleratore e ci ha regalato dei film straordinari. Uno su tutti, e al momento il mio favorito tra i pochi che ho visto del concorso ufficiale, "Eisenstein in Guanajuato". Omaggio colto e irriverente dedicato al grande regista russo dall'altrettanto grandissimo Peter Greenaway, che per la Russia non ha parole di tenerezza in quanto non ha contribuito minimamente alla realizzazione del biopic su colui che dovrebbero considerare un eroe nazionale. E sapete perché non hanno voluto partecipare? Senza giri di parole, perché Ejzenstejn era gay. E allora per dispetto Greenaway pone al centro esatto del film la scena madre (molto lunga) della perdita della verginità del protagonista per mano di Palomino, il suo ospite di Guanajuato che, al termine della performance sessuale pianta una bandierina russa tra le chiappe di Ejzenstejn. Olè, e in cuffio alla coproduzione. Il film non vedrà mai la luce in Russia.
Ma Greenaway non è stata l'unica gradita sorpresa (sorpresa?!) di questa Berlinale - parte 2: "Der Bunker", pellicola inquietante scaturita dalla mente malatissima di Nikias Chryssos. Immediatamente dopo la visione come di consueto ho mandato un messaggio alla casa di distribuzione per cui sto facendo talent scouting: "Comprate immediatamente questo Film! E poi compratelo ancora!". Chissà se mi daranno retta...
Ad ogni modo, l'avevo già accennato ma lo ribadisco: questo è di gran lunga il festival più massacrante a cui abbia partecipato. O sei in coda per le 6:30 o sei fuori dai giochi senza possibilità d'appello. Quindi la sveglia suona immancabilmente alle 5:30.
-Dai, ancora una ventina di minuti, che vuoi che sia?
-No, oggi devi prendere il biglietto per Malick!
-Maledettissimo Malick! É sempre colpa sua....
-Ti ricordi il primo giorno che sei arrivato alle 6:45 e non hai visto Herzog?
-Forse hai ragione...
-Certo che ho ragione. Malick esige il suo sacrificio!
Che poi io abito anche abbastanza vicino al centro nevralgico del festival. Se non fosse che da un mesetto hanno interrotto per lavori la linea della metro che mi porterebbe a destinazione in 10 minuti scarsi. Invece così mi tocca prendere l'autobus sostitutivo. E per quanto sia sempre vergognosamente in orario, è pur sempre un autobus, quindi è lento e soprattutto la fatica percepita è infinitamente maggiore.
-Intanto sono passati altri cinque minuti e non ti sei ancora alzato. Anche stamattina niente colazione.
-Non è un problema, la farò mentre sono in coda, servono te coi biscotti per tutti...
Ok, alla fine ce l'ho fatta. Sono arrivato puntuale e sono nella prima porzione di fila di fronte ai desk che apriranno alle 8:30. Ho tempo di fare un riposino sdraiato per terra.
Mentre la mente va alla deriva mi domando Ma a che ora sono arrivate le persone davanti a me? Hanno dormito qui?!
Un'ombra mi passa davanti. Apro gli occhi, alcune persone senza scrupoli mi scavalcano con un balzo e mi superano. Si sono ben viste dallo svegliarmi, carogne.
-Non ci provate! Ho imparato ad affrontare le canaglie come voi nel lontano secondo giorno di Berlinale e prima di appisolarmi ho memorizzato la fisionomia di quello davanti a me.
Riguadagno il mio posto in tempo per assistere alla consueta sfilata dei cinquanta bigliettai che escono in fila indiana dalla porticina dello stend e si dirigono verso il proprio desk sancendo così l'inizio di un altro giorno di Berlinale. E come da tradizione vengono accolti da un lungo applauso che lascia lo stesso sapore di ruggine di quelli fatti dopo l'atterraggio di un aereo. Perché? Cosa si applaude? Che siano arrivati in orario? Forse è rivolto a noi stessi per sciogliere la tensione accumulata. Stamattina sono troppo stanco per togliere le mani dalle tasche, applaudite voi per me…
Ottengo tutti i biglietti che desidero ed è già il momento di dirigersi verso la prima proiezione della giornata: "Mr. Holmes" di Bill Condon. Si trova al Friedrichstadt Palast, il cinema più scomodo e lontano di tutta la Berlinale. Supererò la cosa ricordando con nostalgia quando un paio di anni fa ci vidi l'anteprima de "Les Miserables". Non sembrava così scomodo all'epoca...
Ok, il film era così così, e ora ho tutta la schiena acciaccata. C'è da correre al Sony Center, sta per iniziare un ambo di film sull'aborto spontaneo (yuhuu -.-). Uno iraniano, l'altro una coproduzione Germania/Usa. Vediamo come affrontano l'argomento i due paesi...
Non male, soprattutto "Zoo Petting". Mi sento carico, andiamo al prossimo appuntamento: c'è un incontro con “il giurato” Bong Joon-ho a 30 minuti di metro da qui. Sì, ce la posso fare. Il regista di Snowpiercer è buffissimo, a metà delle domande rivoltegli risponde con la parola "sexy" (-"Perché prediligi i primi piani di profilo invece che frontali?" -"Perché li trovo più sexy"; -"Perché hai scelto che il treno proceda da sinistra a destra e non viceversa?" -"ritengo che sia una direzione sexy"; -"Quale è la formula per realizzare un buon film?" -"Dipende tutto da quanto è sexy il tuo script"), e racconta alcuni aneddoti molti divertenti e interessanti riguardo le differenze tra il realizzare film in Corea e a Hollywood. Dopo un po' accorgo che il teatro in cui mi trovo mi è familiare. Strano, di solito non vado a teatro... Poi il flash: ci ho girato un film l'anno scorso! Faccio mente locale di dove siano le uscite secondarie e appena finito l'incontro mi scaravento fuori per assicurarmi una foto col regista del film più sexy del 2014.
Ho un'oretta libera. Vado al mercato del cinema in esplorazione di qualche annuncio in esclusiva. Oh, il nuovo film di Gaspar Noè! Oh, un film tratto dal manga "L'attacco dei Giganti"! Oh, un teaser poster di "The man Who killed Don Quixote".
Sgraffigno un po' di materiale stampa e quando sono soddisfatto mi accorgo che sta per iniziare “Knight of Cups” al Sony Center. Faccio una corsa e arrivo appena in tempo per l'inizio del filmone di Malick.
Il film è finito senza avermi turbato nel profondo (meno male, risparmierò d’analista stavolta). Ma anche se non è stata quella rivoluzione in diretta che fu “Tree of Life”, esco dalla sala con addosso una sensazione piacevole addosso. Sono soddisfatto. Cambio sala, c'è l'anteprima di "Better Call Saul". Sono molto scettico riguardo a questo spin-off, ma andiamo a vedere cosa si sono inventati. Oh, quello che sta camminando ora sul tappeto rosso lo conosco...
Wow! Non me l'aspettavo, ho visto i primi due episodi e sono fantastici! Hanno trovato una chiave di lettura del personaggio molto interessante, e se queste sono solo le prime disavventure dell'avvocato Jimmy McGill, ora sono davvero curioso di sapere come e perchè sia diventato Saul Goodman... Al termine della proiezione la domanda è d'obbligo: "Bob, preferisci Saul Goodman o Jimmy McGill?" -"Jimmy! Saul era una macchietta. Ora ho la possibilità di interpretare un personaggio a tutto tondo".
Sono le 23:00, sarebbe l'ora di tornare a casa. Mi accorgo che sono dentro a una multisala e nessuno si accorgerebbe se entrassi in un'altra cinema. In effetti oggi è uscito "Black Hat". Ma si dai, quanto vuoi che duri...
133 minuti dopo, senza contare pubblicità e intervalli, mi incammino a stento verso casa nella gelida notte berlinese. Tra una corsa e l'altra sono riuscito a scrivere con l'Iphone alcune recensioni dei film che ho visto. Mentre sono sull’autobus ne scrivo un’altra.
Finalmente arrivo a casa. Con le forze che non ho rileggo ciò che ho scritto durante il giorno e lo correggo a computer. Ok, finalmente pubblico le mie recensioni. Adesso devo assolutamente dormire.
Guardo l'orologio: le 5:30. Dannazione, è ora di uscire...
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