In pieni anni '90, quando il cinema sembrava ormai definitivamente destinato all'oblio, soppiantato dall'avvento dei Blockbuster, o forme similari, e più in generale di altre e più moderne forme di fruizione del prodotto cinematografico (quando di streaming, di canali a pagamento, di scaricamenti clandestini ancora non si parlava), un regista d'avanguardia e controcorrente come Silvano Agosti, intervenuto proprio al glorioso Filmstudio savonese per presentare la sua ultima fatica (erano i tempi di Uova di garofano, se non ricordo male), alla domanda puntuale e forse un po' scontata sul futuro incerto e sui nuvoloni neri pronti ad addensarsi sul futuro delle sale cinematografiche, già allora, in tempi non sospetti, rispondeva manifestando un cauto ottimismo.
Secondo il regista il cinema non poteva comunque morire, e senza enfasi, ma con un certo azzardo, lo stesso ipotizzava, o forse più realisticamente favoleggiava, la nascita di un “cinema di quartiere” (e Silvano Agosti, regista, tra i tanti lungometraggi, dell'apprezzato “Quartiere” del 1987, di questo argomento, di vite e destini incrociati in un medesimo microcosmo che accomuna ma divide nel contempo, se ne intende davvero).
Il profetizzare l'avvento di sale “condominiali” che potessero da una parte riportare al cinema un pubblico sempre più distratto e distolto dalla proposta televisiva fuorviante e dall'offerta traviante di una concorrenza a suo modo sleale, prepotente e dall'appeal irresistibile che incoraggia la fruizione individuale ed isolata, favorendo al contrario il ritorno ad una visione comune, al dibattito proprio degli anni gloriosi del cineforum, contiene dentro di sé tracce di orgoglio e di eroismo che ho intravisto proprio in questa preziosa occasione cinefila del savonese.
L'altra sera, presso la bella e confortevole sala del Teatro Nuovo di Valleggia, frazione di Quiliano poco distante da Savona, l'impressione che le parole piene di speranza, e anche un po' sognanti, certo un pò teoriche e scaramantiche dello stimato regista bresciano ascoltate ormai un ventennio orsono proprio nel savonese, mi sono tornate alla mente nel lavoro, amatoriale e senza fini di lucro, ma non per questo meno rigoroso, organizzato e puntuale, ad opera di una manciata di cinefili pieni di volontà, entusiasmo e determinazione.
Sul palco del Teatro Nuovo di Valleggia "Quei bravi ragazzi", tra cui si riconoscono (o quantomeno intravedono) da destra a sinistra, i "nostri" Luabusivo e GIANNISV66
Il GRUPPO CINEFORUM “QUEI BRAVI RAGAZZI”, supportato dal C.I.V. VIVI VALLEGGIA, è un'iniziativa che porta avanti da quasi un anno con coraggio ed ostinazione, l'idea - quasi eroica in questi ultimi anni in cui la rete offre possibilità di fruizione cinematografica praticamente inesauribili, sia legalmente che in modo pirata - di far tornare a vivere momenti di ottimo “cinema di gruppo”, riportando il cinema in sala, sia pure, come in questo caso, in formato dvd.
Tornando a far vivere, altro grande merito, vecchie gloriose strutture locali che peraltro si dimostrano per l'occasione come locali accoglienti e perfettamente idonei allo scopo.
Ed è bello ed emozionante vedere la gente accorrere numerosa, e riscoprire il piacere della visione collettiva nella vecchia sala.
Mi è sembrato un intento eroico e valoroso quello di un gruppo di ragazzi appassionati e volenterosi - spalleggiati dall'intraprendente Luciano e da Gianni, due persone che, come me, vivono il cinema unicamente come una passione irresistibile che ufficialmente resta un hobby, ma che ci regala altresì sensazioni preziose che certamente ci migliorano la vita – adoperarsi con massimo impegno per la riuscita di una serata che segnerà una interessante e di certo lunga stagione di ottimo cinema nel savonese.
Mystic River, complesso ma coinvolgente thriller intimista e generazionale del gran regista ed attore Clint Eastwood, ad oltre dieci anni dalla sua apparizione sul grande schermo, si è rivelata una scelta azzeccata, opportuna, pertinente, in grado di regalare emozioni e partecipata attenzione sia da parte di chi ha avuto modo di scoprirlo solo ora, sia per chi, come me, non aveva più avuto occasione di rivedere una delle più recenti e riuscite fatiche registiche di un grandissimo e prolifico, instancabile autore, dal momento della sua uscita in sala.
Rinverdendo con l'occasione gli ormai lontani ricordi di una vicenda drammatica e complessa, emotivamente appassionante, in grado di farsi apprezzare per le svariate sfaccettature e tematiche che il regista riesce abilmente orchestrare adattando un noto romanzo del giallista americano Dennis Lehane (La morte non dimentica del 2001), e per la complessa ma perfetta caratterizzazione della molteplicità di personaggi coinvolti, valorizzati da un cast eterogeneo e perfetto di solide star, tutte di primaria grandezza.
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