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Cloro: Un italiano al Sundance (e a Berlino)
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Parte oggi a Park City, un sobborgo di Salt Lake City, l'edizione 2015 del Sundance Film Festival, l'importante rassegna cinematografica dedicata al cinema indipendente il cui mecenate per eccellenza è l'attore premio Oscar Robert Redford. L'importanza del Sundance è cresciuta con gli anni tanto da essere oggi il festival che vanta più candidature agli Oscar 2015, dal momento che titoli come Boyhood e Whiplash hanno avuto qui la loro premiere internazionale.

Tra le varie sezioni di cui si compone il festival, quella denominata World Dramatic ospita titoli provenienti da ogni parte del mondo, 15 lungometraggi di diversa provenienza dove non sempre capita di trovare qualcosa di italiano. Fortunatamente non è il caso di quest'anno: accanto a titoli come Slow West con Michael Fassbender, Strangerland con Nicole Kidman o Partisan con Vincent Cassel, campeggia il nostro Cloro, primo lungometraggio firmato da Lamberto Sanfelice con protagonisti Sara Serraiocco, Ivan Franek, Giorgo Colangeli, Anatol Sassi, Andrea Vergoni e la partecipazione straordinaria di Piera Degli Esposti.

Sara Serraiocco

Cloro (2015): Sara Serraiocco

Chi è Lamberto Sanfelice

Dopo aver realizzato i suoi due primi cortometraggi Getting Fired e Holy Sunday nell'estate 2009 per la New York University, Lamberto Sanfelice è tornato in Italia e ha iniziato a collaborare con la Ang Film e a produrre contenuti per la web tv Mugma. Nel 2012 ha diretto Il Fischietto, un cortometraggio finanziato dal MiBac. Cloro è la sua opera prima e, oltre al Sundance, è stato selezionato dal Festival di Berlino per la sezione Generation.

Lamberto Sanfelice

Cloro (2015): Lamberto Sanfelice

 

Di cosa racconta Cloro

Scritto da Lamberto Sanfelice e Elisa Amoruso a partire da una storia dello stesso Sanfelice, Cloro ha al centro la figura dell'adolescente Jenny. Jenny (Sara Serraiocco) ha 17 anni e un sogno: diventare professionista di nuoto sincronizzato. Fa parte della nazionale juniores e si esibisce in coppia con l'amica Flavia (Chiara Romano). Conduce inoltre un'esistenza spensierata a Ostia, sul litorale romano, fino al giorno in cui improvvisa arriva la morte di sua madre. Insieme al padre Alfio (Andrea Vergoni) e al fratello di 8 anni Fabrizio (Anatol Sassi), Jenny è costretta a trasferirsi nel piccolo paese di montagna nel cuore degli Appennini di cui il padre è originario. Suo zio Tondino (Giorgio Colangeli) li lascia vivere in un vecchio rifugio situato nei pressi di un albergo che dispone di un proprio impianto sciistico. Alfio soffre di depressione, ha perso il lavoro e la banca li ha sfrattati dalla loro abitazione a Ostia su cui pendeva un'ipoteca. Nello stesso tempo, Jenny è costretta ad abbandonare la scuola e trova lavoro come cameriera nel vicino Hotel Splendor. Qui, scopre che la struttura dispone di una piscina e decide di usarla per allenarsi a tarda notte, correndo il rischio di essere licenziata qualora scoperta. Poiché le condizioni di Alfio peggiorano, Tondino lo porta in un convento dove una confraternita di frati può prendersi cura di lui. Jenny rimane dunque da sola a prendersi cura del fratello, vedendo suoi sogni allontanarsi maggiormente e cominciando per tale motivo a ritenere Fabrizio un ostacolo alla sua libertà. Una notte, poi, Jenny viene sorpresa in piscina da Ivan (Ivan Franek), il direttore dell'albergo. I due continueranno da quel momento a vedersi di notte e inizieranno una relazione. Quando Tondino decide di prendere con sé Fabrizio, Jenny riesce a ritorna a Ostia ma la separazione dal fratello non è semplice. Tornata alla sua vecchia piscina, osserva le compagne allenarsi ma ben presto si rende conto di quanto quel mondo non le appartenga più...

La parola al regista

«Un inverno di qualche anno fa ho visto una ragazza che mi sembrava troppo giovane per essere una madre, trascinare un bambino per il colletto della giacca verso la fermata dell’autobus. Il bambino si dimenava scalciando nel vuoto mentre urlava a squarciagola tutta la sua rabbia. Solo qualche frammento di vita, non saprò mai cosa è successo prima né quello che succederà a quei due. Questa scena si svolgeva in una stazione sciistica, proprio sotto la partenza della teleferica. Perché non hanno gli scarponi ai piedi o gli sci in mano? Sul momento fu il mio unico pensiero.

Dalla necessità di capire quella scena nasce Jenny. Una ragazza cresciuta in piscina che sogna di diventare una campionessa di nuoto sincronizzato. Quando però gli avvenimenti sconvolgono il destino della sua famiglia, Jenny si deve fare carico di un fratellino ancora piccolo e del padre malato. A quel punto i sogni da adolescente entrano in conflitto con le responsabilità di una precoce vita da adulta.

I luoghi della storia disegnano una sorta di geografia sociale e sono strettamente collegati al percorso della famiglia di Jenny. Arrivano da Ostia, la spiaggia di Roma, luogo deputato alle vacanze, al piacere. Si ritrovano poi catapultati in montagna, circondati da neve. Non una stazione sciistica alla moda, ma un picco desolato nell’Appennino, nel mezzo dell’Abruzzo. Sono senza soldi eppure fanno il percorso inverso rispetto alle migrazioni del ‘900, spesso partite dall’Abruzzo in cerca di una vita migliore. La distanza fra Ostia e Passo San Leonardo rende questi luoghi scollegati tra loro, due dimensioni spaziali: il posto del presente, quello dove ci si trova, e il posto dove si vorrebbe essere, sono alla base della dicotomia sogno-realtà di Jenny.

In questa cornice prendiamo in prestito gli occhi di Jenny per vagare nella sua nuova vita. La scuola abbandonata per un lavoro. Un padre malato che non cela dietro ad uno sguardo sfuggente una voglia di vivere che non ha più. Un fratello più piccolo di cui occuparsi. Una piscina usata di nascosto per alimentare il suo sogno. Un uomo che la capisce meglio di quanto lei stessa creda. In mezzo a tutto questo alla fine ci accorgiamo che la riflessione è un’altra, che la storia mette in luce il rapporto di Jenny con il fratello. Fratello dal quale Jenny sembra prima voler sfuggire, ma che si rivela l’affetto primario attraverso il quale la ragazza completa la sua crescita di donna.

Cloro vuole anche essere una riflessione sul senso del destino. Sul fatto che basta un leggero colpo di vento per dare il via ad una serie di conseguenze che spazzano le nostre sicurezze forzandoci ad adattarci a una nuova realtà, a prospettive diverse o anche al perderle del tutto. Per questo quando Jenny sente che le stanno sfilando via il suo sogno e che si ritrova a vivere la vita di un’altra, lei non ci sta. Sembra volersi riprendere ciò che le è stato tolto, ma forse più semplicemente si ribella alla perdita della sua adolescenza. Di quella gioventù le rimarrà sulla pelle l’odore del cloro, l’odore dei suoi sogni».

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