Forse non fu un caso se il 17 agosto del 1969 un temporale si abbatté su Woodstock e interruppe quello storico concerto.
Forse non fu un caso perché si era appena esibito Joe Cocker con la torrida versione blues di un brano dei Beatles.
La canzone era With a little help from my friends, l'interprete era un ragazzo di 25 anni di Sheffield, Inghilterra, dalla chioma ribelle e dalle folte basette. Il brano lo avevano scritto Lennon e McCartney, come la maggior parte dei pezzi dei Fab Four, correva l'anno 1967, e i Beatles l'avevano inserito nel loro mitico Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band.
Quel ragazzo lo aveva ripreso, lo aveva completamente stravolto, e lo aveva inciso sul suo disco d'esordio, anzi a quell'album aveva dato il titolo proprio di quella canzone.
E così un piacevole motivo che originariamente suonava leggero, tipico esempio del caratteristico Beatles style, diventava un rabbioso blues, un'invocazione disperata d'amore (“Do you need anybody / I just need someone to love / Could it be anybody / I want somebody to love”), introdotta dall'organo in crescendo di Tommy Eyre e sottolineata dalla chitarra di sua maestà Jimmy Page, mentre Chris Stainton (all'epoca stretto collaboratore di Cocker) si occupava del basso e B.J. Wilson era dietro i tamburi (e parliamo del batterista dei Procol Harum che di lì a poco declinò l'invito di Page di entrare a far parte dei nascenti Led Zeppelin).
Insomma in quell'incisione c'era una bella rappresentanza del migliori nomi del rock dell'epoca, così come c'era in quel primo album (vogliamo parlare di Stevie Winwood, o di Matthew Fisher o ancora di Albert Lee?) sparpagliata fra le varie canzoni.
Ma torniamo a Woodstock, a quel concerto tenutosi pochi mesi dopo l'uscita del disco. Joe sale sul palco, esegue alcuni brani in cui sfodera la sua grinta e alla fine tira fuori dal cilindro quell'esibizione che a vederla, ancora oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, ti viene voglia di saltare sul tavolo e urlare come un matto e far volare per aria tutto quello che ti capita a tiro.
E la performance deve essere piaciuta anche lassù, perché sulla Yasgur's Farm si abbatté un temporale di quelli che non ti lasciano parlare, figurarsi cantare o suonare.
E così tutto sospeso, per qualche ora......qualcuno lassù voleva lasciarsi nelle orecchie la voce ruggente di quel giovane bluesman bianco che con la sua energia aveva steso le centinaia di migliaia di spettatori presenti, e ne avrebbe stesso ancora generazioni. Grazie Joe, per quell'interpretazione, per quella canzone che sarebbe dei Beatles (i magici Beatles) ma che per diritto divino, dopo quella performance, è diventata tua.
La tua carriera non è stata straordinaria come quel primo disco e quella prima canzone avrebbero fatto sperare, ma chiunque ami il rock porterà sempre con sé il ricordo della tua devastante energia trasmessa da quel mitico palco, di quella interpretazione che ti ti ha fatto entrare nella leggenda.
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