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32° TFF: Nessuno siamo perfetti. Da Carlo a Tiziano i(l) film che non ti aspetti.
di Roger Tornhill ultimo aggiornamento
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locandina

Nessuno siamo perfetti (2014): locandina

Farsi la propria scaletta su quali film vedere e quali a malincuore no è sempre cosa ardua, specie in un festival come quello di Torino, forse perfino eccessivo nella sua pantagruelica offerta. Ma ce n'era uno che mi aveva incuriosito fin dal titolo e che sapevo non avrei perso, "Nessuno siamo perfetti".

Mi attraeva perché dedicato ad un personaggio solitario e schivo che apprezzo fin da ragazzino, uno che odia(va) farsi fotografare o apparire in pubblico e di cui poco o nulla si sa(peva): Tiziano Sclavi, il papà di Dylan Dog. Ma ciò è riduttivo perché anche se è vero che al suo più noto personaggio della casa editrice Bonelli deve la sua fama presso il grande pubblico, non si può dimenticare la sua lunga e proficua carriera di sceneggiatore per molti altri personaggi a fumetti, collaboratore e direttore di riviste, scrittore e così via. Quella di "creatore di Dylan Dog" penso possa essere considerata una delle tante etichette (delle camicie... per citare un suo libro di qualche anno fa) che sono utili solo a chi deve in due parole semplificare una personalità ricca di inventiva, talento e sensibilità, difficilmente incasellabile come quella di Tiziano Sclavi.

Io stesso a ben vedere son caduto nella trappola, in quanto avendo Dylan Dog fatto parte integrante della mia adolescenza e giovinezza, dal 1986, anno in cui uscì in edicola, leggendolo abitualmente fin quasi verso il 2000, ero forse attratto dalla visione più per motivi affettivi e nostalgici legati al fumetto, ipotizzando un racconto incentrato su di lui. E invece no, inizio a guardare il film e subito capisco che non sarà così, per fortuna, anzi mi sorprende ed amplia in positivo le mie aspettative.

Tiziano Sclavi in "Nessuno siamo perfetti" (2014): scena

A partire dal fatto che il film nella sua proiezione festivaliera non è solo, ma viene preceduto dal mediometraggio di Daniele Segre, "Il viaggio di Carlo". Segre dedica questo suo personale e sentito ritratto a Carlo Colnaghi, attore dalla vita travagliata ed a lui caro scomparso 15 anni fa, che anche grazie a lui ebbe un bel momento di salvifica rinascita artistica nei primi anni '90, inframezzando monologhi e riflessioni dell'attore a spezzoni dei loro film "Tempo di Riposo" e "Manila Paloma Blanca" ed al viaggio in treno che Colnaghi fece per andare a presentare quest'ultimo, con buon riscontro, al Festival del Cinema di Venezia. Una sofferta, vera ed intensa mezzora per ricordare in maniera forte, come certo era la personalità di Colnaghi, un bravo attore ingiustamente poco noto ai più.

Daniele Segre

Il viaggio di Carlo (2014): Daniele Segre

Daniele Segre e Carlo Colnaghi

Ma che c'entra Carlo Colnaghi con Tiziano Sclavi? Beh, c'entra anche perché (come scoprirò poi dai due registi presenti in sala) Colnaghi reciterà anche nel tragicomico e surreale noir di Soldi del 1992 "Nero.", co-sceneggiato con lo stesso Sclavi dal suo omonimo romanzo. Ma non solo per questo... I film di Segre e Soldi infatti esplorano, seppure con stile molto diverso, le vite di due personalità artistiche differenti, ma accomunate da angosciose problematiche legate alla depressione e non solo.

Conclusosi l'omaggio di Segre comincia quello di Soldi: il fumetto è presente, come è giusto sia, ma più defilato, quasi sullo sfondo. A farla subito da padrone non è Dylan Dog, l'indagatore dell'incubo, bensì gli incubi personali e i racconti di vita del suo creatore, persona schiva e sensibile che per la prima volta si svela, con sincerità e candore, su fatti privati non certo facili da esternare. Alcune rivelazioni sono arrivate come un pugno nello stomaco per chi, come me, poco o nulla sapeva dei suoi drammatici trascorsi. Alla luce di tutto ciò, credo il rileggere alcune vecchie storie di Dylan Dog possa darne un nuovo, ancor più profondo e sfaccettato significato.

E' la figura di Tiziano a venire fuori, il suo essere così umano e fallace, seppur nella maestria della sua arte di romanziere e sceneggiatore. Sono la sua spontaneità, il suo raccontarsi senza filtri, mettendosi a nudo per il suo amico regista e per tutti noi spettatori, a rendere questo ritratto così intimo, sentito e toccante.

Giancarlo Soldi ha infatti il gran pregio di far risaltare al meglio le parole di Sclavi, mostrando un pudore raro su una materia non facile da padroneggiare, senza mai cadere nel patetico raccontandoci la parabola umana del suo protagonista. Valorizzando al meglio il racconto nelle due interviste, una più datata ed una recente, unendole alle parole di persone comuni, amici e colleghi e fondendo il tutto in un perfetto amalgama tra le parole di Sclavi, le affascinanti immagini create da Marcella Mariani (che mi han ricordato i surreali dipinti di Dino Buzzati, forse un omaggio al grande artista?) e la splendida, trascinante ed evocativa musica di Ezio Bosso.

scena

Nessuno siamo perfetti (2014): scena

                   Dino Buzzati - "Il Babau", 1967

"Nessuno siamo perfetti" è un film dal grande impatto emotivo, che trascende (finalmente!) il "semplice documentario per appassionati di fumetti". Cosa che già avvenne col precedente lavoro di Soldi, "Come Tex nessuno mai" (altrettanto consigliato), dove ci raccontò un altro gigante del fumetto italiano, Sergio Bonelli. 

Ma qui va ancora oltre, realizzando un film adatto davvero a tutti, forse il suo migliore fino ad oggi. Ciò non è detto a caso, ma la testimonianza sincera di molte persone che avevo a fianco e di cui ho colto i positivi commenti: gente che non aveva mai letto Dylan Dog e che Tiziano Sclavi lo conosceva poco o niente. Opere come queste non meritano assolutamente di essere relegate ai festival: sarebbe bello uscissero al cinema, anche solo pochi giorni, e che tutti potessero vederle.

"Nessuno siamo perfetti... ognuno c'abbiamo i suoi difetti" dice Tiziano Sclavi alla fine del film, citando il quasi omonimo album d'esordio di Andrea Mingardi. Questo film di difetti credo ne abbia ben pochi, anzi è stato per me una piacevolissima sorpresa, senza dubbio uno tra i migliori visti al 32° Torino Film Festival e superiore a molti dei film in concorso. Scoprirmi senza nessuna vergogna di non essere l'unico in sala a fine visione con gli occhi lucidi, credo sia la riprova che è un'opera che centra in pieno il suo obiettivo, arrivando profondamente al cuore di tutti.

 

Per chi volesse approfondire: trailer, presentazioni coi registi e conferenza stampa dei due film.

 

 

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