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24° COURMAYEUR NOIR INFESTIVAL: CINQUE GIORNI ALL'INSEGNA DEL BRIVIDO AD ALTA QUOTA.
di alan smithee ultimo aggiornamento
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locandina

White God - Sinfonia per Hagen (2014): locandina

 

In questo mio secondo anno di festival (in realtà li frequento da molto tempo, ma mai come in questi due anni con una tale assiduità), potevo solo superarmi rispetto al primo coronando il sogno di far mio pure questo delizioso accattivante appuntamento col noir nel cuore delle Alpi: il 24esimo Noir Film InFestival di Courmayeur.

La catena del Monte Bianco vista da Courmayeur, a pochi passi dal Palanoir che ospita la manifestazione.

 

Una location davvero prestigiosa che mi accoglie che è ormai sera qui alla sua penultima delle cinque giornate dedicate al cinema thriller in tutte le sue sfumature.

L'hotel situato a pochi passi dal Piazzale Monte Bianco, dove le luci avveniristiche del piccolo ma accogliente Palanoir cercano (e riescono) a richiamare l'attenzione distogliendo l'occhio, almeno per qualche istante, da quel gigante bianco e maestoso che li, proprio da quella piazza ora semideserta, sembra stia lentamente franando a valle, creando un effetto ottico imponente e da vertigine.

Sette opere in Concorso, cui si alternano cortometraggi e la presentazione di serial tv come Fargo, che purtroppo ho mancato questo pomeriggio del mio giorno di arrivo al festival, a manifestazione già ampiamente iniziata, riuscendo a ridurre le tre ore e mezza che, a prova di navigatore satellitare, separano questa celebre stazione sciistica dal mare del mio Ponente Ligure, in circa tre ore, comunque sufficienti a non farmi arrivare in tempo. Pazienza.

Guido Manuli, omaggiato in sala per il manifesto da lui dedicato alla manifestazione.

Lamberto Bava intervistato da Mario Sesti prima della proiezione di "6 donne per l'assassino" in versione restaurata per il 50esimo anniversario

L'ingresso al Palanoir

Ma ancora, soprattutto la mattina, dibattiti, conferenze, presentazione di libri (Paura di Dario Argento, ma anche quel “Solo per noi vampiri” di Lamberto Bava al suo primo romanzo, intervenuto proprio questa sera in occasione della presentazione di "6 donne per l'assassino" in una smagliante coloratissima versione restaurata. E poi l'incontro con Carlo Lucarelli, e persino un torneo di tennis chiamato “doppio giallo”, in cui ogni pomeriggio o mattina appassionati di questo sport, star del cinema e assi della racchetta si sfidano in un doppio con abbinamenti a sorpresa, come si conviene quando si parla di thriller.

Palanoir in esterni

 

Dei sette film in concorso quattro sono riuscito a vederli, qui o altrove, dove mi porta il fiuto cinefilo che mi rende un nomade sempre alla ricerca di emozioni.

locandina

Calvario (2013): locandina

Il primo di cui vi parlo si intitola CALVARIO, coproduzione anglo-irlandese di grande impatto emotivo con un incipit davvero drammatico e forte: “Padre deve sapere che dall'età di sette anni ho iniziato a provare il gusto dello sperma, a seguito delle violenze ripetute per sette anni con cadenza quasi giornaliera da parte del prete dell'orfanotrofio in cui vivevo. Ora lui è morto e non posso vendicarmi su di lui, ma ho deciso di sfogare la mia rabbia su di lei: tra sette giorni, domenica prossima, sulla spiaggia dove lei si reca abitudinariamente, si farà trovare e io la ucciderò”.

Questa la scioccante pseudo-confessione di uno sconosciuto a padre James Lavelle, prete da anni in seguito alla morte della moglie, con una figlia problematica che vive a Londra, parroco di una piccola comunità di pescatori. Da quel momento inizia la via crucis dell'uomo, che informa i superiori, senza peraltro ottenerne grandi sollievi o rassicurazioni. E nell'angoscia dell'attesa, la figlia torna a trovarlo, coinvolgendolo nei suoi problemi e nelle insicurezze che la rendono così fragile; inoltre il comportamento di alcuni membri della comunità diventa bizzarro e contraddittorio; qualcuno arriverà pure ad appiccare il fuoco alla sua chiesa, un fedele ricchissimo ed annoiato si offrirà di ricostruirla, forse per espiare una grave colpa (avrà appiccato lui il fuoco per godere dell'onore di ricostruirla?), e il giorno dell'espiazione non tarderà a presentarsi, inesorabile e freddo, determinato come la volontà deviata di quell'assassino dichiarato e perduto per sempre.

Brendan Gleeson, Chris O'Dowd

Calvario (2013): Brendan Gleeson, Chris O'Dowd

Calvary è sostenuto da immagini della natura irlandese, mari e vallate, di ampio respiro e di grande presa scenica. La presenza di un mostro della recitazione come Brendan Gleeson rende la magia di quella ambientazione davvero pregna di pathos. Purtroppo il film, dopo un avvio esemplare, si risolve un po' troppo a raccontarci il malessere e le perversioni di una popolazione che sembra rivoltarsi alla quieta ordinarietà del vivere in un luogo sontuoso dal punto di vista scenico, ma isolato e vuoto di possibilità per realizzarsi.

Il finale secco e per niente consolatorio tuttavia ci riporta nei più appropriatI sentieri del noir più cupo e disperato che piace a noi.

VOTO ***1/2

Antonia Liskova

In the Box (2014): Antonia Liskova

IN THE BOX è un piccolissimo film italiano con ambizioni internazionali che ricorda certi esperimenti riusciti ma isolati avvenuti in passato: penso a Mamba di Mario Orfini con Trudy Styler, piccolo thriller con mono-ambientazione e minaccia letale: Un film, su aperta ammissione del regista Giacomo Lesina, presente in sala assieme ad Antonia Liskova, completamente nelle mani dell'attore (attrice in questo caso) che vi compare in ogni inquadratura da inizio alla fine.

 

Antonia Liskova ed il regista Giacomo Lesina in sala

 

 Una donna di risveglia legata e bendata all'interno di una macchina cinta da inferriate minacciose; sotto shock, riesce in qualche modo a liberarsi, per scoprire di trovarsi chiusa in un garage mentre del monossido di carbonio, che fuoriesce indipendentemente dal fatto che la donna riesca a spegnere il motore dell'auto, sta azzerando le riserve di ossigeno.

Un folle la tiene prigioniera là dentro, mentre alcuni aspetti del passato della donna vengono lentamente alla luce: un traffico di cocaina, una fuga col malloppo, un maniaco che sembra nulla aver a che fare con quella storia, che subissa la donna di telefonate elargendo consigli e indovinelli per indurla a salvarsi.

 

Antonia Liskova

In the Box (2014): Antonia Liskova

 

Diretto con sapiente dosaggio di suspence e indizi che tengano viva l'attenzione dello spettatore, ormai generalmente smaliziato e pronto a tutto, "In the box" è un valido esempio che dimostra che con pochi soldi e un po' di talento si riesce a tirar fuori un prodotto, opportunamente recitato in inglese, facilmente esportabile ovunque. Antona Liskova, personaggio fino ad ora prettamente televisivo, si dimostra efficacemente espressiva e possiede una buona carica che le consente di reggere le sorti di tutto il piccolo interessante thriller.

VOTO ***

 

Ancora forte del premio principale al Certain Regard del Festival di Cannes 2014, arriva a Courmayeyr in concorso questo WHITE GOD, film ungherese di Kornel Mundruczo, storia di un cane, anzi di un branco di cani, ed occasione per poterci far affermare che, dopo tutti i film anche famosissimi sull'amico a quattro zampe imprescindibile per l'uomo, mai avevamo visto un film che li filmasse così efficacemente, singolarmente o in branco, con riprese ad altezza cane, inquadrature davvero sorprendenti che vanno più lontano di una storia che nasce come una favola e finisce per sfociare nei territori vicini all'horror, e dunque pertinente con i contenuti di questo festival.

 

scena

White God - Sinfonia per Hagen (2014): scena

 

 

Hagen è uno splendido meticcio che allieta le giornate di una ragazzina dodicenne di nome Lili con genitori separati ed in rapporti tesi. Da quando una legge folle in Ungheria fa si che ai possessori di cani non di razza sia imposta una sovratassa, si verifica l'abbandono sconsiderato ed in massa di cani, che iniziano a brancolare raminghi per la città, affamati e in preda al panico.

Pure per Lili, che va a vivere col padre per tre mesi, la presenza del cane risulterà osteggiata da tutti. Abbandonato a forza nonostante le ribellioni della ragazza, su decisione del padre dispotico della ragazza, per il cane inizierà un'odissea tragica e scioccante tra fughe da accalappiacani sadici, o lotte clandestine sotto l'allenamento criminale e dopante da parte di un fanatico senza scrupoli. Ma Hagen, da buono e pacioso, saprà maturare il sentimento di vendetta proporzionato alle violenze subite, ed aiutato da un'intelligenza fuori del comune, sarà il cane di punta di una rivolta apocalittica e senza precedenti del branco, che riuscirà a mettere in tilt l'intera città, costringendola al coprifuoco e alla ritirata.

Zsófia Psotta

White God - Sinfonia per Hagen (2014): Zsófia Psotta

Aperto da una apocalittica sequenza cittadina in cui la ragazzina viene inseguita da un'orda di cani in corsa, (una delle immagini più famose e simbolo dell'ultimo Festival di Cannes) "White god" non verrà ricordato forse per la storia anche un pò scontata, seppur di presa forte sul pubblico, ma piuttosto per l'espressività che l'abile regista riesce ad acciuffare nei volti sfaccettati di questi cani, tutti belli fuori o dentro. Hagen, per l'occasione interpretato da due esemplari magnifici pressoché identici, ha una espressività di movimento e facciale da attore consumato che strabilia. Il film piacerà molto nonostante le scene indubbiamente toccanti e forti che evocano senza enfasi, ma senza nemmeno nascondere nulla, episodi inaccettabili e criminosi di violenza su questo fedele e leale (lui si!) amico dell'uomo, molto spesso tradito o non adeguatamente contraccambiato.

VOTO ***1/2

 

Mario Bava torna a incantarci a mezzanotte con la proiezione del suo celebre e riuscito thriller-horror 6 DONNE PER L'ASSASSINO, pertinentemente inserito in programma per festeggiare i 50 anni dal suo concepimento, qui in una copia perfettamente ristrutturata da un lavoro certosino che ha recuperato lo sfavillio allucinato e quasi insensato di colori che il celebre regista ha voluto spargere sulla pellicola per attribuirle ancor di più quel tocco sadico ed allucinato, sopra le righe e malizioso che lo rendono un thriller anticipatore ed innovativo.

Sei Donne Per L'assassino

Il mondo dell'alta moda fornisce a Bava lo spunto per tirar fuori gli intrighi ed i veleni che si annidano in un microcosmo regolato dall'arrivismo e dalla voglia di emergere che già a quei tempi costituivano lo strumento per farsi strada e garantirsi la strada per il successo.

Attori poco o per nulla noti (a parte Eva Bartok), spesso neppure capaci a recitare, permettono comunque a Bava d realizzare un thriller furente su un serial killer senza scrupoli che uccide una ad una le donne che ostacolano il proprio folle piano, alla ricerca di un diario che potrebbe smascherarlo. La polizia brancola nel buio, nelle indagini un po' fiacche di un commissario inadeguato nel suo mestiere e inespressivo come pochi dal punto di vista della resa attoriale.

Ma non importa, come non importa che la trama non brilli certo per coerenza e linearità. Sono le scenografie, le vedute d'insieme, la costruzione dei dettagli di un mondo della moda già corrotto agli albori del suo sviluppo, l'uso smodato ed eccentrco del colore, a renderlo un esempio cardine di molto cinema di genere italiano e non, che seguirà a partire da quegli anni, influenzando autori e facendo maturare stili di regia.

VOTO ****

A domani per la serata finale.

 

 

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